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7 Luglio 2021
12:06

La nuova vita di Kaya: dall’abbandono tra le mura della sua stessa casa all’incontro con Benedetta

Kaya è una Pitbull che a seguito di un abbandono dentro le mura della sua stessa casa, ha avuto la fortuna di trovare una famiglia estremamente sensibile. Benedetta, la pet mate che da 10 anni vive insieme a Kaya, per imparare a conoscerla è diventata educatrice cinofila e oggi racconta gli stereotipi di cui è vittima questa razza, apparentemente forte, ma delicata come il cristallo.

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© Sara Pianigiani

Kaya è una Pitbull che viveva a Catania in un appartamento insieme ai suoi compagni umani e un altra cagnolina, una Chihuahua che aveva più o meno la stessa età. Improvvisamente però, quando aveva meno di 6 mesi, la casa ha cominciato a svuotarsi intorno a lei. Prima se ne sono andati gli umani, portandosi con sé l'altra cagnolina. Poi sono stati portati via anche i mobili e infine, Kaya è rimasta definitivamente a casa da sola. Il suo unico rapporto con le persone e con l'ambiente ormai era il momento del pasto, quando qualcuno, 2 o 3 volte a settimana, entrava e le lasciava una ciotola che le sarebbe dovuta bastare fino alla visita successiva. A raccontare la storia di Kaya è Benedetta Lunardi, la persona che, dopo avere visto una sua immagine in un post sui social e aver contattato l'educatrice che se ne è presa cura temporaneamente, l'ha raggiunta in Sicilia per conoscerla e accoglierla nella sua famiglia, e racconta: «Nonostante tutti gli anni e le esperienze vissute insieme, ancora oggi quando prepariamo le valige per un viaggio oppure dobbiamo traslocare, lei si siede in un angolo e comincia a tremare, impaurita forse di poter essere lasciata di nuovo in casa, mentre i suoi punti di riferimento se ne vanno per sempre».

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L'abbandono di Kaya, l'adozione e l'arrivo dell'adolescenza

Ad avvisare le autorità della presenza di Kaya nell'appartamento abbandonato furono i vicini, i quali, notata la solitudine dell'animale, denunciarono il fatto alla L.I.D.A (Lega Italiana dei Diritti dell'Animale) permettendole di iniziare un percorso svolto da professionisti per cercarle una nuova famiglia: «Secondo quanto ci è stato raccontato, i suoi umani hanno motivato il gesto dicendo che stavano affrontando una separazione – spiega Benedetta Lunardi – eppure con loro vive ancora oggi la Chihuahua che, a differenza di Kaya, in quel periodo avevano portato con sé. L'idea che ci siamo fatti è che, come spesso accade, probabilmente nessuno in famiglia volesse più una Pitbull».

Proprio questa razza infatti, purtroppo è vittima di numerosi abbandoni durante la fase adolescenziale e lo sa bene Benedetta, che a seguito del complesso periodo vissuto insieme a Kaya prima che diventasse adulta, ha deciso di intraprendere il percorso per diventare educatrice cinofila: «L'educatrice che ci aveva seguiti durante l'adozione e nei giorni passati in Sicilia, era stata estremamente professionale e ci aveva preparati a quanto stava per accadere, eppure i tempi bui sono arrivati comunque. Durante questo periodo tornavo spesso a casa dalla passeggiata distrutta emotivamente, ma ho deciso di non gettare la spugna e piuttosto imparare a conoscere davvero le sue necessità inoltrandomi in questo mondo».

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I Pitbull e la necessità di adozioni consapevoli

«Se ripenso al momento in cui eravamo alla ricerca di un cucciolo di Pitbull nei canili della nostra zona prima di incontrare Kaya, ricordo che molti erano diffidenti nei nostri  confronti e, con le competenze di oggi, non posso dargli torto: eravamo giovani, inesperti e somigliavamo molto allo stereotipo dell'adottante inconsapevole». Secondo Benedetta Lunardi infatti, i Pitbull sono vittime di molti pregiudizi e vengono adottati spesso per il loro aspetto esteriore, senza però conoscerne le delicatezze: «Da piccoli sono belli ed irresistibili, ma poi arriva l'adolescenza, il momento in cui hanno davvero bisogno di una guida coerente, presente, sicura e allo stesso tempo delicata, che sappia accompagnarli senza comandarli a bacchetta, altrimenti loro si infastidiscono. Questo è il momento in cui emergono le motivazioni che piacciono meno agli esseri umani come la competizione e la possessività e se non trovano punti di riferimento umani adeguati, rischiano di prendere il sopravvento».

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E infatti, se mancano la pazienza, la consapevolezza e la solidità, molti Pitbull vengono lasciati a sé stessi, abbandonati o ceduti ai canili: «Alcune persone credono che per vivere con loro bisogna essere forti, addestrarli con comandi e obblighi, e infatti spesso vengono adottati perché sembrano cani "cattivi" e rappresentano uno status quo, ma poi si rimane delusi, perché non hanno bisogno di essere comandati, ma piuttosto compresi ed accompagnati. Non vanno assolutamente adottati con leggerezza, per questo motivo nei canili erano scettici con noi, che seppure in buona fede eravamo giovani e inesperti: bisogna verificare l'ambiente in cui si inseriranno per ridurre le loro sofferenze».

Cani fatti di muscoli e cristallo

Kaya oggi ha 10 anni eppure non ha completamente dimenticato i traumi dati dai primi mesi della sua vita, ma fortunatamente è accompagnata da persone che riconoscono le sue necessità, le sue debolezze e i suoi talenti: «Non so distinguere le difficoltà date dal suo carattere da quelle derivate dai mesi vissuti isolata in una casa spoglia dopo essere stata abbandonata dai suoi compagni umani. Ciò che però di lei colpisce è meravigliosa motivazione collaborativa e affiliativa che la rendono la mia inseparabile compagna di avventure. Ancora oggi però resta comunque un cane che ha bisogno di una presenza vera al suo fianco – conclude l'educatrice cinofila, mentre Kaya abbaia in sottofondo, spaventata da un oggetto che non conosce – Con i Pitbull non devi giocare a chi è il più forte, perché vinceranno sempre loro, ma devi metterti al loro fianco e accompagnarli nel mondo permettendogli di superare le loro fragilità e le loro sensibilità: sono cristalli che vogliono che tu ci sia davvero, con tutta te stessa».

Ph: © Sara Pianigiani

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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