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12 Dicembre 2021
15:00

Imprenditore thailandese in carcere per bracconaggio: un fenomeno sempre più allarmante

Il magnate Premchai Karnasuta, presidente della più grande compagnia di costruzioni thailandese ha visto aprirsi le porte del carcere dopo la sentenza definitiva della Corte Suprema thailandese che ha confermato il verdetto di colpevolezza per bracconaggio per l’appassionato cacciatore di trofei.

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Se chi ancora pensa che la polvere fatta di squame di pangolino, corno di rinoceronte e pelle d'elefante sia curativa, o crede che per curare le malattie al fegato sia miracolosa una pasticca contenente bile di orso degli altipiani del Vietnam, di certo non contribuisce all'evoluzione della scienza, sicuramente contribuisce invece all’estinzione di specie rare, all'aumento del fenomeno del bracconaggio e del mercato illegale di animali.

E se questo non bastasse per alimentare un business già miliardario, il magnate Premchai Karnasuta, presidente della più grande compagnia di costruzioni thailandese, ci mette del suo collezionando trofei di animali di specie protette.

Questa volta, però, per il ricco imprenditore è scattato il carcere. Con grande sorpresa e soddisfazione della Thailandia Wildlife Friends Foundation, il centro nazionale che si occupa del salvataggio degli animali tenuti in cattività al fine di farli tornare a vivere in libertà o protetti per il resto della loro vita.

Evento che mai, attivisti e i sostenitori della fauna selvatica, si sarebbero immaginati nel 2019 quando il ricco imprenditore fu trovato nell’area protetta Thung Yai Naresuan Wildlife Sanctuary, con alcune pistole e diverse carcasse di animali protetti uccisi, tra cui un fagiano Kalij e una pantera nera indocinese appena macellata e cucinata in una zuppa dai ranger del parco.

Infatti, all’epoca Karnasuta fu riconosciuto colpevole di bracconaggio e di non avere il permesso di porto d'armi e fu condannato a una pena detentiva di tre anni e due mesi più il pagamento di una multa di 59.700 dollari.

Ma poiché, evidentemente anche in Thailandia la giustizia ha i suoi tempi, la sentenza definitiva della Corte Suprema thailandese è arrivata dopo tre anni e ha confermato il verdetto, conducendo dritto verso il carcere l’appassionato cacciatore di trofei.

Il business miliardario del commercio illegale di fauna selvatica

Il bracconaggio a livello globale sta raggiungendo livelli critici. Studi recenti hanno dimostrato che il commercio illegale di fauna selvatica è uno tra i primi traffici illeciti più redditizi a livello globale insieme a quello degli esseri umani, della droga e delle armi. Vale più di 15mila specie vertebrate, circa 100 milioni di animali sottratti ai loro habitat naturali ogni anno e un giro d’affari dal valore stimato intorno ai 300 miliardi di dollari l’anno. 

Il segnale d’allarme risuona da molti anni, ma tra spietati trafficanti e collezionisti di trofei, fermare questo orribile business che distrugge interi pezzi della biodiversità nell’intero Pianeta contribuendo attivamente all’estinzione di molte specie di animali, sembra molto difficile.

Secondo il rilevamento contenuto in un dossier di Traffic, il programma congiunto di Wwf e Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, per monitorare i traffici illegali di specie selvatiche, più di 20mila elefanti vengono uccisi annualmente per le loro zanne, più di cento tigri finiscono nel mercato nero in Asia e quasi tre rinoceronti sudafricani al giorno vengono sterminati per il loro corno.

Con un tristissimo primo posto al mondo per l’Italia come Paese esportatore illegale di tigri verso la Cina, poiché i potenti milionari cinesi per aggirare i controlli nel continente asiatico, le fanno passare dal nostro Paese.

In questo giro criminale, l’animale più cacciato al mondo resta però il pangolino, un mammifero che ha avuto la sfortuna di possedere diverse caratteristiche che ne fanno una specie molto ricercata. Tra queste, le squame che addirittura sono considerate ancora più preziose dell’avorio degli elefanti e delle corna dei rinoceronti.

Poi la forte credenza per la medicina cinese che questo animale abbia effetti miracolosi per alcune malattie. E, infine, come se non bastasse, la sua carne appare come merce rara sulle tavole dei ricchi cinesi, vietnamiti e sudafricani, nonostante il suo commercio sia ufficialmente vietato dal 2017.

Cosa succede in Italia

In Italia, dopo anni di battaglie, nella primavera del 2021 è stata approvata una legge che vieta sia l’acquisto e il commercio, sia la detenzione di animali esotici e selvatici, compresi i famosi pagolini.

Se la legge che ferma, o comunque contiene, il fenomeno del traffico illegale di animali strappati in modo selvaggio al loro ambiente naturale, è stata approvata, è purtroppo il caso di dire che è successo grazie al coronavirus e al collegamento, come denunciato nella relazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il traffico illegale di animali selvatici e la diffusione di malattie infettive, come appunto il Covid-19.

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Simona Sirianni
Giornalista
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