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2 Dicembre 2022
16:43

Il Cras di San Bernardino è salvo. La Provincia di Verbano Cusio Ossola offre 10 mila euro per portare avanti il progetto

La Provincia di Verbano Cusio Ossola offre 10 mila euro al Cras di San Bernardino per portare avanti il progetto anche dopo l'abbandono del fondatore della struttura.

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Il Cras di San Bernardino Verbano, gestito dal veterinario Uberto Calligarich, non chiuderà i battenti come annunciato alcune settimane fa, ma proseguirà la sua importante attività sul territorio grazie ad una collaborazione con la Provincia di Verbano Cusio Ossola.

«In seguito al nostro annuncio, il Presidente della Provincia, Alessandro Lana, ci ha chiesto di resistere ancora e ha messo a disposizione 10 mila euro per sostenere il progetto. Inoltre, ha affermato che chiederà anche alla Regione Piemonte di intervenire – commenta a Kodami Uberto Calligarich – Questi fondi non andranno a me, ma verranno utilizzati per trasmettere la professionalità ad altre figure del settore e per portare avanti un progetto di Cras del futuro, che mantenga le competenze che abbiamo guadagnato negli anni anche quando io non ci sarò più».

Il supporto dei Vigili del Fuoco e le basi del progetto futuro

Aperto nell'1986 da Uberto Calligarich e Alessandra Tamiozzo Calligarich, esperta di nutrizione animale, zootecnia e moglie del veterinario, il Cras di San Bernardino è diventato nel tempo un importante punto di riferimento per gli abitanti della Provincia di Verbano Cusio Ossola, una zona montana del Piemonte a pochi passi dal confine con la Svizzera.

«Questi territori sono fra i più ricchi di biodiversità nel nostro paese – spiega Calligarich – Siamo un luogo importante di migrazioni per l'avifauna e accogliamo poiane, gheppi, astori, aquile e gufi reali, ma anche i mammiferi tipici delle zone alpine, come volpi, faine, martore, stambecchi e camosci».

Anche i Vigili del Fuoco della zona sono consapevoli del valore di questa struttura e, infatti, sono stati loro a fare da mediatori tra il veterinario e la Provincia di Verbano Cusio Ossola. Fin da quando Calligarich ha comunicato l'intenzione di chiudere, il Conapo, ovvero il sindacato di settore ha manifestato la propria preoccupazione. «Si sono impegnati per portare avanti con forza il nostro messaggio, consapevoli del fatto che, in caso di intervento di recupero della fauna selvatica, non avrebbero più avuto nessuno a cui rivolgersi in futuro – spiega Calligarich – Trovo sia giusto riconoscere loro il merito, perché hanno manifestato la preoccupazione alle istituzioni ed è stato grazie a loro se il nostro messaggio è stato finalmente ascoltato».

Il dialogo tra Calligarich, la Regione e la Provincia è ancora alle fasi iniziali e rimangono da chiarire numerosi aspetti della futura gestione: «Non abbiamo avuto tempo di analizzare i dettagli della proposta, ma il nostro desiderio è quello di dare vita ad una struttura che possa fungere da apripista per molti altri Cras. Troppo spesso il ruolo di questi luoghi viene sottovalutato e si crede riguardi unicamente il recupero e la liberazione degli animali feriti – spiega Calligarich – Vorremmo cogliere l'occasione per sfruttare i fondi stanziati dalla Provincia in modo da restare un luogo di divulgazione scientifica, di ricerca e di osservazione dei fenomeni ecosistemici».

I motivi della chiusura e l'importante ruolo del Cras

Uno dei motivi che aveva spinto Calligarich a dichiarare la chiusura di San Bernardino, infatti, era proprio l'impressione che il ruolo del Cras in Italia non venisse trattato con dignità.

«Troppo spesso manca la sensibilità necessaria per capire che non ci limitiamo a dare il biberon ai caprioli, ma ci occupiamo di molti altri compiti, spesso anche delicati dal punto di vista sanitario e tecnicamente complessi – spiega il veterinario – Le amministrazioni, però, non stanziano fondi a sufficienza e si limitano, invece, ad appagare la necessità popolare di vedere l'animale salvato che torna in natura. In questo contesto, quasi tutti i Cras d'Italia vivono una forte sofferenza economica. Noi siamo fortunati perché, fino ad ora siamo riusciti a mantenerci anche grazie all'aiuto di amici e conoscenti. Molte altre strutture, però, necessitano di importanti interventi di ristrutturazione, ma non riescono a sopportare le spese che ciò comporta e, quindi, la situazione continua a peggiorare».

Nei prossimi mesi Calligarich definirà insieme alla provincia il suo graduale percorso di allontanamento dalla gestione, restando però disponibile per trasmettere ciò che ha appreso nei 37 anni trascorsi al Cras di San Bernardino che, oltre ad essere un centro di recupero della fauna selvatica, è anche la sua casa: «Per questa missione sono disposto ad aiutare, finché potrò – conclude Ma l'obiettivo deve restare quello di formare forze giovani e competenti e fornire loro strutture adeguate per svolgere il lavoro in maniera dignitosa».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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