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18 Settembre 2022
8:26

Il proprietario di Patagonia cede l’azienda per combattere la crisi climatica

la famosa azienda americana ha ceduto il marchio a un'organizzazione no profit. L'obiettivo è investire gli utili nella tutela del Pianeta.

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«Hey amici, abbiamo appena donato l'azienda al pianeta Terra». Sono queste le parole con cui l'alpinista americano, Yvon Chouinard, proprietario di Patagonia, una nota azienda americana di abbigliamento outdoor, ha comunicato su Twitter la scelta di cedere la sua compagnia a un'organizzazione no profit e a un fondo appositamente costituito. A partire da questo momento, gli utili del marchio americano verranno investiti nella lotta alla crisi climatica e nella protezione degli ambienti naturali di tutto il mondo.

La storia di un'azienda attenta da sempre al benessere del Pianeta

La decisione dell'imprenditore non è affatto una novità e arriva al termine di una carriera in cui ha sempre dimostrato una grande attenzione nei confronti dell'ambiente e della sostenibilità dei suoi prodotti. Con lo slogan "riusa – ricicla – ripara", infatti, Chouinard ha aperto in tutto il mondo laboratori che si occupano di dare nuova vita ai capi usati, riducendo così i consumi.

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«Speriamo vivamente che questo gesto influenzi una nuova forma di capitalismo e che il nostro non diventi un mondo in cui vi sono pochi ricchi e tanti poveri – ha dichiarato l'imprenditore in un'intervista pubblicata dal New York Times – Daremo tutto il denaro possibile alle persone attive nel campo della salvaguardia del nostro Pianeta».

Patagonia, che veniva gestita dall'intera famiglia Chouinard, manterrà la sede a Ventura, in California, e continuerà a vendere pantaloni, giacche e abbigliamento sportivo, ma le azioni con diritto di voto – il 2% del totale – passeranno alla nuova Patagonia Purpose Trust, mentre le azioni ordinarie, che rappresentano il restante 98%, verranno gestite dalla no profit Holdfast Collective.

La famiglia non ha ricevuto alcun beneficio fiscale per questa donazione e, come sottolineato dallo stesso proprietario: «Da questo momento, il nostro unico azionista sarà la Terra».

La decisione presa dalla famiglia Chouinard è una novità assoluta nell'ampio campo dell'abbigliamento e della moda, ma può davvero generare ricadute positive concrete sul destino del Pianeta?

«Una scelta come questa è da considerarsi senza dubbio positiva su più fronti – commenta a Kodami Simone Pollo, professore associato di Filosofia morale nel Dipartimento di Filosofia alla Sapienza di Roma – In primo luogo, è ovviamente utile per quanto riguarda gli investimenti economici, che verranno destinati a scopi urgenti, apprezzabili e quanto mai necessari, come quelli legati all'emergenza climatica. In secondo luogo, grazie a Patagonia si dimostra nei fatti che l'economia, anche quella che si muove a livello globale, può cambiare stile e struttura. Può essere diversa da ciò a cui siamo abituati, venire sostituita da azioni tutt'altro che tradizionali e compatibili con la causa ambientale».

La famiglia Chouinard è quindi un ottimo esempio, ma per ora il loro resta ancora un atto isolato e, secondo l'esperto, finché rimarrà tale, difficilmente sarà sufficiente per cambiare la struttura dei metodi di produzione convenzionali.

«Sebbene si tratti di un importante messaggio positivo, non riesco ad essere completamente ottimista – commenta Simone Pollo – Mi sembra difficile pensare che l'azione individuale, o di piccoli gruppi, possa essere davvero sufficiente per affrontare un dilemma complesso e impegnativo come la lotta alla crisi climatica. Purtroppo credo che, di fronte alla situazione che stiamo vivendo, serva intervenire in maniera più imponente, con azioni politiche coordinate e globali. Obiettivi molto più difficili da raggiungere e che, per il momento, non intravedo nemmeno all'orizzonte».

Secondo il filosofo, infatti, modificare la destinazione degli utili è solo uno dei tasselli di un puzzle che va composto su più fronti per ottenere un cambio di rotta generale e capace di modificare concretamente il nostro futuro.

«Non possiamo certo illuderci che si possa smettere di consumare, perché la nostra stessa presenza sulla Terra richiede inevitabilmente consumi e produzione. Per intervenire sul nostro destino, saremo chiamati a modificare in maniera più ampia i  modelli economici tradizionali – conclude l'esperto – Questa riflessione, però, non è più riferita solo all'azienda americana in questione, che sta effettivamente facendo il possibile per intervenire, ma è una visione generale, che mette al centro il futuro di ognuno di noi. Possiamo davvero fare la nostra parte come individui, ma abbiamo bisogno del supporto di un intervento politico collettivo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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