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14 Febbraio 2024
10:30

Il microchip è obbligatorio per i gatti?

Il microchip è uno strumento importante che può aiutare a ritrovare i compagni animali in caso di fuga o smarrimento. La legge nazionale ne impone l'obbligo per i cani, ma non per i gatti. A questa regola generale però ci sono alcune eccezioni.

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Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
gatto veterinario

L'iscrizione in anagrafe degli animali d'affezione fa riferimento, di solito, principalmente ai cani. Il microchip per i cani è infatti obbligatorio ed è un utile strumento per gestire il fenomeno del randagismo. Tuttavia, la questione microchip riguarda anche i gatti: l'iscrizione in anagrafe e la microchippatura sono possibili e sono previste anche per loro. La domanda fondamentale che si pone a questo punto è: sono obbligatorie anche per i gatti?

A livello nazionale, in realtà, non è previsto alcun obbligo di iscrizione in anagrafe (e di conseguente inoculazione del microchip identificativo) per i gatti. Ci sono però delle Regioni che, in forza della loro autonomia normativa in materia, hanno deciso di introdurlo. Come si vedrà a seguire, poi, l'iscrizione dei gatti è necessaria se si decide di cederli o, ancora, di viaggiare con loro all'estero. Obbligatorio o meno, il microchip rappresenta uno strumento molto utile per una custodia sicura dei gatti, consentendo di ricondurre ogni esemplare eventualmente smarrito al proprio pet mate.

Dove è obbligatorio il microchip per i gatti?

La normativa nazionale non prevede alcun obbligo di iscrizione in anagrafe per i gatti di famiglia, per quelli liberi l'adempimento è invece imposto. Vi sono comunque dei casi in cui la microchippatura dei felini diviene una condizione necessaria per l'espletamento di talune attività. In particolare, una preventiva iscrizione in anagrafe risulta obbligatoria:

  • per il rilascio del passaporto europeo, il cosiddetto "pet passport", un documento che ha la funzione di garantire una maggiore sicurezza contro pericoli di natura sanitaria legati ai movimenti tra i vari Paesi di cani, gatti e furetti. Viene richiesto negli spostamenti tra Stati membri dell’Unione Europea ma anche verso quelli esterni. Non sempre il passaporto in discorso risulta sufficiente. Alcuni Paesi richiedono, infatti, la presentazione di ulteriore documentazione sanitaria;
  • per la vendita e cessione (a qualsiasi titolo) di uno o più gatti; l'Accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2013 prevede infatti «il divieto di vendita e cessione, a qualsiasi titolo, di cani e gatti non identificati e registrati secondo quanto convenuto con il presente Accordo, nonché di cani e gatti di età inferiore ai due mesi, fatti salvi i casi in cui i cuccioli devono essere allontanati dalla madre per motivi sanitari certificati da un medico veterinario pubblico o privato abilitato ad accedere all'anagrafe canina regionale».

Come accennato in premessa, vi è poi una Regione che ha fatto un passo ulteriore e differente e ha imposto la microchippatura anche dei felini. Questa è la Lombardia, che all'articolo 105 della propria Legge Regionale 30 dicembre 2009, n. 33 stabilisce: «il proprietario*, il possessore o il detentore, anche temporaneo di un cane o di un gatto (…) è tenuto a iscriverlo all'anagrafe regionale degli animali d'affezione, entro quindici giorni dall'inizio del possesso o entro trenta giorni dalla nascita e comunque prima della sua cessione a qualunque titolo. L'identificazione in modo unico e permanente del cane o del gatto con metodologia indolore, secondo le tecniche più avanzate, è contestuale all'iscrizione nell'anagrafe regionale degli animali d'affezione ed è eseguita dai veterinari accreditati dall'ATS o dai veterinari delle ATS». Ancora: «i medici veterinari, nell'esercizio dell'attività professionale, hanno l'obbligo di accertare la presenza del microchip, o del tatuaggio leggibile, sui cani o sui gatti. Nel caso in cui l'identificazione dovesse risultare illeggibile, il proprietario*, il possessore o il detentore è tenuto a provvedere nuovamente all'identificazione degli animali».

Perché mettere il microchip al gatto?

L'iscrizione dei gatti in anagrafe degli animali d'affezione, con corrispondente inoculazione del microchip identificativo, è un adempimento che, seppur non sempre obbligatorio, può risultare in concreto piuttosto utile. In caso di fuga o smarrimento di questi animali dallo spirito libero, ma anche di appropriazione degli stessi da parte di terzi o anche di vero e proprio furto (situazioni non così infrequenti), il microchip consente la riconsegna al vero titolare e la dimostrazione di detta titolarità. Importante precisare come il microchip non sia un GPS, non consente quindi di localizzare sul territorio il gatto smarrito o sottratto.

La procedura per mettere il microchip ai gatti

Per la microchippatura dei gatti ci si deve rivolgere ad un veterinario autorizzato o ai servizi veterinari della ASL. La procedura è piuttosto semplice ed indolore per l'animale. Il microchip viene inoculato mediante un'iniezione sottocutanea, solitamente all'altezza delle scapole.

Cosa succede se non metto il microchip al gatto?

In via generale – non essendo previsto un obbligo dalla normativa nazionale – non si incorre in alcuna sanzione o problematica nel caso di mancata microchippatura del proprio gatto. Abbiamo visto, però, che ci sono casi in cui questa risulta necessaria ed in tali situazioni le conseguenze possono essere differenti. Se si cede a qualsiasi titolo un gatto in mancanza di previa microchippatura, potranno essere comminate delle sanzioni amministrative pecuniarie.

Senza l'iscrizione in anagrafe non verrà rilasciato il passaporto europeo e il gatto non potrà viaggiare all'estero. Infine, la Regione Lombardia, che ha imposto un obbligo generale su tutto il proprio territorio, nella propria legge regionale prevede una sanzione da euro 25 ad euro 150 per l'inosservanza della disposizione.

* Per questo articolo, trattandosi di aspetti tecnici inerenti la proprietà, si è dovuto derogare alla scelta – in cui Kodami crede fortemente – di non fare mai utilizzo dei termini “proprietario” di animali, o peggio ancora “padrone”, i quali possono essere sostituiti, ad esempio, da un maggiormente etico “pet mate”.

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Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
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