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23 Settembre 2021
17:49

Il lavoro di squadra dei tessitori del deserto aiuta a capire come nasce l’altruismo negli uccelli

Un nuovo studio sulla cooperazione nel tessitore passerino dai sopraccigli nel Kalahari fornisce nuove e importanti indizi su come perché l'altruismo si è diffuso negli uccelli. Aiutare gli altri a crescere i loro pulli a discapito del proprio successo riproduttivo è vantaggioso quando le condizioni ambientali sono imprevedibili, in particolare durante i periodi di siccità. Risulta invece sconveniente quando le condizioni ambientali sono ottimali.

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L'altruismo negli animali è uno dei più antichi e apparentemente inspiegabili paradossi evoluzionistici. Fin dalla pubblicazione de L'origine delle specie lo stesso Darwin, e tutti gli altri naturalisti dopo di lui, hanno avanzato nel tempo diverse ipotesi sul perché della comparsa di un comportamento tanto svantaggioso per i singoli. Aiutare gli altri a discapito del proprio successo riproduttivo sembra non avere senso da un punto di vista evoluzionistico, ma un nuovo studio effettuato su un piccolo uccello sociale che vive nel deserto del Kalahari, ha appena aggiunto un importante nuovo tassello che ci avvicina sempre più alla soluzione di questo enigma. I ricercatori dell'Università di Exeter hanno scoperto che nel tessitore passerino dai sopraccigli vivere in gruppo e aiutare gli altri a riprodursi, consente a questi uccelli di affrontare meglio gli ambienti con condizioni climatiche imprevedibili, ricavando un notevole vantaggio sugli altri. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

Cooperare può essere vantaggioso, ma non sempre

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Il tessitore passerino dai sopraccigli (Plocepasser mahali) è un piccolo uccello molto comune nelle zone aride e tra le praterie dell'Africa centromeridionale. Vive in piccoli gruppi sociali che solitamente sono formati da una sola coppia riproduttiva e fino a dieci aiutanti che danno una mano ad accudire e crescere i pulli. Quelli che vivono nel deserto del Kalahari devono affrontare condizioni ambientali piuttosto avverse e instabili, con precipitazioni che variano notevolmente durante l'anno, lunghi periodi di siccità e di conseguenza scarsità di cibo. I ricercatori hanno osservato questi uccelli nel deserto per ben 12 anni e hanno scoperto che i gruppi composti da numerosi aiutanti allevavano molti più pulli soprattutto nei periodi di siccità.

Il maggiore successo riproduttivo rispetto ai gruppi meno altruistici non era quindi sempre scontato, anzi. Quando le condizioni ambientali erano invece favorevoli, con molta pioggia e il cibo abbondante, i gruppi con meno aiutanti erano più avvantaggiati e si riproducevano di più. Questo significa che la cooperazione non è necessariamente un comportamento conveniente sempre, ma solo in particolari condizioni ambientali. Potrebbe quindi essere proprio questo il meccanismo che ha permesso all'altruismo di diffondersi maggiormente tra alcuni animali, perlomeno negli uccelli sociali: cooperare e lavorare di squadra aiuta la famiglia ad affrontare i periodi più difficili negli ambienti con condizioni climatiche variabili e imprevedibili.

Un nuovo tassello per comprendere l'altruismo

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Questo importante studio è linea con altri che hanno ottenuto gli stessi risultati sull'altruismo legato alle instabilità ambientali, il cosiddetto modello altruistic bet-hedging. Spesso il comportamento cooperativo è infatti associato ad ambienti particolarmente ostici, in particolare dove le precipitazioni sono molto variabili. Se è vero che la maggior parte degli individui ha come imperativo biologico riprodursi e trasmettere i propri geni, a volte può essere conveniente aiutare a crescere i piccoli dei parenti più stretti, con cui si condivide una buona parte del DNA. Questo tipo di selezione chiamata "parentale" vale ovviamente anche per i tessitori del Kalahari, ma ora sappiamo anche in risposta a quali condizioni ambientali si è diffusa.

I ricercatori hanno anche scoperto che le femmine di tessitore avevano una maggiore predisposizione alla cooperazione altruistica rispetto ai maschi. Le femmine nutrivano infatti con maggiore frequenza i pulli ed era quindi il loro numero a influenzare l'effettivo successo riproduttivo del gruppo. Questo dimostra che è quindi l'aiuto concreto a fare la differenza per il gruppo, e non solamente il maggior numero degli individui. Infine gli scienziati credono inoltre che questo studio possa aiutare a prevedere in che modo l'altruismo si diffonderà negli uccelli in futuro. Se la cooperazione è davvero fortemente legata alle condizioni instabili del clima, potrebbe allora diventare sempre più comune in risposta ai cambiamenti climatici.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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