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2 Gennaio 2022
11:00

Il nibbio bruno (Milvus migrans)

Il nibbio bruno è uno dei rapaci più diffusi al mondo, purtroppo, però, le uccisioni illegali e la riduzione degli habitat ne minacciano la sopravvivenza.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il nibbio bruno (Milvus migrans) è un uccello rapace diurno della famiglia degli accipitridi, la stessa di sparvieri, aquile e poiane. Questo rapace migratore, presente in quasi tutti i cieli d'Europa da marzo a ottobre, al momento non è considerato a rischio di estinzione, ma la sua condizione potrebbe peggiorare nei prossimi anni per via di alcuni importanti cambiamenti nei suoi habitat.

Come è fatto il nibbio bruno

Il nibbio bruno ha un piumaggio molto scuro, soprattutto in corrispondenza delle punte delle ali, che sono addirittura nere. Le parti inferiori del corpo, invece, sono di sfumature che vanno dal marrone alle tinte rossicce. La testa è di un colore tendente al grigio, e anche la coda è più chiara. La forma delle ali è piuttosto allungata e stretta. La coda è lunga, sebbene non raggiunga le dimensioni di quella del nibbio reale, e viene utilizzata come timone nelle agili planate.

Gli individui giovani non sono molto differenti dagli adulti e si distinguono unicamente per la presenza di due evidenti bande chiare e per la coda, che appare meno forcuta rispetto a quella degli adulti. Questo rapace ha dimensioni che vanno dai 55 ai 65 centimetri e un'apertura alare che può arrivare fino al metro e mezzo. Il peso corporeo di un individuo adulto va dai circa 600 grammi fino ad un massimo di 1000 grammi. Le femmine, infine, sono distinguibili perché raggiungono dimensioni leggermente superiori rispetto a quelle dei maschi

La vita del nibbio bruno

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Verso l'inizio della primavera (metà marzo), le coppie cominciano a costruire il proprio nido. L'accoppiamento avviene tra aprile e maggio. Durante la stagione riproduttiva il nibbio bruno, che vive in coppia, ha un comportamento territoriale e spesso mostra atteggiamenti aggressivi verso gli altri rapaci. Una volta al di fuori del proprio territorio di nidificazione, questo animale diventa gregario ed è infatti possibile che più individui si alimentino contemporaneamente nello stesso luogo.

La femmina depone 2,3 o 4 uova a 24 ore di distanza una dall'altra, e ha una sola covata annua con un'incubazione della durata di circa 31 – 32 giorni. Dopo la nascita, i piccoli impiegheranno 40 -42 giorni per essere pronti per l'involo. La durata della vita di questo animale può raggiungere i 25 anni.

Habitat e distribuzione

Il nibbio bruno preferisce gli ambienti collinari o di pianura a quelle montani e, a differenza di altri rapaci mostra, inoltre, la tendenza a concentrarsi presso zone umide o discariche di rifiuti, le quali vengono utilizzate come fonte di alimentazione. Si tratta di un uccello migratore individuabile in quasi tutti i paesi europei da marzo a ottobre. In Italia è possibile osservarlo sull'arco alpino, nell'Appennino centrale sul versante tirrenico e sull'Appennino meridionale. Inoltre, alcuni individui sono stati osservati in Sicilia e in Sardegna a partire dal 1991. Il nibbio bruno che vive alle nostre latitudini sverna generalmente in Africa Subsahariana, ma secondo uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia dell'Università La Sapienza e pubblicato nel 2009, anche alcune zone d'Italia sono considerate un luogo di svernamento per la specie.

Questa rapace ha una distribuzione molto ampia che, al di fuori dell'Europa, va dal Medio Oriente all'Asia meridionale, fino a raggiungere addirittura l'Australia. Secondo uno studio condotto nell'ambito del progetto Bird migration through the Straits of Gibraltar, le principali rotte migratorie europee sono 3: mentre i nibbi bruni dell'Europa occidentale migrano attraverso lo stretto di Gibilterra verso l'Africa occidentale, gli individui provenienti dall'Italia e, in misura minore, dall'Europa centrale tendono a raggiungere, come abbiamo visto, l'Africa occidentale subsahariana. Per farlo attraversano il Mediterraneo centrale e più precisamente utilizzano principalmente il Canale di Sicilia.

La popolazione orientale infine, nidificante nell'Europa orientale e nel Medio Oriente, migra lungo la costa orientale del Mediterraneo e del Mar Nero verso il Mar Rosso, attraversandolo vicino a Suez, oppure scegliendo lo stretto di Bab-el-Mandeb. Questi nibbi bruni, tendono a trascorrere l'inverno in Medio Oriente e nell'Africa orientale.

Secondo quanto riportato sul sito del Museo di Zoologia del Michigan, le popolazioni di nibbio bruno che vivono nelle zone con climi tendenti al tropicale, possono però anche rimanere stanziali nello stesso luogo per tutto l'arco dell'anno.

La popolazione di nibbio bruno in Italia, secondo i dati riportati dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) è complessivamente stabile e comprende un numero di individui che va dai 1694 ai 2276. Questa specie è minacciata in molti luoghi del mondo per via della riduzione degli habitat idonei alla nidificazione, ovvero le foreste caratterizzate da alberi maturi e soprattutto dal basso disturbo antropico. 

Alimentazione

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In generale, secondo quanto riportato nel rapporto dello status e della distribuzione dei rapaci diurni nidificanti in Lazio, questa specie si nutre prevalentemente di pesci, piccoli mammiferi, uccelli, carogne e rifiuti. L'alimentazione opportunistica del nibbio bruno sta vedendo però, negli anni, una graduale mutazione. Mentre un tempo si nutriva nei pressi delle zone agricole dove poteva individuare il maggior numero di carcasse, oggigiorno viene infatti sempre più spesso individuata spesso nei pressi delle discariche a cielo aperto. La progressiva chiusura di questi luoghi, sempre secondo la IUCN, potrebbe avere un impatto negativo sulla popolazione italiana nidificante, causandone un passaggio da "specie non a rischio" a "vulnerabile".

Conservazione e rapporto con l'uomo

Le minacce principali per questa specie sono costituite dalle uccisioni illegali e dalla riduzione degli habitat idonei alla nidificazione ovvero habitat forestali anche di ridotte dimensioni, ma caratterizzati da alberi maturi e basso disturbo antropico. Molte colonie, inoltre, come abbiamo visto, dipendono dalle risorse rese disponibili dalle discariche, ambienti che si ridurranno sempre più nel prossimo futuro. Sempre secondo il rapporto dei rapaci diurni nidificanti in Lazio, preso atto dell'inevitabile diminuzione di questi ambienti, una soluzione per la tutela della specie, potrebbe essere l'allestimento di punti di foraggiamento artificiale.

Nei confronti di questa specie sono previste misure speciali di conservazione nella Direttiva Uccelli 2009/147/CE, all'interno della quale vengono richiesti accordi internazionali anche per la gestione. Questo rapace è stato inserito, inoltre, nella Convenzione di Bonn, dedicata unicamente alle specie migratrici, e nella Convenzione di Berna, sulla Conservazione della Vita selvatica e degli Habitat Naturali.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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