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7 Gennaio 2021
17:17

Nel mondo di Agitu è rimasto l’amore: crowdfunding per le capre mochene

Zebenay Jabe Daka, amico e connazionale della donna assassinata lo scorso 29 dicembre, ha creato un progetto di raccolta fondi per rispettare i sogni della giovane imprenditrice. In Valle dei Mocheni nel frattempo Beatrice, una collega di Agitu, ha adottato le capre e le porta a vivere insieme al suo gregge.

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La tragica scomparsa di Agitu Idea Gudeta, assassinata brutalmente lo scorso 29 dicembre, ha lasciato un vuoto da colmare non solo per le persone che la circondavano ma anche per le sue capre, compagne di una vita costruita con sudore sulle montagne del Trentino. In questo vuoto, però, alcune persone stanno compiendo gesti meravigliosi per lei e per il suo mondo, con la speranza che il sogno di Agitu e le “capre felici” non scompaia per sempre, ma continui ad andare avanti.

Zebenay Jabe Daka, rappresentante legale della Onlus “amici dell’Etiopia” ha organizzato una raccolta fondi per fare in modo che le terre e gli animali dell’Azienda agricola “La capra felice” di proprietà della donna possano continuare a pascolare nella valle. E poi c’è la storia di Beatrice Zott, una giovane pastora che ha deciso di accogliere nel suo gregge le capre rimaste orfane e aiutare le femmine gravide nel momento del parto. La sua storia personale è raccontata anche in un cortometraggio girato da Marco Loss la scorsa estate (video a seguire), in cui la ragazza spiega cosa spinge a percorrere questa strada e dimostra che Agitu non era sola, ma circondata dall’amore di tante persone che, credevano nei suoi stessi valori.

Zebenay, amico di Agitu e creatore della raccolta fondi

A pochi giorni dalla morte di Agitu Idea Gudeta, sulla piattaforma Gofundme è comparsa una raccolta fondi con l’obiettivo di portare avanti il suo progetto e prendersi cura dei suoi animali. Zebenay Jabe Daka, rappresentante legale della Onlus “Amici dell’Etiopia” e amico di Agitu racconta cosa sta succedendo in queste ore, a seguito dell’iniziativa, lanciata da lui. «In questo momento, grazie alla comunità trentina, ma anche a fondi arrivati da tutta Italia e da tutto il mondo, stiamo riuscendo a raggiungere una somma che non avremmo mai immaginato. Agitu non era solo trentina o solo etiope: era cittadina del mondo e questo si vede nell’amore che sta ricevendo dai benefattori che hanno deciso di prendere parte alla raccolta fondi».

«Inizialmente avevamo messo un tetto di 20 mila euro. Cifra che però è stata raggiunta in poche ore. Da quando abbiamo capito che molte persone credevano nel progetto, abbiamo deciso di aumentare la somma fino a 100 mila euro. In questo modo raggiungeremo il triplice obiettivo di onorare e portare rispetto al valore di Agitu, contribuire al trasporto della salma in Etiopia, come da volere dei familiari, e trovare le modalità più adatte per mandare avanti i suoi progetti e proteggere i suoi animali». Per fare in modo che i fondi ricevuti vengano gestiti in maniera trasparente, l’associazione ha deciso di creare un comitato etico, al quale parteciperanno anche i familiari di Agitu in video conferenza, con l’obiettivo di destinare il ricavato a ciò che avrebbe desiderato la donna.

Il destino delle capre di Agitu, la scelta di Beatrice

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Screenshot dal documentario "Viva" di Marco Loss

«Agitu era da sempre molto legata agli animali – continua Zebenay – questo amore lo ha imparato dalle tradizioni di sua nonna, la persona che le ha insegnato il mestiere. L’ultima volta che ci siamo sentiti, qualche settimana fa, mi ha parlato di quanto fosse felice di vivere in mezzo al verde e di poter portare avanti un progetto che racchiudeva un così profondo valore morale come quello de “La capra felice”».

Uno dei maggiori timori degli amici della donna, infatti, è stato subito rivolto al destino degli animali: «Sono stati visitati da un veterinario dell’Azienda sanitaria locale che, prima di prendere decisioni, ha dovuto verificare lo stato di salute di ognuno di loro. Erano tutti sanissimi – racconta Zebenay – e non poteva essere altrimenti. L’amore di Agitu per gli animali era infinito e sono state trovate in ottime condizioni anche le galline, di cui si è parlato poco». Il gregge però, si avvicina a un momento delicato: tra dieci giorni sarà il momento del parto per dieci delle sue capre. «Proprio per questo motivo – spiega l’amico della donna – abbiamo preso accordi con un veterinario di Trento, il quale supervisionerà il parto e seguirà i primi passi degli agnellini»

Ma non sarà il solo ad occuparsi delle “capre felici” di Agitu, racconta Zebenay «In queste ore abbiamo ricevuto un’ottima notizia dal sindaco di Frassilongo, dove ha sede l’azienda agricola: Beatrice Zott, una cara amica e collega di Agitu, ha deciso di adottare le capre e prendersi cura di loro fin dal momento del parto». Beatrice è una ragazza di diciannove anni, nata a Pergine, a pochi chilometri dall’azienda agricola di Agitu e, proprio qualche mese prima della morte dell’amica è stata protagonista di un breve documentario sulla vita della pastora, una scelta maturata grazie all’amore per gli animali. Come sostiene nel cortometraggio girato da Marco Loss, infatti «(…)nei rapporti umani, che sia di conoscenza, amicizia o amore, qualcuno riceverà sempre di meno, e dunque qualcuno riceverà sempre di più. Con gli animali, invece, ricevi e dai allo stesso livello».

Beatrice non ama essere al centro dell'attenzione e i riflettori che si sono accesi su di lei a causa di una notizia che ha scatenato l'interesse dei giornali è decisamente lontano dal suo modo di vivere. La scelta di vita, chiarissima ascoltando le sue parole proprio nel documentario, è quella di curare le capre e il legame con Agitu era sempre stato basato proprio sulla condivisione di una visione della vita in stretto contatto con la natura e gli animali.

Credits: Marco Loss – Satisfeye

A una settimana dalla morte di Agitu, così, gli animali si trovano in condizione di perfetta salute e hanno già trovato una nuova casa, insieme a un’altra donna che ha scelto di dedicare la sua vita al duro lavoro dell’allevamento con dedizione e passione, nel rispetto del volere della sua collega pastora. Agitu non era sola in Trentino: era circondata da persone che, come lei, vivono ancora nella speranza che le capre possano continuare ad essere felici. «L’effetto più forte di questo momento è la dimostrazione di amore che sta ricevendo Agitu anche dopo la sua morte – conclude Zebenay – e noi non chiuderemo la porta in faccia all’amore che le viene donato da tutto il mondo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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