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25 Agosto 2023
14:55

Il nuovo Garante per il benessere animale di Piacenza: «Le cessioni di proprietà sono abbandoni»

Piacenza ha appena nominato il suo Garante per il benessere animale. Si chiama Giovanni Peroni ed è responsabile del canile comprensoriale di Montebolzone – Agazzano dal 1991, nonché tecnico veterinario della struttura ed educatore cinofilo.

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Il Comune di Piacenza ha nominato il Garante per la Tutela degli Animali, passo fondamentale e atteso da tempo. Ad assumere l’importante ruolo sarà Giovanni Peroni, responsabile del canile comprensoriale di Montebolzone-Agazzano dal 1991, ma anche tecnico veterinario della struttura ed educatore-rieducatore cinofilo.

«Ne è passato di tempo da quando ho cominciato come volontario nel canile di Piacenza – racconta a Kodami Peroni – Allora era gestito dalla Lega nazionale per la difesa del cane, associazione di cui faccio parte tutt’ora, fino al ’91 quando sono stato nominato io responsabile della gestione del rifugio che attualmente serve per 12 comuni».

Il lavoro fatto è stato notevole: «Quando sono arrivato trent’anni fa i cani erano circa 300, ma abbiamo superato anche i 400. Adesso, però, sono circa un centinaio e ormai da qualche anno ci siamo attestati su questo numero e possiamo dire di essere piuttosto soddisfatti pur avendo sempre la prospettiva di migliorare. Le problematiche esistono, naturalmente, prima tra tutte le rinunce di proprietà che continuano ad aumentare, soprattutto di molossoidi, tra cui Pitbull, Amstaff, ecc. e poi tutte le problematiche dei cani che arrivano dal Sud».

Non manca il problema di far trovare una famiglia ai cani anziani che contraddistingue un po’ tutti i canili: «Succede ovunque, questi cani hanno poco appeal si preferiscono cuccioli o giovani. Noi ci siamo inventati un progetto per incentivare la loro adozione che si chiama “cAnima” e prevede un aiuto all’adottante di un cane che ha più di sette anni, ma siamo riusciti a trovare pet mate anche per cani di 19 e 20 anni che avevano trascorso la maggior parte della loro vita qui in canile, dando loro la possibilità di finire gli ultimi anni provando l’amore di una famiglia».

Nei 30 anni dedicati alla causa, Peroni non si è limitato a portare avanti l'attività: «Non bastava lavorare per affrontare al meglio la gestione di un canile. Per questo ho voluto studiare, prepararmi, ho voluto capire fino in fondo che cosa stavo facendo. Allora, peraltro, si sapeva poco o nulla di cani e della loro gestione, men che meno della gestione dei canili, che erano nati da poco; basti pensare che la legge sul divieto dell’eutanasia sui cani e quindi della realizzazione dei canili in Emilia Romagna è uscita nel 1988, quindi dalla sera alla mattina non si abbattevano più i cani, fortunatamente, ma la domanda era “e adesso, però, dove li mettiamo, come, in che numero…”. Tutti quelli che c’erano allora, compreso me ovviamente, hanno dovuto affrontare questa parte di storia che oggi è poco conosciuta dai giovani ma che non è stata affatto facile, anche perché non ci occupiamo di cose e di oggetti, bensì di animali ovvero esseri viventi e senzienti che hanno diritti, primo quello di vivere in uno stato di benessere nel limite di quanto l’ambiente e le strutture ci consentono, ovviamente».

Partendo proprio da questo principio, Peroni ha quindi ottenuto la qualifica di tecnico veterinario, è vice capo nucleo delle guardie zoofile della Lega per la difesa del cane di Piacenza e educatore cinofilo: «Questo è stato ciò che mi sembrava di dover fare per lavorare nel migliore dei modi. E ora, dopo 32 anni c’è stata la possibilità di assumere il ruolo di Garante per la tutela degli animali in Comune e io mi sono candidato, ma senza nessuna pretesa. Ho consegnato soltanto il mio curriculum all’Amministrazione e ho detto: se avete bisogno di un politico, stracciatelo pure, se avete bisogno di un tecnico io mi metto a disposizione. Ovviamente l’incarico è gratuito, ma la cosa importante è poter offrire ciò che si è imparato».

Il campo è limitato, purtroppo, a quelli che sono considerati gli animali da compagnia: «Sì, l’attività specifica riguarderà solo i domestici, anche se non significa che il Garante non possa esprimersi a titolo personale su qualsiasi altra situazione. Il suo compito, però, è fondamentalmente quello di verificare che tutte le normative, ordinanze, regolamenti a tutela degli animali vengano applicati e poi di organizzare e realizzare eventi informativi ed educativi non solo per quel che riguarda la normativa, ma anche per quel che riguarda la buona gestione degli animali, raccogliendo anche le segnalazioni dei cittadini inerenti ai presunti maltrattamenti per poi inoltrarle agli enti preposti al controllo. Una cosa, però, voglio sottolineare: il Garante non è la persona alla quale fare denuncia di un fatto, il Garante è un intermediario e non può agire direttamente sul caso».

Ma Piacenza che città è nei confronti degli animali, che tipo di rapporti ha con loro? «E' una città fortunata perché è una città di provincia non grande, dove finora si sono affrontate le problematiche in tempi relativamente brevi. Quali sono queste problematiche? Quelle che hanno un po’ tutti i Comuni e le regioni del Nord: intanto, da quando c’è la legge regionale che lo permette, un netto aumento delle rinunce di proprietà che – fatemelo dire – altro non sono altro che abbandoni legalizzati, visto che per il cane il grande trauma non è il luogo dove viene lasciato ma lo stacco improvviso dall’umano di riferimento. La legalizzazione della rinuncia di proprietà, senza educazione precedente, fa pensare alle persone che un cane si possa adottare a cuor leggero, tanto poi… e no, non è così per niente. Perché la maggior parte di cani vittime di rinunce sono cani che hanno sviluppato delle problematiche a causa di pet mate impreparati che non sapendole affrontare anziché andare a monte e scoprire il perché e farsi aiutare da un educatore se ne sono liberati. Ma quel cane avrà il problema per tutta la vita di trovare un’altra famiglia, visto che non tutti sono disposte a prendersi carico di un impegno del genere».

Altro caso, sono in cani adottati al Sud: «La cessione di cani adottati al Sud sono un problema, ovviamente non per il cane, ma per le modalità di adozione che ancora spesso usano nel Meridione. Noi siamo pieni di cani adottati guardando una foto, e questo non va bene per niente, altro che farselo spedire tipo pacco Amazon: si prende la macchina e si va a vederlo, a conoscerlo, a capire che cane è e a se si può essere per loro i migliori umani di riferimento. I nostri canili sono pieni di cani da adottare ma le persone guardano al Sud perché, essendoci battuti per anni per le sterilizzazioni, qui da noi è difficile trovare dei cuccioli. Cosa succede, però, se il cucciolo preso a distanza non va bene all’adottante? Lo lascia in canile perché, giustamente, mica torna da dove è venuto il povero cane. Io sono dispostissimo a prendere tutti i cani che arrivano da qualunque parte, ma prima liberiamo i nostri canili che continuano a riempirsi. L’altro caso, invece, è la rinuncia di proprietà di razze ben precise come Pitbull, Amstaff e molossoidi che arrivano con problemi comportamentali sempre a causa di persone impreparate. Sono convinto che più educazione, più preparazione e più consapevolezza prima di adottare un cane risolverebbero da sole la maggior parte di tutti i nostri problemi, ma da quel momento siamo ancora lontani. Proverò nel mio ruolo ad avvicinarmici un po' di più».

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Simona Sirianni
Giornalista
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