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2 Settembre 2022
13:48

Il collare a strozzo resta vietato a Bergamo: Tar respinge il ricorso degli addestratori di ATAACI

Il collare a strozzo resta vietato a Bergamo. Lo ha deciso il Tar della Lombardia, che ha respinto il ricorso presentato dall'Associazione Tutela Allevamento Addestramento Cinofilo Italiano (A.T.A.A.C.I)

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cane collare

A Bergamo continuerà ad essere vietato usare il collare a strangolo. Lo ha deciso il Tar della Lombardia che ha respinto il ricorso presentato dall'Associazione Tutela Allevamento Addestramento Cinofilo Italiano (A.T.A.A.C.I).

Nel 2017 a Bergamo è entrato in vigore il nuovo regolamento per il benessere e la tutela degli animali in cui, tra le altre cose, al punto 8 dell'Articolo 9, dedicato ai maltrattamenti, viene fatto divieto di utilizzo di collari a strangolo.

Questa norma, però, non è stata accettata dall'A.T.A.A.C.I che, dopo l'entrata in vigore del Regolamento ha fatto ricorso al Comune, chiedendone l'annullamento.

Con la sentenza 813/2022, del 30 agosto 2022, il Tar della Lombardia, ha però respinto il ricorso, accogliendo le difese del Comune, il quale si era costituito a difesa del Regolamento, insieme al Garante per i diritti degli animali, l'avvocato Paola Brambilla.

«Il divieto di maltrattare cani con collari a strozzo è ora messo in sicurezza, ma è solo la punta di un iceberg – commenta Brambilla a Kodami – Con il regolamento di tutela animale, elaborato insieme ad associazioni, agli uffici e ATS, la nostra città ha voluto costruire una nuova dimensione di coesistenza tra uomo, animali d’affezione e spazi urbani e non, fondata sul rispetto e sul dato dell’esistenza di una coscienza animale e di un’empatia reciproca che funziona più della sopraffazione. La nostra è stata una scelta ampiamente accettata e condivisa, come è dimostrato anche dal fatto che, a partire data di proposizione del ricorso e fino ad oggi, a Bergamo non è mai stato necessario sanzionare nessuno».

L'esperta: «La compressione causata dal collare può causare problemi respiratori e soffocamento»

Nel regolamento del Comune di Bergamo si legge: «Si considera maltrattamento di animali e, come tale, sanzionato dal presente regolamento (…) far indossare agli animali museruole nominate "stringi bocca", collari a strangolo o con punte, in qualsiasi modo in grado di provocare potenziale dolore all’animale». Le uniche eccezioni possibili, riguardano situazioni specifiche e circoscritte, quali la cattura o il controllo momentaneo di cani definiti come pericolosi e lo svolgimento di attività al fianco della Polizia.

Secondo l'associazione che ha presentato il ricorso, però, la normativa vieterebbe un comportamento che la scienza medica veterinaria non considera dannoso.

Per smentire questa affermazione, lo stesso Comune di Bergamo, ha chiesto un parere esterno al dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Milano e a rispondere è stata la dottoressa Clara Palestrini, specialista in Medicina Comportamentale Veterinaria, in Etologia Applicata e in Benessere Animale, la quale, nell'ottobre del 2017, aveva commentato: «L'utilizzo dello strangolo o del collare con le punte per affrontare il problema del cane che tira al guinzaglio, è di fatto, un intervento sul sintomo, piuttosto che sulle cause, le quali andrebbero invece identificate prima di dare inizio ad un intervento comportamentale».

A confermare la posizione di Clara Palestrini, vi sono anche numerosi studi scientifici, citati anche nella richiesta di annullamento del ricorso compilata dal Comune, tra i quali vi è la ricerca condotta dal Comparative Pathology Laboratory della School of Veterinary Medicine and Animal Science di São Paulo e pubblicata nel 2020.

I ricercatori, in questo caso, hanno rivelato, durante un'analisi post mortem, la frattura dell'osso ioide, sede d'ancoraggio per i muscoli che permettono i movimenti di lingua, faringe e laringe, causata dalla costrizione del collo da parte della corda, la quale ha determinato a tutti gli effetti la morte del cane per asfissia meccanica.

«Non solo un disagio psicofisico, ma una tecnica punitiva che può peggiorare il problema»

Palestrini sottolinea anche come questo strumento possa risultare pericoloso e finire addirittura per soffocare l'animale: «L’utilizzo di collari a strangolo per punire un cane che tira al guinzaglio può comportare non solo un disagio psicofisico per l’animale, ma rappresenta una tecnica punitiva che può aggravare il problema. Se infatti il comportamento è associato a paura o ad ansia, la punizione servirà solo a rinforzare il problema e ad aggravarlo, o peggio la paura può svilupparsi dove prima non c’era. Non solo, la compressione causata da un collare, in particolare se a strozzo, può determinare compressione o frattura degli anelli tracheali con conseguente dolore, problemi respiratori, soffocamento e difficoltà nella deglutizione».

Della stessa idea è anche Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami, il quale esprime la propria opinione riguardo questo strumento, sottolineando anche l'importanza di un cambio di mentalità che ci porti a superare la necessità di controllo e ragionare, piuttosto, sulla necessità di aprire un dialogo con il soggetto che condivide la vita con noi.

«Secondo me, l' alternativa a un collare a strangolo è un vero e proprio cambio di mentalità nei verso il significato della relazione con il cane – commenta l'esperto – Per superare definitivamente l'utilizzo di questo strumento, bisogna considerare il cane come un'entità con cui dialogare e ricordarsi che, ancora prima di imporre qualcosa, è necessario dedicare tempo e passione per comprendere la sua lingua, consapevoli dell'importanza di questa azione».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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