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Ha agganciato il guinzaglio del cane alla portiera dell’auto, ha messo in moto e ha iniziato a trascinarlo per chilometri. Succede a Brugine, in provincia di Padova, autore dell’ennesimo, aberrante episodio di maltrattamento un 68enne del posto che si è giustificato sostenendo che il cane, un Husky, «non voleva camminare».
A notare la scena sono stati un ciclista e un automobilista che, vedendo il cane arrancare di fianco all’auto, sono immediatamente intervenuti costringendo il 68enne a fermarsi e poi hanno – molto correttamente – chiamato il 112. Sul posto è quindi arrivata una pattuglia dei carabinieri per gli accertamenti.
Il cane, ferito e traumatizzato ma fortunatamente non in pericolo di vita, è stato affidato alle cure del veterinario del canile di Selvazzano Dentro, mentre l’automobilista è stato portato in caserma e denunciato per maltrattamenti di animali. In arrivo per lui anche una sanzione da diverse migliaia di euro, provvedimenti che per le associazioni e gli attivisti per i diritti animali, però, non sono sufficienti.
A oggi, nonostante l’inserimento della tutela degli animali nella Costituzione italiana, il codice penale punisce chi maltratta gli animali principalmente attraverso due articoli: 544 bis e ter, che specificano «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni» e «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro», pena aumentata della metà se dalla condotta deriva la morte dell’animale.
Pene che per le associazioni sono ancora troppo lievi, e che andrebbero inasprite sia per dare un forte segnale sia per fungere da deterrente verso crimini ancora purtroppo troppo diffusi o in grado di passare sotto traccia.