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8 Aprile 2023
18:00

L’anemone di mare stellato apprende: lo studio che dimostra le capacità senzienti degli “amici” di Nemo

L'anemone di mare stellato, un'animale caratterizzato dall'assenza di un sistema nervoso centrale, è capace di associare a stimoli neutri un valore legato al tipo di esperienza vissuta, una capacità definita come apprendimento associativo.

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Un gruppo di animali molto interessante da investigare dal punto di vista comportamentale per la loro peculiare organizzazione del sistema nervoso caratterizzata dall'assenza di un sistema nervoso centrale sono gli Cnidari, animali invertebrati che comprendono ad esempio le varie specie di coralli, meduse e anemoni. Proprio per questa loro caratteristica neuronale, molti studiosi hanno spesso messo in dubbio la presenza di alcune capacità in questi animali, come ad esempio l'apprendimento associativo.

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Pnas, un gruppo di ricercatori – cercando di smentire o confermare quest'ipotesi – ha studiato il comportamento e l'apprendimento dell’anemone di mare stellato (Nematostella vectensis), per intenderci una specie facente parte di quel gruppo di animali che formano le casette dei pesci pagliaccio come Nemo nell’omonimo film.

Quello che i ricercatori si sono chiesti è se questi animali riuscissero a manifestare forme di apprendimento associativo, il comportamento descritto dalla storia del campanello di Pavlov per i cani, che per questi ultimi è alla base di svariate forme di apprendimento.

Questa capacità infatti consiste nell’associare a stimoli ambientali inizialmente neutri, come possono essere degli oggetti o degli stimoli di altra natura, una valenza positiva o negativa a seguito del tipo di esperienze che gli animali hanno vissuto in presenza di questi stimoli. Una capacità che permette agli animali di imparare e ricordare ad esempio a cosa si possono associare eventi positivi come la presenza di cibo, o eventi negativi come la presenza di pericoli, in modo tale da aggiustare in maniera proficua il loro comportamento nel momento in cui incontrano nuovamente questi stimoli.

Nel corso dell’esperimento, i ricercatori hanno sfruttato sia la capacità di questi animali di percepire e rispondere a stimoli luminosi, sia la loro capacità di percepire degli shock elettrici (di natura blanda, appena sopra la soglia considerata come minima per permettere la percezione degli stessi) per capire se a seguito della somministrazione di questi ultimi, gli anemoni fossero in grado di associare l’evento spiacevole dato dalla scossa ad uno stimolo di per sé neutro come la luce.

Quello che si è visto è che nel momento in cui i ricercatori tornavano a ripresentare loro gli stimoli luminosi in assenza degli shock elettrici, nel 72% dei casi gli anemoni ritiravano i loro tentacoli mostrando in questo modo di ricordarsi come alla luce fosse associata l’arrivo della scossa, dimostrando come l’apprendimento avesse avuto successo.

La scoperta della presenza di questa capacità d’apprendimento associativo in un gruppo di animali dov’è assente una forma di sistema nervoso centralizzato mente in dubbio l’idea che attribuiva la sua presenza solo nei gruppi animali dove fosse presente quest’organizzazione neurale. Le strutture neuronali e biologiche necessarie e determinanti a far emergere ed evolvere questa capacità negli animali risiedono molto probabilmente altrove nella biologia degli animali (ad esempio nel tipo e organizzazione delle strutture nervose presenti) e non tanto nel concetto di un “cervello centralizzato”,  un’idea forse caratterizzata da un certo grado di antropomorfismo e antropocentrismo.

Inoltre, questo riscontro ci permette di capire come i meccanismi neuronali e biologici che permettono l’emergenza dell’apprendimento associativo fra cnidari, invertebrati e vertebrati possano dunque essere condivisi da una storia evolutiva in comune ed essersi evoluti sin dalla separazione di questi gruppi animali avvenuta centinaia di milioni di anni fa, oppure potrebbero essersi evoluti in maniera convergente a partire da substrati genetici e biologici in comune.

Infine, scoprire che gli anemoni associano un valore positivo e negativo a stimoli neutri in base al tipo di esperienza vissuta, può dimostrare anche come in questi animali si sia evoluto un certo grado di senzienza e dunque della capacità di provare un'esperienza soggettiva caratterizzata dalla presenza di emozioni (negative e positive come il piacere o il dolore), così come viene comunque ipotizzato nelle specie di vertebrati e invertebrati dove queste capacità comportamentali sono state dimostrate.

Sono un biologo naturalista di formazione, attualmente studente magistrale presso L'università di Pisa. Comprendere i meccanismi che muovono il comportamento degli animali e le ragioni che ne hanno permesso la loro evoluzione sono le domande principali che muovono la mia ricerca e la mia passione per l'etologia. Rispondendo ad esse, tento di ricostruire sia il filo conduttore che accomuna l'etologia di ogni specie animale, sia le differenze che distanziano ogni ramo evolutivo dall'altro.
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