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10 Aprile 2023
14:33

La Provincia di Trento pubblica l’ordinanza di uccisione dell’orso responsabile della morte di Andrea Papi

La Provincia Autonoma di Trento pubblica l'ordinanza di uccisione dell'orso responsabile della morte di Andrea Papi. Ancora nessuna riflessione da parte delle istituzioni sulla necessità di aumentare le informazioni.

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© Pat

La Provincia Autonoma di Trento ha emesso l'ordinanza di uccisione dell'orso considerato responsabile della morte di Andrea Papi, il ventiseienne della Val di Sole, trovato senza vita nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2023 nei boschi di Caldes.

Il documento è firmato dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che fin dal primo momento ha dichiarato di voler intervenire in maniera definitiva sull'animale. Nel testo viene ordinato agli uomini della Forestale di proseguire il monitoraggio intensivo dell'area, procedere all'identificazione genetica dell'esemplare e intervenire con l'abbattimento quanto prima.

Inoltre, la Provincia Autonoma informa che gli eventuali orsi catturati, indiziati di essere l'animale incriminato, potranno venire momentaneamente rinchiusi, in attesa della conferma della loro identità.

Ivana Sandri, presidente della sezione trentina di Enpa, pochi minuti dopo la pubblicazione del documento, commenta a Kodami: «Come prima cosa vogliamo esprimere la nostra sincera vicinanza alla famiglia e alla fidanzata, per il loro grave dolore. Questa ordinanza è finalizzata a distrarre l'attenzione dei cittadini dalle responsabilità di non aver fatto quanto si doveva per garantire la sicurezza degli abitanti del Trentino. Se responsabilità ci sono state, non sono imputabili né ad Andrea Papi, né all'orso, ma a chi non ha fatto tutto ciò che gli esperti ribadiscono (senza essere ascoltati) da anni».

La Lav annuncia di fare ricorso al Tar: «Un'ordinanza che ha il sapore di una vendetta»

Anche Lav si dichiara contraria alla strategia gestionale proposta dalla giunta Fugatti e, come anticipato nei giorni scorsi, si attiverà legalmente: «Il nostro Ufficio Legale è già al lavoro contro questa ordinanza che ha più il sapore di una vendetta nei confronti dell’orso, che non la ricerca di sicurezza attraverso la convivenza pacifica, nel rispetto della vita dei cittadini e degli animali – commenta il responsabile dell'Area Animali Selvatici, Massimo Vitturi in una nota – Ci opporremo al provvedimento e faremo ricorso al TAR».

Anche secondo la Lav, infatti, la Provincia Autonoma di Trento non ha fatto abbastanza per fare in modo che gli abitanti delle zone frequentate dagli orsi (che, ricordiamo, si trovano quasi unicamente nel Trentino occidentale) siano preparati alla convivenza: «La sicurezza dei cittadini è esclusivamente legata alla responsabilità delle loro azioni nel momento in cui si trovano in un territorio in cui vivono gli orsi, reintrodotti dalla stessa Provincia Autonoma – aggiunge Vitturi – Per questo è importantissimo sapere come comportarsi nel caso di un vero e proprio incontro».

La posizione del Parco Naturale Adamello Brenta: «Aumentiamo l'impegno per ridurre i rischi»

È vero che gli orsi sono stati reintrodotti sul territorio da parte della stessa Provincia Autonoma, in collaborazione con il Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB) e l'Unione Europea, grazie al Progetto Life Ursus, ma è altrettanto vero che, da quel momento, sono passati più di 20 anni.

Sebbene la responsabilità sia oggi in capo alla Provincia, il Parco continua a fare la sua parte, soprattutto con attività di ricerca, monitoraggio ed educazione ambientale.

Nei giorni successivi alla tragedia, l'ente ha espresso la propria posizione a riguardo in un comunicato, sottolineando ancora una volta l' intenzione di restare attivi e vigili su queste tematiche: «Quanto successo deve spingerci ad accrescere ulteriormente il nostro impegno per minimizzare le possibilità che si verifichino altre situazioni conflittuali o drammatiche. Siamo convinti che, al di là delle decisioni da prendersi nell’immediato, sia necessario continuare a studiare, a fare ricerca, a cercare di capire perché certi eventi avvengono, e a confrontarci con i modelli offerti da altre realtà, pur nella consapevolezza che non si possono fare paragoni semplicistici fra territori diversi o specie diverse».

Il Parco, inoltre, aggiunge un commento riguardo la necessità di una comunicazione trasparente sulla convivenza con l'animale e prende l'impegno di coltivare un dialogo con le strutture provinciali competenti, con gli enti locali e con le comunità interessate: «Moltiplicheremo il nostro impegno nelle scuole, nei sentieri assieme agli escursionisti, nelle nostre case del Parco, nei luoghi dove si concentrano i visitatori, per dare loro informazioni utili anche sulla presenza di grandi carnivori e per prevenire l’insorgere di situazioni potenzialmente ‘a rischio'».

«L'uomo è parte della natura e gli equilibri ecologici sono delicati e fragili»

Nel comunicato il PNAB sottolinea inoltre come gli equilibri ecosistemici all'interno di un territorio siamo fragili e delicati e, a farne parte, è anche l'essere umano. «Anche se le emozioni in queste ore sono tante e assolutamente comprensibili, è necessario muoversi con determinazione, lucidità e coerenza, unendo le forze e promuovendo ad ogni livello il necessario confronto e lo scambio di informazioni».

Concludono parlando del futuro del territorio: «Le basi del futuro rapporto con le specie animali, anche con gli orsi, non possono che nascere in questo modo: con la crescita delle conoscenze, la conseguente adozione di scelte condivise nella maniera più ampia possibile, la diffusione nella popolazione di regole e buone prassi chiare e comprensibili».

Nessun accenno su questo aspetto, invece, da parte delle Istituzioni provinciali, che continuano a ribadire come il proprio intervento sarà destinato solo alla rimozione degli orsi, senza modificare il proprio approccio agli interventi informativi o alla sostituzione degli ancora troppo numerosi bidoni sprovvisti del "dispositivo anti orso".

«Se fossimo stati ascoltati, e se fossero state messe in atto tutte le iniziative per la prevenzione, fra cui l'informazione e formazione dei fruitori della montagna che, con Enpa, chiediamo da molti anni, oggi non dovremmo piangere questa perdita – conclude Ivana Sandri – I rischi esistono in ogni nostra attività, ma la conoscenza permette di evitarli, consentendoci di mettere in atto comportamenti adeguati alle situazioni che viviamo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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