L’arte che dà voce a chi non ne ha: il quadro di Orma il Viandante per Kodami

Lo street-artist Emanuele Mannisi, in arte Orma il Viandante, ci racconta la sua storia e i punti fermi della sua poetica partendo dal quadro realizzato per il set di Casa Kodami.

14 Novembre 2023
10:17
Intervista a Orma Il Viandante
Artista
quadro orma
Il quadro realizzato da Orma per Kodami

«Quello che cerco di trasmettere in tutte le mie opere è un orizzonte possibile per la coesistenza tra tutte le specie che vivono sulla Terra. Leggendo il manifesto di Kodami ho trovato quelli che sono anche i miei principi». Così lo street-artist Emanuele Mannisi, in arte Orma il Viandante, racconta la sua storia artistica e i punti fermi del suo mondo visionario partendo proprio dal quadro realizzato per il set di Casa Kodami.

Gli animali sono i protagonisti dei tuoi murales e dipinti, e non potevano mancare anche nel quadro che hai realizzato per il set della nostra redazione. Qual è stata la tua ispirazione?

Sono partito ragionando su quello che per me è il simbolo per eccellenza della coesistenza tra uomo e natura, cioè il legame con il cane. Al centro della scena c'è un ragazzino con il suo fedele amico, un meticcio con qualche elemento che ricorda il Pastore Tedesco. È stata una scelta non casuale e condivisa con la direttrice Diana Letizia, dato che anche io penso che i cani non dovrebbero mai essere acquistati ma adottati. Dal rapporto tra questi due protagonisti e attraverso il contatto tra mano e zampa sboccia un mondo. Ho inteso questo gesto come un invito ad affrontare il presente insieme, camminiamo fianco a fianco.

Immagine
Dettaglio del quadro di Orma per Kodami

Da questo contatto nasce, anzi, esplode, un universo animale e anche vegetale.

Sì, c’è una pianta fantastica che con i suoi colori, dalle radici alla chioma, rappresenta tutte le stagioni. Gli animali presenti sono stati scelti perché portatori di una serie di significati. Ognuno simboleggia i diversi regni animali e quindi ci sono una balena, una raganella, un gatto, una poiana e un orso. Sono particolarmente legato a questo animale perché quando è stato inserito nella composizione ancora non si erano verificati i tanti casi di cronaca del Trentino e dell'Abruzzo. È una spia di quanto il delicato equilibrio di ecosistemi si stia frantumando giorno dopo giorno, ma anche di come il quadro sia in realtà vivo e di come continuerà ad alimentarsi di nuovi significati grazie al lavoro della vostra redazione.

Protagonista della scena insieme al cane c'è un bambino. Perché per la nostra specie hai scelto "un cucciolo"?

Nei miei lavori solitamente quando raffiguro esseri umani prediligo spesso i più piccoli, forse perché ho fatto l'educatore per 15 anni. Loro saranno gli adulti di domani, quindi nei giovani si ripongono le speranze di noi che siamo grandi nel presente, ma dimentichiamo troppo spesso che i fallimenti del mondo degli adulti si ripercuotono sui bambini. E questo è ancora più vero quando pensiamo a come trattiamo l'ambiente e gli animali.

Nel quadro c’è anche un vascello, un elemento che caratterizza tanti tuoi lavori. Perché hai scelto di raccontarti proprio attraverso la metafora della pirateria? 

Prima che un artista mi considero un cantastorie. Mi piace raccontare ciò che sento, che vivo, e mi lascio ispirare dalle storie che sento tutti i giorni. Da questa esigenza nasce la mia poetica del viaggio in mare, e quindi di una ciurma.

La ciurma è un gruppo eterogeneo, ognuno con le proprie potenzialità e con il proprio superpotere. La simbologia dell'animale mi permette di cogliere e sintetizzare dei tratti fisici o caratteriali delle persone che desidero raccontare.

Ogni elemento ha un compito, e la nave si muove grazie al lavoro di tutti. È un concetto di cooperazione che si estende dal mio particolare al generale: siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo iniziare a viaggiare insieme e uniti, altrimenti questo mondo è destinato a crollare.

Hai iniziato con la street art quando questa forma espressiva era considerata un crimine e non arte. Non credi che si stia perdendo il senso dell'arte urbana?

Oggi ho 40 anni, ma quando ho iniziato ne avevo 13 e i graffiti erano un fenomeno di nicchia. Ora molti hanno capito che si tratta di arte a tutti gli effetti, e meno male. Ma ricordiamo che la street art non nasce per essere esposta in una galleria, ma a beneficio della comunità, per cercare di arricchire uno spazio attraverso i colori, realizzando una riqualificazione urbana. Purtroppo però sempre più di frequente vedo che la street art viene usata come una mossa pubblicitaria.

E qual è l'antidoto a questa deriva?

Quando si accetta un progetto di tipo commerciale non mai bisogna dimenticare che questa è un'arte nata per dare voce a chi voce non ne ha. Anche nella scelta di questi progetti bisogna mantenere una coerenza con i propri temi e la propria poetica. Spesso mi sono arrivate offerte da parte di gruppi lontani dai miei valori. Davanti a queste situazioni bisogna avere l'umiltà di fermarsi e accettare solo ciò che ci rappresenta davvero.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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