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16 Aprile 2023
9:00

I gatti percepiscono il dolore del loro umano?

Non è sicuro che i gatti possano percepire il dolore dell'essere umano, ma è certo che siano animali sensibili e attenti al clima emotivo che si respira nell’ambiente in cui vivono.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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I gatti sono animali sensibili e attenti al clima emotivo che si respira nell’ambiente in cui vivono.

Nella convivenza strettissima, intima con l’uomo, questa sorta di “radar” interno si è rivelato utile per cogliere gli umori umani, per poterli prevedere ed interpretare.

Non è raro il raccogliere testimonianze di chi sostiene di essere stato “consolato” dal proprio gatto in una giornata particolarmente triste, o durante un lutto, oppure durante una malattia che ha costretto ad una lunga immobilità.

Sembrerebbe che i gatti siano in grado di percepire la sofferenza umana, di sintonizzarsi con essa e di agire in favore del pet mate per consolarlo e alleviarne le pene.

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C’è persino di più: esistono storie incredibili come quella di Oscar, gatto ospite di una casa di riposo di Providence, negli USA, che – si narra – riuscisse a prevedere con precisione assoluta la dipartita degli assistiti dalla struttura: gli operatori avevano imparato che quando il micio si accoccolava sul letto di un anziano – come si trattasse di un ultimo commiato – questi sarebbe spirato nel giro di poche ore. Oscar, in altre parole, sembrava in grado di percepire il sopraggiungere della morte.

Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Esistono dei riscontri oggettivi a questa esperienza di senso comune oppure si tratta di suggestioni personali? Siamo ancora lontani dall’avere una risposta chiara e definitiva perché dimostrare una capacità così complessa come quella di percepire le emozioni, elaborarle e farne seguito in un atto consolatorio richiede un percorso che la scienza compie attraverso lunghi e articolati studi.

Però ci sono degli elementi che rendono questa ipotesi quanto meno plausibile. E’ possibile, infatti, che quello che i gatti sono in grado effettivamente di riscontrare, siano le variazioni biochimiche, fisiologiche e comportamentali che accompagnano certi nostri particolari stati emotivi e questo grazie alla loro eccezionale sensibilità sensoriale.

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Nel caso di Oscar, ad esempio, gli scienziati che hanno provato a confrontarsi con il suo caso hanno ritenuto che una spiegazione del fenomeno potrebbe risiedere nel fatto che al sopraggiungere della morte alcune funzioni ormonali si alterano e quello che il gatto aveva probabilmente imparato a riconoscere era proprio questa variazione.

Non solo. I gatti possono usare anche altri sensi per monitorare il nostro stato: segnali visuali come le nostre espressioni facciali, il tono della voce – che si fa grave e basso quando siamo giù di corda – posture chiuse e movimenti rallentati, sono tutti indicatori che i gatti sono abilissimi a cogliere e che la loro sensibilità potrebbe tradurre in qualcosa di molto assimilabile alla tristezza e al malessere.

Non è improbabile, benché ancora da dimostrare, che quando vengono ad appisolarsi accanto a noi e a noi danno l’impressione di “consolarci”, certi gatti abbiano effettivamente rilevato qualcosa di insolito nel nostro stato interno e che per loro potrebbe essere semplicemente curioso da esplorare oppure, più profondamente, qualcosa che suggerisce loro che stiamo soffrendo.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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