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2 Marzo 2022
13:03

Il senso innato delle elefantesse marine che tornano a casa in tempo per partorire

Un nuovo studio ha provato a spiegare un comportamento tipico delle femmine gravide di elefante marino, le quali, dopo aver viaggiato per migliaia di chilometri, a un certo punto tornano indietro per partorire nel posto in cui si sono accoppiate.

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La mamme elefante marino sanno esattamente la strada da fare e il tempo che ci vorrà a percorrerla per arrivare in tempo, come se avessero una sorta di Gps interno che le muove. Lo ha scoperto un team di scienziati dell'Università della California che ha studiato per lungo tempo questo incredibile comportamento.

La ricerca, pubblicata su Current Biology, ha cercato di spiegare anche come questi straordinari mammiferi sappiano esattamente quando rimettersi in cammino e il perché tornino indietro in un determinato momento ancora così lontano dalla data del parto.

I loro grandi occhi neri gli permettono di individuare le prede nell'oscurità del mare profondo. Ci sono quelli del Nord, che vivono nelle acque costiere intorno al Canada e al Messico, e quelli del sud che abitano al largo delle coste della Nuova Zelanda, del Sud Africa e dell'Argentina. Sono molto rumorosi ed emettono perfino una specie di ruggito.

Trascorrono la maggior parte della loro vita nell’oceano, stabilendosi sulla terraferma durante la stagione riproduttiva e per allevare i piccoli. Per decenni sono stati prede ambite per via del loro generoso e utile grasso, tanto da rischiare di non abitare più il pianeta Terra. Ma, sfiorato il pericolo di estinzione, ora è una specie protetta.

Stiamo parlando delle due specie note di elefante marino (Mirounga angustirostris, quello settentrionale, Mirounga leonina, quello meridionale), un mammifero marino speciale per diverse ragioni, compresa la capacità delle femmine gravide, le quali a un certo punto, dopo aver viaggiato per migliaia di chilometri, si fermano e tornano indietro percorrendo oltre 10mila chilometri attraverso l'Oceano Pacifico. L'obiettivo è arrivare alla spiaggia dove si sono accoppiate e riuscire a partorire entro cinque giorni dal loro arrivo.

Lo studio sulle femmine gravide di elefante marino

La curiosità maggiore degli studiosi non era scoprire come mai gli elefanti marini siano abili navigatori, visto che è cosa risaputa, ma piuttosto come riuscissero a calcolare il tempo preciso per riuscire a tornare sempre in tempo sulle spiagge dove si riproducono. Per farlo, gli scienziati hanno dotato oltre 100 femmine adulte di localizzatori satellitari in modo da poter studiare i loro movimenti, tracciando i percorsi di questi animali, così da individuare il momento esatto in cui decidono di girarsi e rientrare.

La prima conclusione alla quale sono arrivati gli studiosi è stata che, a influenzare il momento del ritorno per il parto, non siano né condizioni fisiche, come magari la fame, né ambientali. «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che l'alimentazione o la percentuale di grasso corporeo non fossero correlati alla decisione delle elefantesse marine di iniziare il ritorno dalla migrazione» hanno spiegato.

«Sarebbe stata una motivazione comprensibile. Invece, non è così. Si tratta piuttosto di un senso innato, come se le femmine fossero programmate per girarsi strategicamente in base a dove si trovano e per il tempo necessario a tornare indietro». Come, appunto, se avessero una sorta di Gps interno in grado di dire loro quando è necessario tornare per il parto, in base alla distanza dalle spiagge in cui dovranno partorire.

Gli scienziati al momento non sanno spiegare di più e questo speciale comportamento lascia ancora degli interrogativi in sospeso sugli esatti segnali che influenzano le elefantesse marine nella scelta del momento giusto. Resta il fatto, però, che questa scoperta potrà aiutare comunque gli esperti a comprendere alcune implicazioni fondamentali per migliorare la conservazione della specie.

Per gli elefanti marini è difficile restare grassi

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Gli elefanti marini maschi sono molto più grandi delle femmine e sono dotati della caratteristica proboscide

Un’altro fatto particolare degli elefanti marini, è quanto sia difficile per loro rimanere grassi. Sembra un paradosso, visto che per noi esseri umani è così facile, invece, per questi mammiferi è davvero un duro impegno quotidiano.

Ricercatori dell’Università di St. Andrews in Scozia hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, molto approfondito sul comportamento alimentare degli elefanti marini settentrionali. Il biologo Taiki Adachi, a capo della ricerca, insieme ai colleghi hanno seguito 48 femmine del Año Nuevo State Park in California, sito di un’importante colonia di riproduzione, durante una loro migrazione oceanica di circa 6mila chilometri tra andata e ritorno.

I ricercatori per ottenere i dati utili alla ricerca, hanno utilizzato tre piccoli dispositivi: il primo posto sotto la mascella dei mammiferi, in grado di contare il numero di volte che si nutrivano e di misurare la loro profondità. Il secondo, un localizzatore satellitare che forniva informazioni sulla posizione e il terzo una videocamera intelligente con un flash di luce LED a infrarossi.

È stato scoperto così che, per esempio, le elefantesse marine, per guadagnare il grasso corporeo necessario per la riproduzione e per mantenere il calore nelle acque gelide, si immergono per lunghissimi periodi di tempo molto in profondità, fino a 20 ore al giorno, con solo pochi minuti di respirazione in superficie, nutrendosi addirittura da 1.000 a 2.000 volte al giorno.

Inoltre, per mangiare, tralasciano il sonno. Sulla base dei dati raccolti, i ricercatori, infatti, hanno rilevato che, praticamente tutto il tempo lo dedicano a mangiare, lasciando al riposo meno del 20 per cento della giornata. Ma, nonostante tutto questo, il problema di soddisfare il  fabbisogno energetico dei loro grandi corpi, resta per loro un compito difficilissimo al quale devono dedicarsi costantemente.

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Simona Sirianni
Giornalista
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