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29 Aprile 2021
15:24

Il canile di Trento: «Collaborare con le associazioni e i volontari: bisogna fermare le staffette illegali»

Il canile di Trento ha dato vita a un progetto per fermare le staffette che trasportano i cani dal Sud al Nord Italia illegalmente e favorire invece le associazioni e i volontari che lo fanno nell'ottica del benessere degli animali e degli adottanti. «La conseguenza degli arrivi in Trentino senza controlli sanitari è il disagio che subiscono non solo le famiglie che non ne erano a conoscenza ma aumenta anche il rischio di diffusione di malattie che fino a pochi anni fa non erano presenti sul nostro territorio».

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Cuccioli al canile di Trento

A seguito dell'inchiesta di Kodami sul mondo delle staffette che dal Sud trasportano cani e gatti al Nord in maniera spesso illegale, abbiamo visitato il canile di Trento, dove è in atto un progetto che ha, tra le altre cose, l'obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote a questa pratica: «Vogliamo fare in modo che le persone che desiderano adottare dei cuccioli si rivolgano a noi piuttosto che alle staffette illegali – spiega il presidente della struttura e vice presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Luca Lombardini – e per farlo abbiamo avuto bisogno del via libera del Sindaco Franco Ianeselli, il quale ci ha permesso di fare entrare cani nella nostra struttura anche se non provenienti dal comune di Trento o da comuni convenzionati a patto che, come da convenzione, non vi fossero spese a carico del Comune».

«Se gli adottanti non trovano cuccioli in canile, li cercano in Rete»

«Ogni mese riceviamo decine di richieste di adozioni da parte di famiglie che cercano cuccioli  – spiega Lombardini – Se il nostro canile nel momento della telefonata non ha cani che corrispondano alle richieste di questi adottanti, un istante dopo continuano la ricerca in Rete e, come sappiamo, dal web in un attimo si entra nel mondo delle staffette di cui avete parlato approfonditamente su Kodami e… avete fatto un ottimo lavoro per far capire come stanno le cose. Le staffette illegali vanno fermate. E non si tratta solo di spostamenti dal Sud al Nord Italia, ma i cani arrivano anche dalla Spagna, dalla Croazia, dalla Romania e questi animali mostrano spesso fobie, problemi comportamentali e poche volte sono stati svolti su di loro i controlli sanitari necessari per assicurarne lo stato di salute».

Il progetto del canile di Trento

L'opinione di Luca Lombardini su come comportarsi per ridurre il numero di cani provenienti dalle staffette illegali è chiara: «Oggi il nostro canile ospita meno di 30 cani, molti dei quali hanno problematiche serie che non gli permettono di essere adottati con facilità. Ogni mese riceviamo però decine di richieste di adozioni di cuccioli. Addirittura l'81% di chi compila i questionari per l'adozione vorrebbe portare a casa un cane di età inferiore all'anno e se non lo fa da noi, lo farà altrove. Questa riflessione ci ha spinti a trovare il modo di collaborare con associazioni fidate, in grado di individuare i contesti sicuri da cui prelevare le cucciolate ed essere così anche in grado di rispondere "sì" a chi ci chiede di adottare un cucciolo presso il canile».

Una delle preoccupazioni del vice presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane riguarda proprio la salute degli animali in arrivo: «La conseguenza degli arrivi in Trentino senza controlli sanitari è il disagio che subiscono non solo le famiglie adottanti che non ne erano a conoscenza ma aumenta anche il rischio di diffusione di malattie che fino a pochi anni fa non erano presenti sul nostro territorio. Assicurandoci la salute dei cani in arrivo invece, evitiamo il diffondersi di queste patologie anche potenzialmente contagiose. Per questo motivo, uno dei requisiti necessari per accettare cucciolate presso il nostro canile è che siano in perfetto stato di salute».

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Cuccioli provenienti dalla Bosnia al canile di Trento

I cani in arrivo alla struttura di Trento vengono inoltre seguiti da educatori cinofili, i quali compilano le schede identificative di ogni cane: «Ogni individuo è a sé, per questo verranno adottati solo a seguito di incontri di pre e post affido, grazie ai quali avremo la certezza di tutelare il benessere degli animali e non metteremo in difficoltà le famiglie, proponendo loro cani con attitudini non lontane dalle loro possibilità».

Il pensiero rivolto alle difficoltà che le famiglie possono incontrare adottando i cani che raggiungono il Nord a seguito di lunghi viaggi non è un caso, ma un argomento che viene trattato approfonditamente da chi si occupa di questo settore: «Non mi stupisco dei disagi che vivono molti cani una volta arrivati a destinazione – continua Lombardini – basta vedere come sono costretti a viaggiare in alcuni casi. In un confronto con altri colleghi che seguono queste tematiche, ci siamo accorti di quanto spesso i luoghi di incontro con le future famiglie siano i caselli autostradali o altri luoghi in cui poter svolgere il lavoro di consegna in fretta e poi allontanarsi. Sono proprio questi i segnali da riconoscere per evitare le staffette di cui stiamo parlando».

La prima cucciolata è arrivata dai Balcani

Proprio in questi giorni, nell'ambito del progetto di adozioni presso il canile, è arrivata a Trento la prima cucciolata. In questo caso i cuccioli arrivano dalla Bosnia: «L'associazione che li ha portati si è presa carico delle spese di trasferimento, ma dal momento in cui i cuccioli sono entrati in canile sarà la Lega del Cane a gestirne le spese – continua il presidente della struttura – Fortunatamente i cuccioli non si fermeranno molto qui, abbiamo già ricevuto molte richieste e altre famiglie erano già in lista d'attesa da settimane».

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La scelta di collaborare con un'associazione balcanica è dovuta a un rapporto di fiducia che lega il canile di Trento con l'Associazione "La zampa nel cuore", la quale opera in Bosnia, ma ha anche una sede a Milano: «Collaboriamo da anni con loro e soddisfano assolutamente i canoni di sicurezza e tutela del benessere degli animali che richiediamo – commenta Lombardini – saremo felici di collaborare anche con altre associazioni, magari italiane e delle regioni da cui arriva il maggior numero di cani in maniera illegale: Lazio, Puglia o Sicilia. Siamo disponibili ad aprire nuove collaborazioni, a patto che chi trasporta gli animali abbia i requisiti in regola per il viaggio, assicuri la salute e la presenza di documenti verificati di ogni singolo cane».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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