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7 Aprile 2023
19:25

«L’orso che ha ucciso il giovane in Trentino sarà abbattuto»: arriva l’ordinanza di Fugatti

«L'orso che ha ucciso il giovane sarà abbattuto». Il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha emesso l'ordinanza di abbattimento.

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«L'orso che ha ucciso il giovane sarà abbattuto». Così Maurizio Fugatti durante il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza che si è tenuto oggi al Commissariato del Governo a Trento. Il presidente della Provincia autonoma ha emesso una ordinanza urgente di cattura e abbattimento nei confronti dell'orso che ha aggredito Andrea Papi, il runner 26enne che nella sera tra il 5 e il 6 aprile è stato trovato morto in Val di Sol.

Il Comitato è stato informato della firma di una serie di ordinanze contingibili e urgenti per l’abbattimento degli orsi problematici: la prima riguarda l’identificazione sul territorio e il successivo abbattimento dell’animale che ha ucciso il 26enne. Un’operazione che potrà essere completata quando i laboratori della Fondazione Edmund Mach – alla quale sono stati affidati i reperti – identificheranno l’esemplare che ha compiuto l’aggressione

In attesa della conferma genetica rispetto all'identità dell'orso, tutti gli animali sospettati saranno catturati. E, una volta arrivati anche gli esiti delle indagini, si procederà all'abbattimento del selvatico.

«Sono tre gli orsi problematici, l'Ispra è già stata informata, e nei prossimi giorni presenteremo istanza di abbattimento», ribadisce Fugatti, che aggiunge: «Ispra ha fatto sapere che accoglierà la nostra richiesta, confidiamo che sia meno recalcitrante rispetto al passato».

Tra gli orsi sospettati che saranno catturati c'è Mj5, l’orso che ha aggredito un uomo in Val di Rabbi solo poche settimane fa. C'è anche Jj4, una femmina che nel giugno 2020 ferì due persone. Fu Fugatti a emettere un'ordinanza per rimuovere l'orsa dal territorio per motivi di sicurezza pubblica, ma, come si legge nell'ultimo report Grandi carnivori «non è stato possibile applicare tale ordinanza di rimozione in quanto la stessa è stata dapprima sospesa e quindi annullata dalle autorità giudiziarie alle quali si sono appellate associazioni animaliste».

«In Trentino c'è un eccessivo numero di esemplari rispetto agli obiettivi del progetto Life Ursus, che prevedeva un numero di orsi sulla 50 di esemplari – ribadisce Fugatti – Oggi sono un centinaio. Quindi il progetto è in sovranumero rispetto alle intenzioni originarie, e occorre portarlo nel più breve tempo possibile alle intenzioni originali. Gli orsi sono in eccesso rispetto alla possibile convivenza tra persone e animali».

Anche Fugatti ha quindi imputato la tragedia all'operazione di reintroduzione dell'orso bruno in Trentino del 1999, quando per salvare un piccolo nucleo di orsi nelle Alpi Centrali sopravvissuti all'estinzione, la Provincia Autonoma di Trento rilasciò alcuni individui provenienti dalla Slovenia, insieme al Parco Adamello Brenta e all’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, con il contributo dell'Unione Europea.

Il ripopolamento ha funzionato. Nel 2021 il numero minimo certo di giovani e adulti è stato pari a 68. Mentre i cuccioli sarebbero tra i 12 e i 14. Le intenzioni di Fugatti sono quindi quelle di dimezzare la popolazione di orsi in Trentino.

«Per troppo tempo ci si è preoccupati del benessere degli orsi, dimenticandosi delle comunità che vivono con gli orsi. Ora, chiediamo alle autorità di invertire questo processo. Non mi preoccupa il benessere degli animali e come saranno catturati», è la lapidaria conclusione di Fugatti.

Immediatamente è arrivata la risposta delle associazioni di tutela animale. Life Ursus, infatti, nelle intenzioni originali avrebbe dovuto proteggere e gli orsi bruni reintrodotti nelle Alpi attraverso una serie di attività mirate alla conservazione, alla sorveglianza, alla sensibilizzazione anche attraverso l’attivazione di relazioni positive tra l'uomo e il plantigrado, ma così non è stato, come fa notare il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro Piacenza: «Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa 100. Ma l’intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all’uccisione. Il Life Ursus finanziato dall’Ue ha voluto reintrodurre l’orso nelle Alpi, ma la prevenzione dei conflitti tra l’orso e le comunità locali non sono state né idonee né sufficienti».

Amara anche la considerazione della Lav: «La Provincia di Trento continua ad agire per reazione, solo rispondendo agli incidenti con catture o uccisioni. Una strategia fallimentare, semplicemente perché per ogni orso imprigionato o ucciso ce ne sono altre decine che, potenzialmente, potrebbero rappresentare un problema in futuro, se i cittadini non saranno messi in condizione di conoscere quali sono le regole di comportamento da seguire in un territorio frequentato dagli orsi. Qualche anno fa la Provincia di Trento ha riassegnato la competenza della gestione dei grandi carnivori, trasferendola nell’ambito della Protezione Civile, operazione anche questa rivelatasi fallimentare, considerato che dal punto di vista della prevenzione degli incidenti nulla è cambiato».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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