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15 Luglio 2022
8:51

La zecca gigante tropicale avvistata in provincia di Lecco

La Hyalomma marginatum, meglio nota come zecca gigante tropicale, è stata segnalata in provincia di Lecco. Fino a dieci volte più grande della zecca nostrana, può trasmettere malattie anche pericolose per l'uomo.

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Si chiama Hyalomma marginatum, ma questo è solo il suo nome scientifico, perché comunemente è più conosciuta come zecca gigante tropicale. Ed è proprio questo insetto ad essere stato segnalato nella provincia di Lecco, sul Lago di Como.

L'avvistamento arriva dalla vicina Svizzera, dove da tempo hanno inserito questo animale tra i pericoli da cui difendersi nel futuro prossimo. Molto diffusa in Africa e nell’Europa Meridionale, talvolta era stata segnalata anche in Italia, ma finora mai oltre la Pianura Padana.

Ma con il caldo che continua ad aumentare, adesso anche le aree Prealpine e le Alpi rischiano di diventare un habitat più che accettabile per questo insetto che viaggia spesso tra le piume degli uccelli migratori. Trasformandolo, come ipotizzano gli esperti in Svizzera, in una specie endemica.

La preoccupazione c'è, perché la zecca gigante tropicale caratterizzata dalle sei zampette a strisce di colore metà marrone scuro e metà marrone chiaro, a differenza di quella nostrana, la Ixodes ricinus, che sta già creando grossi problemi quest’estate per la sua presenza molto invasiva, è 10 volte più grande. Una volta gonfia di sangue raggiunge addirittura i due centimetri.

Tra le sue vittime, che riesce a percepire anche a 100 metri di distanza grazie alle vibrazioni del terreno oppure all’anidride carbonica emessa attraverso il respiro, ci sono i mammiferi, in particolare i cavalli, e anche gli uccelli.

Il suo morso può provocare diversi problemi, trasmettendo malattie anche molto gravi dall’animale all’uomo. È in grado, infatti, di raccogliere e trasmettere agenti patogeni, come il “virus del Nilo occidentale”. Ma non solo: in Germania ha infettato una persona con la febbre maculata e in Iraq, alcuni mesi fa, ha infettato delle mucche con il virus della febbre Crimea-Congo.

In Svizzera, i primi accorgimenti contro la zecca tropicale gigante sono già stati messi in atto. Inoltre, stanno lavorando a un’applicazione in grado di consentire agli escursionisti e agli agricoltori di segnalare la presenza del parassita. Applicazione che sarebbe molto utile anche per segnalare la presenza dell’Hyalomma marginatum sul Lario.

Le zecche più diffuse in Italia, quelle a cui prestare particolare attenzione sono due: la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus) e la zecca dei boschi (Ixodes ricinus). Come gli acari, appartengono alla classe degli Aracnidi e sono dei parassiti ematofagi obbligati, cioè devono succhiare sangue per vivere e riprodursi e possono trasmettere alle persone agenti patogeni responsabili di diverse malattie.

Tra queste la rickettsiosi o febbre bottonosa del Mediterraneo, l’encefalite virale da zecche, o TBE, Tick Borne Encephalitis, la borreliosi di Lyme e la febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF). Si tratta di zoonosi, cioè di malattie che sono veicolate dal morso o dalla puntura della zecca.

Per quanto riguarda l’encefalite da zecca (TBE), è disponibile il vaccino: qualora, infatti, si viva o si facciano attività all’aperto in zone a rischio, è indicato rivolgersi al proprio medico per valutarne la somministrazione.

I cambiamenti climatici impattano molto sulla diffusione sia delle zecche che quindi di queste malattie. Questo perché la diffusione delle malattie trasmesse da vettori, dipende dall’interazione di tre principali attori: l’agente patogeno, il vettore, in questo caso la zecca, e gli animali su cui il vettore si nutre e/o che fungono da serbatoio dell’agente patogeno.

È risaputo, però, che gli equilibri tra le diverse specie animali e tra queste e i vettori, dipendono fortemente dai loro habitat naturali e che, questi ultimi, sono molto sensibili ai cambiamenti climatici. Pertanto, fenomeni come le temperature che si alzano o la maggiore piovosità, sono in grado di influire sulla distribuzione geografica, sulla sopravvivenza e sul periodo di attività delle zecche.

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Simona Sirianni
Giornalista
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