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6 Gennaio 2022
11:00

La storia di Boonrod il sopravvissuto: quando un’adozione consapevole ti salva la vita

«Le difficoltà sono tante. Gli imprevisti, anche. Ma l’attimo del primo incontro, l’indimenticabile primo sguardo e la vita insieme, dopo, rendono l’esperienza di un’adozione irripetibile e irrinunciabile». La scrittrice Paola Tonussi è stata la prima italiana ad adottare un cane salvato dal Dog Meat Trade in Thailandia. Storia di un'adozione consapevole che ha regalato ad entrambi la soddisfazione di una vita più piena e felice. Senza dimenticare le esigenze, i bisogni e le necessità di un cane, a causa del suo passato, "problematico" ma buonissimo.

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Giornalista
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«Le difficoltà sono tante. Gli imprevisti, anche. Ma l’attimo del primo incontro, l’indimenticabile primo sguardo e la vita insieme, dopo, rendono l’esperienza di un’adozione irripetibile e irrinunciabile».

Paola Tonussi è stata, sette anni fa, la prima italiana ad adottare un cane scampato al Dog Meat Trade in Thailandia, il commercio di carne di cane che ogni anno massacra milioni di cani nel mondo asiatico per scopo alimentare. Lo ha visto su Facebook, se ne è innamorata, ha affrontato l’iter burocratico di adozione internazionale, lo ha accolto nella sua bella casa a Verona e nella sua piccola famiglia formata da altri due quadrupedi e ha scritto un libro per raccontare la sua storia.

Se tornasse indietro lo rifarebbe mille volte ma, spiega «consapevolmente. Un’adozione non è mai uno scherzo. È un impegno a vita con un essere che ha un suo passato, in questo caso molto doloroso. Ma l’avventura vale la fatica».  E Boonrod, che in thailandese significa “il sopravvissuto”, l’ha ricompensata con i suoi occhi nocciola pieni d’amore che la scrutano in continuazione, anche mentre sonnecchia sul suo cuscino preferito.

Boonrod, il sopravvissuto al Dog Meat Trade: ogni anno uccisi milioni di cani in tutta l’Asia

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Boonrod ancora nella gabbia dove fu ritrovato a Chang Mai, nord Thailandia, durante un’operazione di polizia contro il Dog Meat Trade (credits:@PaolaTonussi)

Quando Boonrod è stato ritrovato era rannicchiato in una gabbietta con le zampe legate, totalmente indifeso, in una macelleria clandestina a Chiang Mai, nel nord della Thailandia. Conosceva la sua sorte: accanto a lui c’erano ancora i resti dei cani appena massacrati dal proprietario del piccolo macello casalingo. Tremava e ha impiegato due giorni per lasciarsi accarezzare dai funzionari del Governo thailandese presso l'ufficio di quarantena degli animali di Chiang Mai, dove era stato portato in salvo da un’unità di intervento della Soi Dog Foundation, l’associazione animalista fondata da John e Gill Dalley a Pukhet che dal 2003 ha salvato oltre 70 mila randagi o sopravvissuti al Dog Meat Trade.

Sono migliaia i cani che ogni anno subiscono questa orrenda agonia che li porta prima ad essere torturati per rendere la carne più tenera, e quindi uccisi e scuoiati, spesso in contemporanea. «Il Dog Meat Trade  – racconta Paola Tonussi – era un tema che mi stava molto a cuore. Da alcuni anni stavo studiando questo fenomeno per scriverne. Quando vidi la foto di Boonrod sulla pagina Facebok di Soi Dog, decisi di prenderlo con me. Era il mio modo di dare un contributo alla lotta contro questo orrendo commercio».

La prima difficoltà: le pratiche per l’adozione e un arrivo in Italia impegnativo

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Paola con Boonrod, Fala e Sole a Verona (credits:@PaolaTonussi)

Paola è una scrittrice, si occupa di letteratura inglese e americana (è autrice tra l’altro della biografia di Emily Bronte, l’autrice del famoso romanzo “Cime Tempestose”). Quindi parla e scrive perfettamente l’inglese. Ma anche per lei un’adozione internazionale è stata complicata. «Devi produrre una montagna di documenti, aspettare tempi molto lunghi, superare difficoltà pratiche».

Tra queste la gestione del trasferimento del cane in Italia. «Da quando feci la richiesta di adozione, a gennaio del 2015, passarono una decina di mesi prima di abbracciare Boonrod. L’andai a prendere da sola a Milano, dove arrivò con un volo da Bangkok via Francoforte allo scalo dei voli cargo. Fu li che gli misi per la prima volta il guinzaglio». Poi a piedi fino alla metro e da li alla stazione Centrale e, con un treno, fino a Verona. «Ero molto felice ma anche molto preoccupata: non sapevo le sue reazioni in mezzo alla gente, non mi conosceva e temevo che non rispondesse alla mia voce». Boonrod però non batté ciglio: «La prima cosa che mi colpì di lui fu quanto fosse stanco. Subito solo la sua mitezza e la sua dolcezza. Probabilmente non era un cane randagio, ma rubato alla sua famiglia. Anche se non lo saprò mai».

L’inizio dell’avventura

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Boonrod con il suo primo maglione italiano: una settimana per abituarsi al clima freddo, rispetto a quello thailandese, trovato al suo arrivo in Italia /credits: ÇPaola Tonussi)

Quando Boonrod arriva in Italia deve fare i conti con una temperatura per lui molto fredda (una quindicina di gradi contro la trentina dello stesso periodo a Bangkok), con una casa nuova, con la presenza di due “fratelli” e con il guinzaglio. «Quando arrivammo a casa e chiusi la porta pensai: ora inizia l’avventura. E infatti da quel momento ne sono successe molte».

Boonrod intanto la ascolta pronunciare il suo nome come in tranche. Capisce che sta parlando di lui, il suo dormiveglia sul cuscino del grande salone pieno di luce è leggero. I suoi bellissimi occhi nocciola, cerchiati di scuro come fossero truccati, luccicano quando lei pronuncia il suo nome.

«Aveva freddo perché non era abituato a quella temperatura. Gli adattai un mio vecchio maglione di pile rosso per riscaldarlo. Lo tenne una settimana per far abitudine alle temperature autunnali di Verona. Poi non ne ebbe più bisogno». In casa trovò due compagni di giochi: Fala e Sole. «Io avevo una lunga esperienza con i cani in famiglia. Già avevo con me da molti anni Fala. A fine agosto era arrivata anche Sole. Boonrod fu l’ultimo del gruppo ad arrivare e all’inizio i rapporti con Fala non era idilliaci, anzi. Lei non lo accettava e gli abbaiava contro».

Problemi comportamentali e la necessità di un’educatrice

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Boonrod e la volontaria di Soi Dog che lo ha avuto in consegna nelle prime settimane di adattamento dopo la sua liberazione (credits: post Facebook Soi Dog Foundation)

«Ci furono alcuni problemi con persone incontrate per strada. I cani come Boonrod hanno un passato “pesante”, possono avere difficoltà a “normalizzarsi”. È un cane buonissimo ma molto pauroso. E reagisce alla paura, anche casuale –  data da un movimento brusco di un passante o da un rumore improvviso che può essere una foglia che scricchiola come una bicicletta che gli passa troppo vicino – quasi sempre con uno scatto anche lui. Ma qualche volta è successo che ha “pinzato” il/la passante che lo sfiorava. Con un bambino che l’aveva investito con il go-kart B, ha reagito pinzandogli il sedere, Oppure una volta in cui una signora anziana gli ha pestato la coda l’ha letteralmente morsa».

Fondamentale fu quindi rivolgersi ad un educatore che prendesse in mano la situazione, oltre che ovviamente avere l’accortezza di stipulare una polizza assicurativa. «Mi rivolsi ad un’educatrice, una ragazza, che lo aiutò moltissimo. I suoi comportamenti migliorarono, ma sono rimasta comunque molto guardinga, perché lui continua a mostrare molta paura in alcune situazioni». Ma quando si sente al sicuro, come nella sua casa, Boonrod è il cane più delicato del mondo: affettuoso, giocherellone e molto, molto pigro. «Dormire sul suo cuscinone è la sua passione ma detesta le copertine».

Protagonista di un libro e testimonial della lotta al commercio di carne di cane

«Adottare Boonrod è stata un’esperienza straordinaria che rifarei mille volte – conclude Paola – anche se consiglierei a chi vuole intraprendere questa strada una precedente esperienza con altri cani. Se dovessi adottare ora un cane penso che ne cercherei uno in una delle nostre strutture del sud Italia, sempre al collasso, e sicuramente un cane anziano. Ma all’epoca volevo dare il mio piccolo contributo alla lotta al commercio di carne di cane. Ho scritto anche un libro (“Boonrod” QuiEdit Edizioni), un piccolo romanzo in cui Boonrod è il protagonista e dove si racconta la sua storia».

Da protagonista il “sopravvissuto” è molto conosciuto in Veneto, perché il libro è stato distribuito con i quotidiani l’Arena di Verona, il Giornale di Vicenza e Brescia Oggi. «Volevo che la sua storia sensibilizzasse quante più persone possibile sul Dog Meat Trade, anche se alcuni editori rifiutarono di pubblicare il libro perché l’argomento era troppo “duro”».

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Paola e il compagno Nicola insieme a Boonrod (credits:@PaolaTonussi)

Boonrod oggi dormicchia al sole. In Italia ha trovato un bel giardino accogliente, una tartaruga vicina di casa di cui si è invaghito, una cuccia calda per le fredde serate italiane. Nessuno sa bene cosa sia passato nella sua mente negli attimi prima di quella che stava per essere la sua esecuzione. Probabilmente ci sono ancora ombre che non si cancelleranno mai, ma l’adozione quando, è consapevole, disinteressata e piena d’amore, è sempre l’arma migliore per vincerle.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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