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L'Assemblea delle Nazioni Unite per l'Ambiente ha votato una risoluzione che riconosce la correlazione tra benessere animale e crisi ambientale. È la prima volta a livello globale che si fa esplicito riferimento a questo tema.
È il risultato raggiunto durante l'ultima delle cinque giornate dell'Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA-5) che si è tenuta dal 28 febbraio al 2 marzo a Nairobi, in Kenya. La cinque giorni ha riunito i rappresentanti dei 193 Stati membri dell'ONU, delle imprese, della società civile per discutere e dare seguito agli obiettivi climatici e ambientali individuati durante la Cop26 di Glasgow.
La risoluzione è stata sostenuta da Ghana, Etiopia, Burkina Faso, Senegal, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Pakistan, insieme a un gran numero di associazioni intervenute ai lavori, tra queste anche la World Federation for Animals (WFA) che in un comunicato ufficiale ha sottolineato la storicità del provvedimento: «Questo è momento spartiacque per il movimento di protezione degli animali – ha commentato l'ad James Yeates – È un enorme successo collettivo per i nostri membri e partner e dimostra l'impatto di una coalizione mondiale di Ong animaliste. Una comprensione olistica dei legami tra la sofferenza degli animali e i danni ambientali, e una maggiore collaborazione tra le agenzie con obiettivi condivisi sono pietre miliari per migliorare il benessere degli animali in tutto il mondo».
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La risoluzione "Nexus between Animal Welfare, Environment and Sustainable Development" (Nesso tra benessere degli animali, ambiente e sviluppo sostenibile) fa esplicito al benessere animale e alla crisi climatica in un'ottica One Health, l'approccio che promuove la salute globale riconoscendo il legame indissolubile che lega salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema.
Insomma, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità individuati dall'Agenda 2030 – il documento programmatico dell'ONU per lo sviluppo sostenibile – non basta proteggere la salubrità degli ambienti antropici, bisogna agire pensando all'animal welfare, e l'Onu lo ha riconosciuto ufficialmente. Nessuno sarà più escluso dai goal individuati dall'Agenda, neanche gli animali.
A rappresentare l'Europa ai tavoli dell'UNEA-5 c'era Virginijus Sinkevičius, il commissario per l'Ambiente: «Il nostro pianeta affronta la triplice crisi dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell'inquinamento – ha dichiarato poco prima dell'inizio dei lavori kenioti – L'UE non solo vi fa fronte in casa, ma costruisce anche alleanze sulla scena internazionale, dato che dobbiamo reagire insieme a queste sfide globali. Sono in Kenya per garantire le priorità fondamentali dell'UE, soprattutto nell'avvio dei negoziati per un nuovo accordo globale sulla plastica. Abbiamo già oltre 140 partner e confido che la comunità internazionale saprà intensificare gli sforzi. Collettivamente possiamo avere un impatto reale, è quanto auspico in seno all'Assemblea delle Nazioni Unite per l'Ambiente».
Ora, però, questo storico passaggio non deve restare lettera morta: tutti i paesi ONU dovranno attivarsi per concretizzare attraverso le loro politiche anche questo nuova risoluzione. L'obiettivo finale – dell'Agenda 2030 e della risoluzione recentemente approvata – è infatti sradicare la povertà e contemporaneamente proteggere il pianeta con tutti i suoi abitanti.
