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7 Luglio 2023
9:00

I gatti hanno bisogno di affetto umano?

È vero che i gatti non hanno bisogno dell'affetto umano? Più che di affetto, i gatti hanno bisogno di cura e di considerazione da parte nostra, ricordando che qualunque slancio affettivo viene recepito come tale solo se risponde ai loro reali bisogni.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
gatto affetto

È vero che i gatti non hanno bisogno dell'affetto umano? Più che di affetto – inteso come coccole, carezze e una ciotola piena – i gatti hanno bisogno di cura e di considerazione da parte degli esseri umani. Ma cura e considerazione, per essere sane, per non essere cieco protezionismo, non possono prescindere dal cercare di comprendere quali siano i bisogni di ogni singolo individuo. E questi bisogni non hanno tanto a che fare con quello che ciascuno di noi reputa giusto o sbagliato per un gatto, quanto piuttosto con la sua appartenenza di specie, con la sua storia personale e con il contesto specifico in cui lo incontriamo.

È praticamente impossibile rispondere in maniera generale ad una domanda vaga ed ampia come “i gatti hanno bisogno di affetto umano?” Perché non si può rispondere nettamente né sì né no. Volendo dare una risposta seriamente bisognerebbe riformulare il quesito con molte nuove domande che restituiscono la complessità della questione: quali gatti? Chi sono questi gatti? Dove vivono? Con chi vivono? Come sono cresciuti? Che relazione hanno con la specie umana? E poi, non meno importante, cosa significa affetto? Come si esprime, come si manifesta? Dove? Quando?

Il gatto ha bisogno di cure umane?

I gatti non sono tutti uguali. Ci sono gatti che non hanno alcun interesse ad entrare in relazione con gli esseri umani e, quindi, neppure di godere del loro “affetto”. Anzi, le attenzioni, i tentativi di approccio, le carezze, possono persino essere visti come attentati minacciosi alla loro incolumità. Si tratta di gatti che sono nati allo stato libero, che non hanno avuto interazioni con gli esseri umani nelle prime settimane di vita e che, in virtù di questo, hanno sviluppato una innata, naturale diffidenza che li porta a temere gli uomini e a volerne stare lontani. Riconoscono i vantaggi che orbitare attorno alle abitazioni può portare in termini di maggior cibo, ripari, temperatura quindi non rifiuteranno mai una ciotola piena ma non sono interessati e non hanno bisogno di stabilire una relazione sociale, tanto meno affettiva.

All’estremo opposto, poi, ci sono gatti che sono nati e cresciuti tra gli esseri umani, che hanno imparato sin da piccoli che sono loro quelli che garantiscono sussistenza attraverso il cibo, quelli che determinano nel bene e nel male le caratteristiche dell’ambiente in cui si vive, con cui i gatti stringono relazioni sociali molto strette, caratterizzati anche da momenti di grandi intimità. Alcuni sono addirittura nati e cresciuti in casa, non hanno mai messo il naso fuori, perdendo anche quell’autonomia decisionale e indipendenza nelle scelte per cui i mici sono tanto famosi. Per questo tipo di gatti la relazione sociale è un bilanciere che determina la maggiore o minore qualità della vita per cui il trasporto, l’affetto, la sintonia con l’essere umano diventano determinanti per non cadere in noia e frustrazione.

Tra questi due estremi – i gatti liberi che non hanno alcuna familiarità con gli esseri umani e i “pet” ridotti ad un rapporto di dipendenza – esistono poi infinite gradazioni che sono, per altro, la maggioranza: gatti che traggono vantaggio materiale e psicologico dalle cure umane ma che hanno bisogno anche di spazi di autonomia e di libertà all’interno dei quali esercitare tutta la gamma di comportamenti di specie.

Di cosa hanno davvero bisogno i gatti?

Quello che mi preme sottolineare, però, è che qualunque slancio affettivo da parte nostra viene recepito come tale dal gatto solo se risponde a dei bisogni che il gatto effettivamente ha. Purtroppo, riscontro spesso nella mia pratica consulenziale quanto le persone si prodighino in gesti e affettuosità che, però, dall’altra parte, trovano un animale irritato, nervoso o – al contrario – inibito e intimidito. In altre parole, c’è affetto ma non c’è cura.

Quanto i gatti abbiano bisogno di affetto umano, dunque, non è cosa che dipende solo da quanto siano socializzati, se vivano o no e da quanto tempo sotto il nostro stesso tetto. Si tratta anche di ascolto, di capire di cosa il gatto ha realmente bisogno e di saper accettare persino che, invece di grandi slanci e trasporto da parte nostra, a volte il micio abbia bisogno di rispetto e di veder accolte le sue particolari, specifiche esigenze.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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