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La “non storia” del Cocker che ha perso la vista e continua a scovare tartufi

Il Comune di Città di Castello condivide la storia di Leo, Cocker Spaniel di 10 anni specializzato nella cerca ai tartufi che lo scorso anno ha perso la vita. Ecco perché sarebbe stato importante focalizzarsi sulla relazione uomo-cane, e non su presunti limiti fisici.

28 Ottobre 2022
12:13
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«La bella storia di Leo, il Cocker che ha perso la vista ma continua ad andare in cerca di tartufi»: a condividere questa notizia iè stato il Comune di Città di Castello sulla sua pagina Facebook. Un racconto certamente tenero nelle modalità in cui è stato narrato, ma che si basa su un concetto espresso in modo inadeguato, per enfatizzare la parte più “emotiva” della vicenda. E cioè che per un cane la perdita della vista possa rappresentare un ostacolo nel seguire una traccia.

Un passo indietro: il 26 ottobre il Comune di Città di Castello ha voluto raccontare del rapporto tra Leo, Cocker Spaniel di 10 anni, e il suo umano, Lorenzo Tanzi. L’uomo, 69 anni, è insegnante tecnico pratico per le esercitazioni agrarie in pensione, ed è esperto e storico divulgatore del mondo che ruota attorno alla secolare tradizione della raccolta dei tartufi, ai cosiddetti “cavatori” e ai cani specializzati nella loro ricerca. Leo è entrato nella sua famiglia nel 2012, e sin da cucciolo ha manifestato «una particolare predisposizione per il profumo del tartufo, riuscendo a localizzarlo con molta facilità ogni qualvolta ne nascondevo qualcuno nel nostro giardino».

Negli anni successivi Tanzi e Leo hanno compiuto diverse spedizioni in cerca di tartufi, ma a luglio del 2021 il cane ha iniziato a manifestare difficoltà nell'individuare gli ostacoli durante la cerca, in particolare modo alle prime luci del mattino. Tanzi ha iniziato a sospettare che potesse avere sviluppato problemi di vista, un'eventualità confermata, purtroppo, dalle visite veterinarie. Nonostante questo la coppia ha continuato ad andare in cerca di tartufi nei boschi, mettendo a punto un metodo condiviso che consentisse a Leo di muoversi in sicurezza durante la cerca, senza rischiare di ferirsi: una cordicella attaccata al collare per trattenerlo in presenza di ostacoli e un monitoraggio costante.

Sin qui la storia restituisce l'evoluzione di quella che è una profonda relazione uomo-cane, che ha consentito a Tanzi e a Leo di trovare una nuova routine e continuare a dedicarsi alla loro passione pur dovendo modificare sostanzialmente alcune abitudini. Parlare però della «bella storia di un Cocker che ha perso la vista ma ha continuato ad andare in cerca di tartufi» è limitante, perché non è la vista a consentire a Leo di scovare i tartufi, quanto piuttosto un olfatto molto sviluppato che – come confermato dallo stesso Tanzi – consente al cane di trovare i tuberi anche in presenza di una scia debolissima. Una capacità che nei Cocker si manifesta anche attraverso la forma delle orecchie, ampie e lunghe.

«La forma delle orecchie del Cocker ha una funzione prettamente meccanica – conferma Elena Garoni, medico veterinario comportamentalista e membro del comitato scientifico di Kodami – Convogliano le molecole olfattive dal terreno verso il naso: nel momento in cui il cane appoggia il naso sul terreno, le orecchie si piegano a formare una sorta di cappello ed evitano così la dispersione delle molecole». Una caratteristica che non sempre viene incentivata, ma viene anzi smorzata, da chi vive in città, coprendo le orecchie dei Cocker «per evitare che si sporchino».

Questa caratteristica, prosegue Garoni, accomuna la maggioranza delle razze di cani da caccia olfattiva, come i Segugi, i Setter e i Bracchi: «Sono tutti i cani che hanno le orecchie particolarmente lunghe – conferma Garoni – cani che sono in genere cacciatori con l’olfatto e per questo sono stati selezionati».

La (bella, indubbiamente) storia di Leo avrebbe quindi dovuto essere narrata in termini di connessioni e relazione, e non dal punto di vista fisico, che analizzato con le corrette nozioni non porta alla luce nulla di particolarmente straordinario.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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