episodio 14

Il carissimo prezzo dei botti pagato da Nando e Masha: «Così ho salvato la vita alla mia cagna perdendo tre dita»

Per salvare la sua Masha, che aveva raccolto un petardo da terra la sera del 31 dicembre, Ferdinando Girone ha perso tre dita della mano a causa dell'esplosione. «A volte rivedo la scena e non riesco a dormire. Poi la guardo, la accarezzo e penso che ne è valsa la pena. Lo rifarei altre 100.000 volte».

18 Gennaio 2024
15:22
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È la sera del 31 dicembre 2023, poco prima delle 21:00. Nando e Masha, un'American Staffordshire Terrier di 8 anni, escono di casa per fare una passeggiata. Pochi passi appena fuori dall'abitazione nei Quartieri Spagnoli, a Napoli, e dalle loro spalle arriva un petardo acceso che rotola ai piedi dell'uomo. Accade tutto in pochissimi istanti: Masha, attratta da quell'oggetto luminoso in movimento, lo afferra con i denti. Nando infila la mano nella bocca della cagna, estrae il petardo, ma poi arriva l'esplosione e all'improvviso la loro vita cambia per sempre.

«Improvvisamente diventa tutto bianco davanti a me e non riesco a capire cosa sta accadendo. Poi mi giro e vedo Masha a terra che urina e perde molto sangue. Provo a scuoterla, ma non si muove. Poi arriva mia moglie e mi dice: "Guardati la mano, perché non ce l'hai più"». Ferdinando Girone, 40 anni, inizia da quel maledetto momento per raccontare a Kodami quell'attimo e l'immediata corsa in ospedale per lui e in clinica veterinaria per lei. La loro storia è l'ennesima tragica testimonianza sugli effetti devastati di botti e altri esplosivi di Capodanno per la vita delle persone e degli altri animali.

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«Ho subito l'amputazione di tre dita. Ho perso anulare, mignolo e medio. Adesso sto facendo diverse terapie che forse riusciranno nel tempo a farmi recuperare qualcosa. Anche Masha se l'è vista brutta: quando è arrivata in clinica aveva perso tantissimo sangue, aveva un trauma cranico, distacco delle mascelle, ustioni ed era in coma. In pratica, il cane è arrivato in clinica quasi morto – continua Nando – Quella stessa notte, mentre ero in ospedale, mia moglie e mio figlio mi dissero che forse non sarebbe sopravvissuta e anche in quel momento non facevo che pensare a lei. Ho chiesto ai medici se potevo avere un permesso speciale per uscire e andare a vederla».

Masha invece quella notte l'ha superata, grazie al suo temperamento e al corpo forte e robusto da Amstaff ma soprattutto per merito del coraggio e del gesto di Nando. Anche lei ha dovuto però affrontare diverse operazioni e un ricovero in clinica durato 10 giorni. Ancora non ha recuperato del tutto e non sarà più quella di prima. «Purtroppo ha perso parte dell’udito e della vista e ancora non sappiamo quanto riuscirà a recuperare grazie alle cure. Ha ancora dei punti interni e l'esofago infiammato, infatti non riesce più ad abbaiare. Sta sempre a letto, anche perché prende tanti farmaci ogni giorno. Ma va bene così», conclude il pet mate.

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Alcuni pensano che il prezzo altissimo pagato da Ferdinando non valga la vita di un cane. «Sia in ospedale che in strada a volte mi fermano e mi dicono "Ma chi te l'ha fatto fare? Sei un pazzo". Chi dice così non sa cosa vuol dire vivere con un cane – afferma con forza – Masha è la mia famiglia e dove c'è lei c'è felicità in tutta la casa. Quando ci sono momenti brutti lei arriva e te li fa passare in un attimo. Non ci sono parole per spiegare cosa significa condividere la vita con un cane. Quello che ho fatto lo rifarei anche altre 100.000 volte, persino se mi dovrebbe costare tutto il braccio».

Secondo la SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale, che diffonde i dati ufficiali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, in Italia, dal 2012 al 2023, ci sono stati sei morti a causa dei botti di Capodanno e 3.220 i feriti gravi tra cui molti minorenni. A questi numeri vanno poi aggiunti i dati in aumento di quest'anno: un morto e 274 feriti, includendo anche le armi da fuoco e i proiettili vagati, che possono essere sparati tanto dal proprio vicino di casa che da un membro della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana.

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«La mia rabbia è rivolta soprattutto verso chi ancora spara botti pericolosi e chi non fa nulla per evitarlo. È inammissibile che oggi succedano ancora queste cose. Non è giusto che per colpa di ignoti e ignoranti uno debba pagare così tanto colpe non sue. Noi il Capodanno lo passiamo in famiglia e ci divertiamo senza sparare botti – sottolinea Nando – Nella sfortuna a me e Masha è andata persino bene. Ma pensiamo a tutti quei cani e altri animali che non hanno una famiglia e sono per strada. Dov'è scritto che debbano morire in questo modo? Tutto questo è inaccettabile. Botti e petardi vanno fermati».

Anche noi di Kodami non ci stancheremo mai di ribadire con forza che bisogna dire basta all'utilizzo di botti, petardi e fuochi d'artificio. I rischi per la vita delle persone degli altri animali – domestici e selvatici – sono troppo alti per continuare a permettere ancora oggi abitudini e festeggiamenti dannosi e pericolosi per tutti. A poco o nulla servono le ordinanze dei sindaci, puntuali ogni anno, che vengono poi regolarmente ignorate. Occorre fare di più per evitare che storie come quella di Nando e Masha si ripetano.

Noi continueremo a sostenere con forza le persone e le associazioni che ogni anno si impegnano per sensibilizzare l'opinione pubblica e le amministrazioni affinché si dica una volta per tutte stop ai botti. E continueremo a farlo, come sempre, anche attraverso campagne e video di sensibilizzazione, come quello in cui vi abbiamo fatto sentire per davvero cosa prova un cane, un gatto o a un qualsiasi altro animale nella "trincea di Capodanno", ma anche e soprattutto amplificando le voci e le storie come quelle di Ferdinando Girone e Masha.

«Quello che ci è accaduto la sera del 31 dicembre, purtroppo, non lo dimenticherò mai – conclude Nando – A volte di notte, quando chiudo gli occhi e sono a letto, mi ricapita davanti quella scena e non riesco più a dormire. Mi succede spesso in questi in giorni. Poi mi giro e la vedo sul suo lettino. Allora me la guardo, me la coccolo, la accarezzo e penso: "quel gesto allora è servito a qualcosa". Almeno ne è valsa la pena».

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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