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29 Luglio 2023
9:00

I panda sono davvero “coccoloni” come sembrano?

Con quell’aspetto paffuto e la faccia da paciocconi, i panda giganti passano per animali dall’indole affabile e tranquilla. È proprio così?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Se c’è un animale, in tutto il nostro regno, che solo a guardarlo dà l’impressione di essere un tenero, buffo e – sbottonandosi un po’ – “coccoloso” orsacchiotto è il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca). A condizionare la nostra percezione sono due aspetti: le sue caratteristiche fisiche – la facciona tonda, gli occhi tondi e cerchiati, le orecchie anch’esse arrotondate – e il suo movimento, spesso lento e dinoccolato.

Nel saggio intitolato "Mickey Mouse Meets Konrad Lorenz", Stephen Jay Gould esamina il motivo per cui troviamo certi animali teneri e carini, e lo attribuisce al fatto che siamo attratti dalle caratteristiche che rimandano al neonato umano, quelle che il premio Nobel Konrad Lorenz, prima di lui, aveva inquadrato nel cosiddetto “baby schema”. Questa percezione è supportata dall’attivazione di circuiti ben precisi nel nostro cervello: il baby schema attiva il nucleus accumbens, una struttura chiave del sistema mesocorticolimbico che media l'elaborazione della ricompensa e la motivazione appetitiva.

È un meccanismo neurofisiologico fondamentale che spinge all’accudimento, indipendentemente dal legame di parentela. La parvenza tenera e paciosa ci induce anche a pensare che si tratti di un animale mite, mansueto. È davvero così? Diciamo che in realtà si tratta di un animale selvatico forte, ben in grado di utilizzare comportamenti aggressivi, se necessario, e quindi per noi potenzialmente pericoloso. Quelle guance paffute, che tanto ci viene voglia di strapazzare di coccole, sono sostenute da muscoli facciali potenti, evolutisi per attaccare efficacemente la dura canna di bambù. Il panda gigante ha un morso appena più forte di quello di un giaguaro, poco meno di quello di un leone.

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Foto di Maryse Rebaudo da Pixabay

Abitudini e comportamento del panda gigante

Si sa relativamente poco del comportamento del panda gigante in natura. Sappiamo che vive un'esistenza solitaria, trascorrendo circa il 55% del tempo mangiando bambù, il 43% riposando e solo il 2% è dedicato alle altre attività. Il 99% circa della dieta è costituito proprio dal bambù, di cui consuma sia le foglie che i germogli, in modo da massimizzare le proteine alimentari e ridurre al minimo le fibre.

Ciò è molto importante in quanto il panda gigante non è quel vegetariano hippie del regno degli orsi, come qualcuno l’ha definito. Anche se mangia quasi solo bambù, tecnicamente è classificato come carnivoro. Ha certamente sviluppato una serie di adattamenti fisici che gli permettono di procurarsi e di ingerire in modo efficace iquesta pianta: un osso ipertrofico del polso che può utilizzare a mo’ di pollice per manipolarla, a cui si aggiungono un apparato masticatorio coi muscoli potenti di cui si è già detto, una mandibola robusta e denti grandi ma piatti che permettono di schiacciare e triturare le canne dure e fibrose.

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Foto di Adrian da Pixabay

Ciò nonostante, una volta che la pianta è nell'intestino, il panda ne digerisce pochissima, solo il 20% circa della sostanza secca. Questo perché il suo apparato digerente rimane da carnivoro, molto simile a quello degli orsi neri asiatici, per capirsi, la cui dieta comprende una notevole quantità di carne. Non sorprenderà allora sapere che anche il panda gigante non disdegna la carne, che assume sottoforma di carcasse o di rifiuti alimentari prodotti dall’uomo.

Occasionalmente sono osservati esemplari alimentarsi su carcasse di takin (Budorcas taxicolor) e di cinghiali, ma anche con ossa e carne di maiale e di pollo trovate frugando tra i rifiuti, in perfetto stile ursino. In pratica si comporta da spazzino, più che da vero predatore, anche perché non sembra abbastanza veloce da riuscire a catturare animali liberi. Diversamente dai mammiferi erbivori, che hanno tratti digestivi molto lunghi per consentire un'intensa fermentazione microbica delle piante, il panda gigante ha un intestino molto breve, con tempi di transito del cibo rapidi, che non permettono attività fermentative intense.

Questo è il motivo principale per cui, per poter utilizzare il bambù come fonte primaria di cibo, deve consumarne grandi quantità ogni giorno. Inoltre, in natura è anche molto selettivo, mostrando preferenze altamente stagionali per determinate specie, età e parti della pianta. Per assecondare queste preferenze è disposto a spostarsi, migrando a diverse altitudini nelle sue catene montuose in periodi specifici dell'anno.

Ad esempio, gli esemplari che vivono nelle montagne Qinling si spostano da un'altitudine di 1.600 metri in inverno, quando si nutrono della specie Bashania fargesii, a un'altitudine di 2.600 metri, in estate, quando vanno alla ricerca della varietà Fargesia qinlingensis. Di solito in primavera (aprile-giugno) mangiano i germogli, mentre il gambo del bambù viene consumato tra marzo e luglio, e da gennaio a febbraio vengono interessano esclusivamente le foglie.

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Foto di 995645 da Pixabay

Sia i maschi che le femmine occupano home range che si sovrappongono ampiamente con quelli dei conspecifici di entrambi i sessi, ma durante la maggior parte dell'anno si incontrano raramente tra loro, e, anche se gli individui in alcune popolazioni appaiano in qualche modo più socievoli, di solito se capita non si salutano proprio amabilmente. Per comunicare utilizzano poco la voce, salvo nella stagione riproduttiva, in cui i maschi si esibiscono in melodie di canti d’amore. Si affidano invece molto all’olfatto: marcano intensamente, con l’urina e con le secrezioni odorose prodotte da una ghiandola anogenitale specializzata situata appena sotto la coda, le zone di sovrapposizione dell’home range, che diventano vere e proprie stazioni comuni di marcatura. I panda lasciano le loro firme odorose anche lungo la rete di sentieri che collegano le diverse aree.

Quella del panda gigante è una specie poco flessibile, e questo ha contribuito a minacciarne pesantemente l’esistenza sulla Terra. Il suo habitat è ristretto a sei catene montuose nel sud-ovest della Cina e le popolazioni selvatiche, ormai limitate a meno di due mila esemplari, sono messe a dura prova da fattori connessi con le attività antropiche, come la frammentazione dell'habitat, il disturbo causato dalla costruzione di autostrade e dighe, e il turismo. Riprodursi, poi, per i panda non è proprio una passeggiata poiché le femmine sono fertili solo per 1-3 giorni all'anno e il rituale di corteggiamento comporta che i partner si cerchino reciprocamente percorrendo grandi distanze. Questo naturalmente non aiuta la sopravvivenza della specie.

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Foto di thuyhugens da Pixabay

Bibliografia

Gould SJ. Mickey Mouse Meets Konrad Lorenz",  in cui ha esaminato il motivo per cui troviamo certi animali carini (1979, Natural History 88(5): 30-36.

Sponheimer M et al. (2019). Dietary Evolution: The Panda Paradox. Current Biology 29(11):R417-R419.

Swaisgood RR et al. (2003) Application of Behavioral Knowledge to Conservation in the Giant Panda International Journal of Comparative Psychology 16:65-84.

Hansen,R & Carr et al. (2009). Seasonal shifts in giant panda feeding behavior: Relationships to bamboo plant part consumption. Zoo biology 29: 470-83.

Wang D. et al. (2012). How important is meat in the diet of giant pandas, the most herbivorous bear? International Bear News 21:7-9.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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