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8 Settembre 2022
15:05

Il viaggio del capovaccaio Pina verso l’Africa, tra difficoltà e aiuti degli ornitologi

Pina è una femmina di capovaccaio nata in cattività che ha il compito di salvare la sua specie dall'estinzione. Era già stata recuperata in difficoltà in Salento e ora, mentre è diretta verso l'Africa, viene costantemente seguita e scortata dagli ornitologi.

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Pina è una giovane capovaccaio nata in cattività che fa parte del LIFE Egyptian Vulture, un progetto che ha lo scopo di favorire il recupero di questo raro avvoltoio attraverso la riproduzione e la reintroduzione in natura ed è nata lo scorso anno al CERM, il Centro Rapaci Minacciati che si trova in Toscana. È stata liberata il 16 maggio scorso nel Parco Naturale della Murgia Materana e da quel momento tutti i suoi spostamenti vengono seguiti attraverso un GPS. Ed è proprio questo strumento che ha permesso di recuperarla in difficoltà i primi di giugno in Salento.

Pina è quindi approdata al CRAS di Matera, dove è stata rimessa in forze e liberata per la seconda nella Murgia, per permetterle di compiere la sua prima migrazione verso l'Africa. Da quel momento ornitologi ed esperti hanno seguito con apprensione il suo viaggio, perché Pina rappresenta una delle possibilità più concrete per salvare questa specie dall'estinzione. Il suo lungo viaggio l'ha quindi portata in Campania il 29 agosto, precisamente a Gragnano, dove è scattata una task force per scortarla e sostenerla durante la difficile e rischiosa migrazione.

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Pina quando fu recuperata in difficoltà in Salento

Guido Ceccolini, presidente dell'associazione CERM che da anni gestisce la riproduzione in cattività della specie ci aveva già raccontato delle tante difficoltà che questi animali devono affrontare in natura così come della storia di Sara, la prima capovaccaio del progetto che è riuscita a riprodursi con successo in natura. Ha perciò allertato immediatamente gli ornitologi campani dell'associazione ARDEA per intercettare il raro avvoltoio e seguirlo da terra per "accompagnarlo" verso sud.

Pina, che sfruttando le correnti termiche può spostarsi per decine di chilometri in pochissime ore, non si è fatta mancare durante questo suo lungo viaggio e si è concessa persino una piccola sosta a Capri, dove ha passato la notte al sicuro sul Monte Solaro. Alle prime luci del mattino mattino ha però lasciato l'isola azzurra per dirigersi verso il Parco del Cilento, per poi virare rapidamente verso la costa. Gli ornitologi non hanno mai perso le sue tracce e hanno continuato a seguirla grazie alle indicazioni che arrivavano dal GPS e così, quando si è fermata per una nuova sosta nel comune di Centola, è stato necessario aiutarla nuovamente per permetterle di recuperare le forze.

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Pina durante la sua sosta in Cilento. Foto di Alfredo Galietti

Pina è rimasta in Cilento dal 30 agosto al 3 settembre sorvolando le aree montane fuori e dentro il Parco, coordinati dal CERM gli esperti guidati in loco dall'ornitologo Alfredo Galietti di ARDEA, hanno deciso di predisporre per lei dei punti di alimentazione di cui il capovaccaio, evidentemente stremata, ha subito approfittato. Questa specie infatti come tutti gli altri avvoltoi è un animale necrofago, si nutre quindi quasi esclusivamente di carcasse. Questa risorsa alimentare nel nostro paese è molto difficile da trovare, ed è anche per questo motivo che quasi tutti gli avvoltoi rischiano l'estinzione.

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La giovane capovaccaio in sosta sul carnaio allestito dagli ornitologi. Foto di Alfredo Galietti

In diverse regioni, infatti, vengono predisposti dei carnai fissi, siti di alimentazione stabili per avvoltoi, dove periodicamente viene lasciato del cibo per i rapaci. «Considerando la rarità della specie, il fatto che l’ultima riproduzione in Campania, a fine anni 70, è avvenuta proprio in Cilento e che oltre Pina ci sono state altre osservazioni recenti di capovaccaio per questo territorio, sarebbe assolutamente da valutare l’opportunità di istituire un carnaio di supporto fisso a questa specie ed altri possibili avvoltoi che ogni tanto vengono segnalati in Cilento, come i grifoni». spiega a Kodami Rosario Balestrieri, ornitologo e presidente ARDEA.

Pina, dopo essersi rimessa in forze, ha poi lasciato la Campania nel tardo pomeriggio del giorno 3 e si è diretta a sud. Ora si trova nel sud-ovest della Sicilia e il prossimo passo per lei sarà uno dei più difficili. Dovrà infatti superare in volo il canale di Sicilia per dirigersi verso il Mali, dove probabilmente trascorrerà i primi quattro anni della sua vita facendo su e giù dal Nord Africa. Se tutto andrà bene, proprio come ha fatto Sara, una volta raggiunta la maturità sessuale tornerà allora in Italia, dove si spera riuscirà a formare una nuova coppia riproduttiva che contribuirà a salvare questa specie dall'estinzione.

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Quando raggiungerà la maturazione sessuale, il suo piumaggio scuro virerà verso il bianco, acquisendo anche la tipica "faccia gialla" che contraddistingue questa specie

Il capovaccaio (Neophron percnopterus), è il più piccolo delle quattro specie di avvoltoi europei (gli altri sono il grifone, il gipeto e l'avvoltoio monaco). È anche quello con l’aspetto più singolare, lontano dallo stereotipo dell'avvoltoio. È considerato in serio pericolo di estinzione secondo la IUCN e per questo motivo è estremamente protetto e tutelato: il numero totale di esemplari è diminuito di oltre l’80% negli ultimi 50 anni e la popolazione riproduttiva italiana, con poco più di 10 coppie, è confinata esclusivamente in Basilicata, Calabria e Sicilia e anche un singolo esemplare come Pina è perciò indispensabile per la conservazione della specie. Per cui, incrociamo tutti le dita, auguriamole buon viaggio e speriamo di rivederla presto nuovamente nei cieli italiani, magari con un compagno con cui mettere su famiglia.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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