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26 Luglio 2022
9:57

I lupi e l’orso marsicano si contendono la preda: le spettacolari immagini dell’incontro

Le immagini dell'interazione tra i lupi e un orso intenti a competere per una preda nel Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise raccontano molto dell'ecosistema in cui sono avvenute.

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Da qualche giorno stanno girando su Facebook le spettacolari immagini di un interessante momento di competizione per le risorse tra quattro lupi e un orso marsicano. Il motivo del contendere è la carcassa di un cervo, predato molto probabilmente dagli stessi lupi.

Le fotografie sono state scattate nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) e ritraggono un'interazione estremamente difficile da osservare perché, sebbene sia del tutto normale, riguarda due specie elusive e dalle abitudini prevalentemente notturne.

In questi scatti ci sono alcuni dettagli che raccontano l'ecosistema del Parco e il rapporto tra le due specie, entrambe di rilevante importanza per l'ambiente. Per comprendere il valore di queste immagini, abbiamo parlato con Marco Antonelli, naturalista, zoologo e fondatore della pagina Facebook Canis lupus italicus – Lupo appenninico, dove sono state condivise le immagini.

«Riuscire ad immortalare queste interazioni è un fatto straordinario – commenta il biologo – Si tratta di comportamenti raccontati spesso nei documentari che arrivano dai grandi parchi del Nord America, dove gli ambienti in cui le due specie convivono sono molto ampi. In Italia invece, orsi e lupi condividono il territorio solo in poche aree ed è questo il motivo per cui è difficile vederli interagire tra loro».

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Le immagini raccontano un ecosistema in salute

Le dinamiche di competizione raccontate dalle fotografie scattate nel PNALM mostrano l'orso intento a prendere il posto dei lupi nella consumazione dalla preda, salvo poi essere nuovamente allontanato dai rivali. «L'orso è un animale dalla dieta estremamente opportunista, che trae indubbiamente vantaggio dalla presenza del lupo, il quale ha invece una maggiore propensione alla caccia», spiega il biologo.

Il plantigrado, infatti, preferisce ridurre la spesa di energie e si dedica, quindi, ad una dieta prevalentemente vegetariana. La sottospecie marsicana, in particolare, si nutre addirittura per il 70/80% di frutti e bacche, ovvero una percentuale superiore rispetto, ad esempio, a quella degli orsi europei che vivono sulle Alpi (Ursus arctos), ma soprattutto rispetto agli orsi diffusi in Nord America, i quali consumano più carne rispetto agli orsi europei.

Ciò nonostante, laddove si presenti la possibilità, come in questo caso, l'orso approfitta delle prede uccise da altri animali. «L'alimentazione di una popolazione dipende fortemente dall'ambiente in cui vive – spiega Marco Antonelli – In questo caso, la presenza del lupo aumenta indubbiamente la possibilità dell'orso marsicano di ingerire proteine, favorendo così la sua qualità della vita».

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©Maria Felicia Coppola

A confermare il benessere generale di questa specie è anche il Rapporto orso 2021, ovvero il documento annuale, pubblicato nei primi giorni di luglio, che raccoglie i dati relativi alla popolazione della sottospecie appenninica. Secondo i risultati ottenuti quest'anno, sono 54 i genotipi di orso marsicano individuati perlopiù nei territori esterni al Parco. Secondo gli esperti, si tratta a tutti gli effetti di una dimostrazione della nuova fase di espansione che sta attraversando la specie, dopo essere arrivata ad un passo dall'estinzione.

Ma non è solo il plantigrado appenninico a dover ringraziare il lupo per le sue abitudini alimentari, bensì anche altri carnivori presenti nell'ambiente circostante, come ad esempio i mustelidi o i rapaci.

Inoltre, la presenza di questo grande predatore favorisce anche la selezione delle altre specie, perché durante la caccia si concentra prevalentemente su individui deboli, giovani o malati. «Per tutti questi motivi, possiamo ritenerli veri e propri indicatori ecologici – spiega Marco Antonelli – La loro stessa presenza all'interno del parco segnala, di fatto, il benessere dell'ecosistema».

Nessuno scatto può valere il disturbo di una specie protetta

Un altro esempio di simpatria – così si chiama il fenomeno per cui due o più specie occupano una stessa area geografica – era stato immortalato la scorsa estate da Massimo Vettorazzi e Dorotea Nicolussi Golo, i quali erano riusciti a ritrarre il passaggio di due lupi e di un orso all'interno della stessa inquadratura, dando testimonianza della parziale sovrapposizione del loro areale anche sul territorio delle Alpi centrali.

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©Massimo Vettorazzi

L'autrice delle immagini che arrivano dal PNALM è invece Maria Felicia Coppola, la quale ha raccontato a Kodami di aver atteso qualche settimana prima di pubblicare sui social gli scatti, perché sostiene che la scelta di divulgare in tempo reale la posizione di orsi e lupi possa metterli in pericolo. «In questi luoghi naturali, noi umani siamo solo ospiti. I veri abitanti sono gli animali selvatici, i quali vanno rispettati in ogni modo possibile – e ha aggiunto – Ora i protagonisti di queste interazioni saranno già lontani dai luoghi degli scatti».

Anche Marco Antonelli ci tiene a sottolineare che la fotografia naturalistica va sempre affrontata con enorme senso di responsabilità, senza scordare le conseguenze che essa può avere sull'ambiente e sui soggetti ritratti. «In questo caso si tratta di fotografie riprese a grande distanza e in un'occasione fortuita – conclude il biologo – Non esiste alcun motivo per scegliere, invece, di avvicinarsi e mettere in pericolo le specie che abbiamo di fronte, rischiando con il nostro comportamento di costringerle a rinunciare alla risorsa alimentare. Se ci si trova in un territorio delicato, dove vivono specie a priorità di conservazione, come sono appunto il lupo e l'orso marsicano, nessuno scatto può valere il loro disturbo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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