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11 Ottobre 2022
13:46

La lettera all’Ue: «Stop agli allevamenti di polpi, crudeli e insostenibili»

CIWF Italia, Compassion In World Farming Italia, insieme a 37 ONG ed esperti di tutta Europa, ha inviato una lettera a Bruxelles per chiedere di vietare questa pratica orribile per gli animali e devastante per il Pianeta.

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Gli allevamenti di polpi sono crudeli per gli animali e dannosi per l’ambiente ma il dato di fatto che questi molluschi siano un alimento molto ambito e popolare non ferma chi ne ha fatto un business. Tanto che per produrne sempre di più qualcuno ha pensato di voler aprire degli allevamenti anche in Europa, veri e propri lager in cui questi animali vengono completamente snaturati.

È questa la denuncia che viene fatta da CIWF Italia, Compassion In World Farming Italia, la quale insieme a 37 ONG ed esperti di tutta Europa, nella Giornata mondiale del polpo celebrata l’8 ottobre scorso, ha inviato una lettera a Bruxelles.

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Il polpo è un animale estremamente intelligente e solitario che vive bene libero in mare, non di certo in condizioni di alta densità tipiche degli impianti di acquacoltura. Ed è proprio questo che viene sottolineato nel documento, inviato alla Commissione Europea.

Questi molluschi, scrivono gli attivisti, sono profondamente inadatti all’allevamento, ma non solo: esistono altrettanti seri problemi di sostenibilità associati allo sviluppo di una simile industria che entrerebbe in pieno conflitto con la strategia Ue che vuole spingere per una produzione alimentare sostenibile.

Pertanto le associazioni chiedono di vietare gli allevamenti in Europa e anche di dire stop all’importazione di polpo allevato in altri paesi.

CIWF Italia sostiene il suo "no" agli allevamenti di polpi in base a ricerche che sono state pubblicate in un report realizzato sull'argomento in cui viene spiegato e dimostrato con molta precisione perché è una idea inaccettabile. Essendo animali selvatici, intelligenti e senzienti, come dimostrato peraltro da diversi studi, i polpi se costretti a vivere negli allevamenti soffrono terribilmente per le loro caratteristiche di specie.  Questi molluschi del resto vivono e cacciano le loro prede in solitaria, ma se rinchiusi nelle grandi vasche dell’acquacoltura si troverebbero a contatto con tanti altri loro simili. Questo genera alti livelli di stress e porta anche ad aggressività o addirittura ad episodi di cannibalismo.

Di non meno importanza il fattore ambientale: questi allevamenti impongono sull’ecosistema un prezzo elevato e insostenibile. I polpi infatti sono carnivori e dovrebbero essere quindi alimentati con grandi quantità di prodotti ittici solo per essere mantenuti in vita prima della loro uccisione.

Basti pensare che, come emerge dal report, per produrre un chilo di carne di polpo sono necessari tre chili di fauna marina come mangime. Ciò significherebbe un inevitabile aumento della pesca intensiva e della pressione su altri ambienti marini.

«È ora di mettere fine all’allevamento intensivo, non di ampliarlo», ha dichiarato Elena Lara, responsabile della ricerca sui pesci di Compassion in World Farming e autrice del rapporto. «È ora che l’Ue dica un no definitivo all’allevamento di tutti i cefalopodi. Ci auguriamo che questo appello venga preso seriamente».

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Simona Sirianni
Giornalista
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