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10 Aprile 2024
12:29

Il cane non era l’unico migliore amico dell’uomo: trovata una “volpe di famiglia” in una tomba di 1500 anni fa

In Patagonia sono stati ritrovati i resti di una volpe, Dusicyon avus, sepolti insieme a quelli di 21 persone in un luogo risalente a 1500 anni fa. I ricercatori della Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford hanno scoperto che si trattava di quello che oggi definiamo un "animale domestico": dal suo DNA si scoperto che mangiava le stesse pietanze degli esseri umani con cui condivideva la vita.

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Una volpe rossa

Di cani sepolti insieme a umani se ne sono trovati diversi e in varie parti del mondo. Il lavoro degli archeologi è servito tanto per far sì che si certificasse, anche nel "riposo eterno", quanto antico è quel legame tra persone e quelli che non a torto sono sempre stati definiti "i migliori amici dell'uomo". Ma questo primato di convivenza e co evoluzione, adesso, dovrà tenere conto di un'altra specie che può aver fatto parte dei nuclei umani di un tempo, ben accetta anche lei a vivere accanto a quelli che erano cacciatori raccoglitori: una volpe.

La specie si chiama Dusicyon avus e dei resti di un esemplare sono stati trovati in Patagonia, Argentina, a Cañada Seca in un luogo di sepoltura risalente a 1500 anni fa, insieme a quelli di 21 individui. La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori della Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science.

L'introduzione di cani domestici in Sud America dalla Mesoamerica da parte delle popolazioni indigene è avvenuta intorno a 5.000 anni fa e il loro arrivo in Patagonia risale a 700-900 anni fa, quindi questa volpe potrebbe prendersi il titolo di essere diventata amica degli uomini prima che arrivassero i cani.

«È una scoperta molto rara e insolita – ha commentato la dottoressa Ophelie Lebrasseur, archeologa che ha partecipato agli scavi – Penso che fosse più che semplicemente posto lì come elemento simbolico: era davvero un animale da compagnia».

Ciò che ha tolto il dubbio ai ricercatori che fosse dunque una sorta di "animale domestico", ovvero un compagno di vita degli umani dell'epoca, è che l'analisi del suo DNA ha dimostrato che mangiava lo stesso cibo delle persone con cui interagiva.

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Non è la prima volta che una volpe viene trovata in un luogo di sepoltura: era già successo sempre in Argentina dieci anni fa ma in quel caso, appunto, non erano state fatte analisi approfondite e non si sapeva quale fosse stata la sua dieta.

Il Sud America ospita una grande diversità di canidi che comprende 11 specie esistenti: Atelocynus microtis, Cerdocyon Thus, Chrysocyon brachyurus, Speothos venaticus, Urocyon cinereoargenteus e sei specie appartenenti al genere Lycalopex. Invece sono due le specie di canidi che si sono estinte e che un tempo abitavano in questa zona: Dusicyon australis e, appunto, Dusicyon avus.

«Probabilmente si è estinto a causa della riduzione della sua distribuzione geografica causata dai cambiamenti climatici e dall'aumento dell'impatto antropico – spiegano gli esperti nello studio – Era un canide di medie dimensioni dal peso di 10-15 chili. La documentazione fossile di questa specie consiste principalmente di teschi, mascelle e denti che abbracciano il tardo Pleistocene fino alla estinzione, avvenuta circa 500 anni fa. La sua distribuzione geografica era estesa e comprendeva il Brasile meridionale, l’Uruguay, l’Argentina nordorientale, la Pampa e la Patagonia. La specie abitava varie aree aperte, comprese steppe arbustive ed erbacee, che mostravano una vasta gamma di condizioni climatiche».

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Lo scheletro dell'animale era stato identificato prima come un Lycalopex, un gruppo di canidi simili a volpi ancora viventi. Ma un esame più attento dei denti  ha portato gli esperti alla conclusione che fosse appunto il Dusicyon avus, una volpe di taglia media che somigliava a uno sciacallo ed era strettamente imparentato con il lupo delle Isole Falkland, che fu cacciato fino all'estinzione nel 1876.

«La ricerca ha dimostrato i diversi tipi di rapporti tra animali selvatici ed esseri umani che possono nascere dalle loro interazioni, da quella di preda a quella di animale domestico – spiegano gli autori della scoperta – Ad esempio, nelle comunità indigene dell’Amazzonia, le giovani specie di canidi selvatici venivano comunemente adottate, diventando parte della famiglia e trattate come esseri umani al momento della morte. Questa relazione è oggi ben nota dalla natura sociale, simbolica ed economica dei nostri rapporti con il cane domestico (Canis familiaris) che non è stato solo un aiuto per la caccia, una guardia e un compagno, ma ha anche fatto parte di pratiche medicinali e simboliche, fonte di carne e pelliccia e animale da trasporto tra gli altri ruoli che gli sono stati attribuiti. Ma a parte il "migliore amico dell’uomo", le comunità umane antichissime hanno mantenuto relazioni simili anche con diverse altre specie di canidi selvatici che condividevano il loro ambiente».

Documentare la co-sepoltura di esseri umani e volpi è raro: «Suggerisce un significato culturale o simbolico – sottolineano gli esperti – Sebbene i motivi del suo inserimento in un contesto mortuario rimangano poco chiari, la spiegazione più plausibile è che questa volpe fosse una preziosa compagna dei gruppi di cacciatori-raccoglitori. Il suo forte legame con gli umani durante la sua vita sarebbe stato il fattore primario per la sua collocazione come "bene tombale" dopo la morte dei suoi proprietari o delle persone con cui interagiva … In altre parole, i cacciatori-raccoglitori incorporarono pienamente questo animale selvatico nella loro nicchia ecologica e culturale, possibilmente attraverso un’alimentazione sistematica».

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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