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8 Settembre 2021
14:00

La tartaruga caretta (Caretta caretta)

La tartaruga comune o tartaruga caretta è un rettile marino diffuso in molti mari del mondo, compreso il Mediterraneo. È una specie a rischio che ha subito un forte calo delle popolazioni negli ultimi anni, ma grazie a numerosi progetti di conservazione sta ritornando a nidificare lungo le coste sabbiose, comprese quelle italiane.

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La tartaruga caretta, anche detta tartaruga comune (Caretta caretta), è un rettile carnivoro di grandi dimensioni della famiglia dei chelonidi, che vive nei mari tropicali, subtropicali e nel Mediterraneo. Il nome "caretta" ha origini incerte, ma potrebbe derivare da una traduzione del termine utilizzato nelle ex colonie francesi in Africa karet, che significa "guscio".

Come è fatta la tartaruga caretta

La tartaruga caretta alla nascita è lunga più o meno 5 centimetri ma da adulta può arrivare a raggiungere addirittura 15o centimetri di lunghezza e 150 – 160 chilogrammi di peso. Gli arti sono grandi e lungi, rispetto ad altre specie di tartaruga. Questo rettile è dotato inoltre di due potenti unghie che, con l'età, si riducono ad una sola. Il corpo è allungato e protetto da un carapace di colore rosso tendente al marrone, formato da 5 coppie di placche cornee con striature scure, una macchia gialla e spesso anche due macchie dalla forma variabile di colore arancione più o meno tenue.

Il dimorfismo sessuale è evidente, grazie a due fattori che permettono di riconoscere i maschi dalle femmine con semplicità: in primo luogo i maschi adulti sono dotati di una lunga coda e, inoltre, le unghie anteriori sono più sviluppate di quelle delle femmine.

Habitat e distribuzione

Secondo quanto riportato dalla IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), la tartaruga caretta è distribuita nelle acque temperate e tropicali degli Oceani Atlantico, Pacifico e Indiano. Inoltre è la specie di tartaruga marina più numerosa all'interno del Mediterraneo, con particolare densità in Grecia, Turchia, Libia e Cipro, luoghi scelti soprattutto per la riproduzione, mentre per quanto riguarda le zone di alimentazione, le acque favorite sono sono quelle che si trovano sulla costa tunisina, il mar Adriatico, lo Ionio e l'area tra le isole Baleari.

Siti di nidificazione

Sulle coste italiane, il più importante luogo di nidificazione è la costa ionica della Calabria meridionale, ma alcuni siti minori si trovano nelle isole Pelagie e in Sicilia meridionale. Particolarmente importanti per i primi anni di vita delle tartarughe sono anche l'Adriatico meridionale e lo Ionio. La specie frequenta comunque anche tutte le altre aree marine italiane sebbene con minor abbondanza.

Nell'agosto 2021 sono state osservate inoltre per la prima volta sul litorale laziale. I nidi individuati dalla rete di monitoraggio nazionale TartaLazio, in questo caso sono risultati 8, tutti situati tra Ostia e Terracina.

Una campagna mirata di ricerche, promossa dal Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria lungo la costa ionica della regione, ha portato alla scoperta, nel settore ionico reggino compreso tra Capo Bruzzano e Melito di Porto Salvo, di un tratto costiero in cui avviene regolarmente la riproduzione, riconosciuto ora come principale area riproduttiva italiana (da 15 a 20 nidi/anno, ovvero circa il 60% dei nidi che annualmente vengono deposti in Italia).

Alimentazione

Caretta caretta è carnivora e saprofaga (ovvero ha un regime alimentare animale basato su materia organica animale o vegetale in avanzato stato di decomposizione). Si tratta di una specie dall'alimentazione estremamente opportunista che cambia nel corso della vita. Non avendo, inizialmente, grandi capacità di immersione, si accontenta di ciò che trova in superficie, ma poi tenderà a nutrirsi anche in profondità, soprattutto di organismi bentonici, ovvero che vivono a stretto contatto con il fondale marino o addirittura fissati al substrato solido.

Le tartarughe caretta si nutrono inoltre di alcuni tipi di meduse e altri organismi dalla consistenza gelatinosa che formano colonie anche molto numerose. Anche i cavallucci marini, i pesci ago, gamberetti, granchi e altre specie che popolano le foreste di Posidonia, possono infine cadere vittima di questo rettile carnivoro.

Riproduzione

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Nel Mar Mediterraneo il periodo della deposizione delle uova si colloca tra fine maggio ed agosto e proprio in questo periodo le tartarughe si avviano verso le spiagge di deposizione dove faranno dai 3 ai 4 nidi a stagione. Le femmine di tartaruga sono le uniche a toccare terra per nidificare circa ogni 2 o 3 anni, mentre i maschi, una volta nati non torneranno più sulla spiaggia.

Generalmente depongono 100-150 uova della dimensione di una pallina da ping pong e le seppelliscono accuratamente sotto la sabbia della spiaggia di nidificazione. Dopo circa 2 mesi (ma questo tempo dipende dall'andamento climatico della stagione), le uova si schiudono sotto terra e nel giro di pochi giorni le giovani tartarughe si fanno strada verso la superficie. I nuovi nati emergono quindi sulla superficie della sabbia, e si arrampicano verso il mare per migrare al largo, dove iniziano un periodo prolungato in mare aperto, a volte spostandosi attraverso interi bacini oceanici. L'incubazione di questi animali è favorita dal calore della sabbia, il quale determina anche il sesso dei nuovi nati. Al di sopra dei 29 gradi centigradi infatti, nasceranno femmine, mentre al di sotto di questa temperatura saranno individui di sesso maschile.

Questo processo avviene di notte, per evitare i predatori e il rischio di disidratazione dato dalle alte temperature estive, inoltre può avvenire in maniera sincronizzata per tutte le tartarughe del nido oppure durare per diverse notti.

Il ciclo vitale e le migrazioni della tartaruga caretta

Il ciclo vitale di questo rettile è complesso e comprende cambi di habitat ecologicamente e spazialmente differenti tra loro. Dopo la nascita sulla terra ferma, le tartarughe si spostano in maniera attiva per le prime 24 ore (circa) prima di assumere un comportamento passivo che verrà condizionato dalle temperature, dai venti e dalle correnti. Una volta raggiunta la zona di alimentazione oceanica, i giovani vi rimangono per circa 7 -11 anni. Nel momento in cui gli individui raggiungono le dimensioni di circa 45 centimetri, vi sarà un graduale cambiamento delle abitudini alimentari e un ritorno alla cosiddetta zona neritica, ovvero più vicina alle acque costiere.

La transizione tra la zona oceanica e quella neritica non è irreversibile e infatti alcuni individui continuano a spostarsi tra di esse sebbene da adulti vivano principalmente in prossimità delle coste. La maturità sessuale delle tartarughe caretta viene raggiunta tra i 23 e i 30 anni e generalmente vengono considerati in età riproduttiva gli individui che hanno raggiunto una dimensione del carapace pari o superiore ai 70 centimetri.

Durante la stagione della riproduzione, maschi e femmine si spostano nelle aree dette "di accoppiamento" per un periodo che può durare anche diverse settimane e portare ogni femmina ad accoppiarsi con più maschi, infatti è possibile che i piccoli di una stessa nidiata siano figli di diversi maschi. Al termine del periodo degli accoppiamenti i maschi tornano nelle zone di alimentazione, mentre le femmine si spostano verso le spiagge di nidificazione.

Conservazione e rapporto con l'uomo

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Secondo quanto riportato dalla IUCN  la tartaruga caretta è considerata una specie a rischio di estinzione (endangered). Viene elencata nell'appendice II della direttiva Habitat (92/43/CEE) e contrassegnata come specie particolarmente protetta. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura considera i siti riproduttivi nelle isole Pelagie adeguatamente protetti, ma è comunque necessario ridurre le minacce presso i siti della Calabria ionica.

Un recente studio condotto dall'Università di Bologna in collaborazione con l' Inter-Institute Center for Research on Marine Biodiversity di Fano, ha analizzato le conseguenze dell'inquinamento sulla vita delle tartarughe caretta. Le micro plastiche e i frammenti di plastica in generale sono risultati entrambi fattori pericolosi per la loro fisiologia e per la salute in generale. La plastica infatti si accumula nel tratto finale dell'intestino  e secondo quanto osservato dai ricercatori, quasi tutti i campioni osservati (45 individui tra il 2017 e il 2019) presentano tracce di materiali plastici che, tra le altre cose, possono fungere anche da vettori per batteri patogeni. Proprio per questo motivo, la specie è considerata un utile indicatore del livello di inquinamento generale degli ecosistemi marini.

I principali fattori di rischio in ambiente marino per la tartaruga caretta, oltre all'inquinamento sono rappresentati da catture accidentali attraverso l’attività di pesca e dall'impatto con imbarcazioni. In particolare, nel Mediterraneo, secondo quanto riportato sul sito di Caretta Calabria Conservation, si stimano annualmente 132.000 catture accidentali all'anno.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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