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13 Maggio 2022
9:00

I gatti sono davvero indipendenti?

Secondo alcuni studi, i gatti sono animali indipendenti. Ma è davvero così? E soprattutto, cosa si intende per indipendenza?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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L'indipendenza dei gatti è ben nota eppure molto spesso questo termine viene utilizzato male, andando a rinfoltire vecchi stereotipi e antiche credenze. Il vero problema della domanda “è vero che i gatti sono indipendenti?” è che dovremmo prima di tutto metterci d’accordo sul significato di “indipendenza”.

Girando in rete ho notato che ci sono molti siti che collegano l'idea di indipendenza del gatto con uno studio pubblicato nel 2015 dal gruppo di ricerca di Daniel Mills, in UK, il quale avrebbe dimostrato che, in una situazione sperimentale di separazione dai loro umani, i gatti non mostrano evidenti segnali di attaccamento sicuro nei confronti del pet mate stesso.

Cosa significa questo, per coloro che non masticano psicologia? Significa che i gatti non vedono nei loro pet mate dei referenti, un sostegno in grado di incoraggiare l’esplorazione ma si muovono, sentono e scelgono in maniera abbastanza “slegata” da qualunque referenzialità.

Cosa si intende per indipendenza

Personalmente, tuttavia, non sono molto d’accordo sul legare il concetto di indipendenza con quello di attaccamento. Non lo sono nemmeno per gli esseri umani: un bambino può essere fortemente indipendente – ovvero capace di fare scelte autonome e funzionali a se stesso – pur avendo un solidissimo legame di attaccamento sicuro con i suoi caregiver.

Anzi, è proprio un legame sicuro a fare da propulsore allo sviluppo dell’indipendenza del bambino! Indipendenza non significa mancanza di legame e non significa nemmeno che l’individuo non tessa relazioni o non abbia referenti.

Indipendenza ha molto più a che fare con la presenza di una bussola interiore che consente all’individuo di fare delle scelte proprie, autonome, radicate in una buona immagine di sé, in un buon livello di adattamento all’ambiente e nell’impiego di tutte le risorse (cognitive, emotive, rappresentazionali) che questi può mettere a frutto, inclusa la capacità di chiedere aiuto, quando necessario.

Il contributo della filogenesi

Da questo punto di vista, trovo che il gatto sia un animale dal potenziale di indipendenza molto alto e questo per un motivo banalmente evolutivo: la sua genetica ha forgiato un predatore solitario, avvezzo a prendere decisioni operative in totale autonomia (il gatto non caccia in branco, non si organizza in gruppi cooperativi, non si concerta in dinamiche comunitarie) e tutta la sua “architettura” biologica punta a massimizzare la possibilità di svilupparsi e di muoversi in questo modo nel mondo.

Del resto, tutto questo fa il paio con una straordinaria plasticità comportamentale, ovvero con la capacità dei adattarsi in maniera cangiante ai mutamenti dell’ambiente circostante. I gatti sono in grado di passare da uno stile di vita casalingo ad uno semi-selvatico nel corso di un arco di vita, possono cambiare ambiente, referenti, abitudini, luoghi di sopravvivenza in forza della loro enorme capacità di cambiare pelle, di adattarsi alle contingenze, di ridefinirsi sulla base del contesto nel qui e ora.

Indipendenza non significa alienazione

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Il gatto è incontrovertibilmente un animale indipendente perché queste sono le sue coordinate di specie. Indipendente, però, non significa alieno alle relazioni sociali, esattamente come il bambino indipendente non è alieno ad una sana relazione di attaccamento con i propri genitori.

Ma, ancora una volta, bisogna tenere presente che le relazioni sociali intessute dal gatto sono a misura felina, non a misura umana.

Il senso della relazione per il gatto

Quello che il gatto ricerca nella relazione con l’uomo, in particolare, ha più il sapore di un’amicizia ricreativa, di un piacere edenico del momento e, nello stesso tempo, familiare e routinario, che non il gusto dell’appartenenza tipicamente canino.

Un gatto si lega alle persone nella misura in cui rappresentano per lui delle isole emotive in cui approdare alla ricerca di pace, di serenità, di calma e di ristoro e le corrisponde con la stessa intensità emotiva che è in grado di ricevere.

L’indipendenza e la sua dignità

Se il gatto sia un animale indipendente o meno, allora, è una domanda poco sensata se si manca di specificare, di articolare, di chiarirsi sull’utilizzo dei termini. In passato l’indipendenza dei gatti veniva usata come scusa per limitare l’investimento emotivo che si faceva su di loro. Oggi le cose sono un po’ cambiate e le persone non hanno più paura di innamorarsi follemente dei loro gatti.

Oggi forse le cose sono un po’ troppo cambiate, e le persone quasi rifiutano l’indipendenza dei gatti perché li vorrebbero sempre con sé e per sé, rinchiudendoli in relazioni a volte claustrofobie e a senso unico. Sarebbe allora il caso di ridare dignità a questa parola, di smettere di averne paura. Un gatto indipendente, dopo tutto, è l’unico gatto che, quando torna a casa, lo fa perché lo ha scelto.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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