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20 Agosto 2023
9:00

Il gatto sceglie il suo cibo in base all’odore o al gusto?

Il gatto non usa solo gusto e olfatto per scegliere un alimento, ma tutti i sensi. Vediamo come gusto, olfatto, vista, tatto e udito possano fare la differenza per lui.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il gatto è sicuramente un animale molto più complesso da capire per noi esseri umani, rispetto al cane. Anche dal punto di vista alimentare, infatti, il gatto presenta alcune peculiarità molto caratteristiche e, soprattutto, non si adatta la maggior parte delle volte a quanto noi offriamo, al contrario del cane (poverino).

Essendo un carnivoro stretto e cacciatori solitari, il modo che hanno di selezionare il cibo dipende fortemente da queste caratteristiche. In natura infatti predano e mangiano piccoli animali, consumandoli caldi subito dopo la predazione e evitando in modo categorico di mangiare cibo che non conoscono, per evitare avvelenamenti accidentali. Vediamo quindi in questo articolo in quale modo esattamente il vostro gatto sceglie il cibo, dato che lo fa letteralmente utilizzando tutti i suoi sensi.

Gusto

Al contrario degli esseri umani, discendenti di antenati raccoglitori, dove spesso il cibo veniva selezionato e provato anche tramite il gusto, il gatto ha un senso del gusto molto più limitato. Se infatti l’essere umano presenta un numero di gemme gustative decisamente alto (circa 9000), nella bocca di un gatto ne abbiamo circa venti volte meno (circa 470-500).

Rispetto al cane però, il gatto ha un senso dell’amaro molto più sviluppato, che lo porta a rifiutare categoricamente qualsiasi cibo che ne abbia anche solo una punta di sapore. Inoltre non è in grado di sentire il gusto dolce e quindi non dovrebbe (condizionale d’obbligo) esserne attratto, mentre sente molto bene il salato, da cui è attratto. L’acido è un gusto che può provocare sia avversione che piacere, se in piccole quantità ovviamente. Il gatto ha poi un gusto aggiuntivo che noi non abbiamo, l’umami, correlato alla presenza nel cibo di proteine di origine animale. Nulla di inaspettato per un carnivoro stretto, insomma!

Olfatto

Essendo un cacciatore, come per il cane, anche nel gatto il gusto dell’olfatto è molto più sviluppato rispetto all’uomo. Mentre noi abbiamo infatti solo 3-4 centimetri quadri di mucosa olfattiva all’interno delle nostre narici, il gatto ne più di 5 volte questa quantità, arrivando tranquillamente a 20 centimetri quadri di mucosa olfattiva.

Da questo possiamo dedurre quanto è importante per il gatto il profumo del cibo, soprattutto per farlo avvicinare all’alimento. Per questo, possiamo invogliarlo sprigionando, tramite il calore, alcune delle molecole che maggiormente lo andranno a stimolare, legate a reazioni chimiche si instaurano su proteine e grassi.

Vista

Mentre abbiamo visto come per il gusto e l’olfatto in qualche modo sia cane che gatto dimostrino il loro essere carnivori, per quello che riguarda la vista, il gatto si differenzia in modo netto dal cane. Essendo infatti un cacciatore crepuscolare, il gatto fa grande affidamento sul senso della vista per cacciare, avendolo fra l’altro molto sviluppato.

Non è un caso quindi se gli alimenti commerciali per cani hanno un po’ tutti la stessa forma e colore, mentre quelli per gatti hanno forme e soprattutto colori diversificati. Questo è legato ad uno stimolo del gatto dal punto di vista visivo.

Unica nota al riguardo: attenzione perché i coloranti, per quanto non siano esclusi dalla legislazione riguardo gli alimenti per cani e gatti, non sono generalmente considerati delle sostanze sicure. Per quanto quindi il vostro gatto si possa far ingannare, non cadete nella stessa trappola e evitate i cibi che contengono coloranti. Come potrete notare nessuna delle marche migliori utilizza questo escamotage!

Tatto

Molto particolare è anche l’utilizzo del senso del tatto nella scelta del cibo per il gatto. Se infatti abbiamo visto l’olfatto è il senso che lo invoglia ad avvicinarsi alla ciotola, una volta cominciato a mangiare, sono soprattutto gusto e tatto i due fattori che giocano il ruolo maggiore. Il gatto infatti può avere, in modo molto individuale, delle preferenze precise per una forma o consistenza di alimento rispetto ad un’altra.

Alcuni gatti ad esempio adorano il secco, croccante, magari con delle crocchette che abbiano anche delle piccole “punte” come a simulare piccoli ossicini che si rompono durante la masticazione, mentre altri adorano gli omogenizzati. Ci sono gatti che vogliono solo straccetti, filetti, più umidi o più secchi, insomma, tutto fa la differenza.

Neanche a parlare dell’avversione che la maggior parte dei gatti ha per tutto ciò che lascia consistenza sabbiosa nel cibo, come purtroppo molto integratori. Al momento quindi di somministrare il cibo, dobbiamo considerare tutto, anche “la forma” e la consistenza che ha!

Udito

Sono sicura che non è facile capire cosa c’entri l’udito con il cibo, eppure anche qui abbiamo una spiegazione. L’udito, in termini di silenzio soprattutto e assenza di rumori molesti, è essenziale infatti perché un gatto mangi, … o beva! Lo sanno molto bene tutti i petmate che provano ad acquistare delle fontanelle per l’acqua, che scoprono come il lievissimo rumore che fa la fontanella sia sufficiente per allontanare il gatto.

Se vogliamo comprendere il nostro gatto, dobbiamo pensare che non è solo un predatore, ma anche una preda in ambiente naturale. In questo contesto quindi, ogni minimo rumore, può rappresentare per il gatto un pericolo e per questo può essere la vera ragione per cui un gatto non mangia o non beve. Non si sente sufficientemente tranquillo per farlo! Non importa quanto sia “strano” che si senta in pericolo magari in casa, con voi, dove non ci sta nessun altro. Lui/lei non lo sa e ha ragioni antichissime per essere preoccupato/a. Cercate quindi di garantire al vostro gatto un ambiente silenzioso e tranquillo per mangiare.

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Maria Mayer
Veterinaria esperta in nutrizione del cane e del gatto
Sono laureata in Medicina Veterinaria ed ho conseguito un dottorato di ricerca riguardo l’utilizzo delle medicine non convenzionali negli allevamenti biologici. Il mio percorso di studi comprende, fra l’altro, un Master di II livello in Nutrizione del Cane e del Gatto e un secondi in PNEI e Scienze dalla Cura Integrata.
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