18 Luglio 2022
17:59

I gatti coinvolti negli incendi hanno più probabilità di sviluppare trombi e coaguli

I gatti che hanno subito ustioni e hanno inalato il fumo negli incendi sono a rischio di formazione di trombi mortali, una scoperta che potrebbe fornire nuovi standard di cura per i gatti salvati da roghi.

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I gatti che hanno subito ustioni e hanno inalato il fumo negli incendi che hanno devastato la California negli ultimi anni sono a rischio di formazione di trombi mortali, una scoperta che potrebbe fornire nuovi standard di cura per i gatti salvati da roghi che, oltre all'esperienza traumatica, sono a rischio di complicanze che erano sconosciute fino ad oggi.

A rivelare la drammatica scoperta è uno studio dei ricercatori dell'Università della California, pubblicato sulla rivista Frontiers in Veterinary Science, che hanno sfruttato il purtroppo enorme quantitativo di dati forniti dagli incendi degli ultimi anni analizzando i gatti curati dalle lesioni riportate.

Queste situazioni non sono una rarità in California e ogni anno si allunga la lista dei danni del fuoco e degli interventi dei pompieri. D'estate, infatti, la California ha un clima particolarmente caldo e secco che spesso provoca vasti incendi aggravati da forti venti secchi, come Diablo nella parte settentrionale, il cui nome descrive perfettamente il caldo torrido che porta con sé, e dai venti di Santa Ana a sud.

Questi incendi si propagano principalmente nelle foreste e nelle riserve durando anche diversi mesi e arrivando a minacciare i centri abitati più vicini, provocando morti e feriti fra la popolazione locale e i loro animali da compagnia. Le cause sono normalmente imputabili a malfunzionamenti tecnici di macchinari di impianti agricoli o temporali, tuttavia non mancano casi di dolo in diverse occasioni.

I dati dello studio sono stati raccolti dal 2018 e i ricercatori hanno esaminato i gatti curati da ustioni in diverse cliniche veterinarie della California. In particolar modo hanno esaminato le loro piastrine, piccoli elementi presenti nel sangue che intervengono nel processo di cicatrizzazione e nella formazione di coaguli e che si attivano in risposta a segnali ben precisi, come una lesione cutanea.

I ricercatori hanno scoperto così che questi animali avevano un numero piastrine attive molto alto rispetto a due gruppi di controllo: uno di gatti sani e uno di gatti con malattie cardiache come la cardiomiopatia ipertrofica subclinica, la malattia cardiaca più comune nei gatti che causa un ispessimento del muscolo cardiaco, scelti poiché sono più propensi a formare coaguli e quindi ottimi esempi da utilizzare come metro di paragone.

Da questo studio è emerso una evidente relazione diretta: i gatti che subiscono lesioni dalle fiamme e sono esposti al fumo sono più inclini a formare coaguli piastrinici. Una correlazione importante poiché la quantità di piastrine nel sangue nei gatti ha molto a che fare con la salute cardiovascolare generale e la presenza di altre malattie, in particolar modo nei gatti. Per questo motivo questa scoperta si rivela un possibile valido strumento per un veterinario che ha in cura un gatto salvato da un incendio, che ora può orientare una diagnosi che prenda in considerazione eventuali malattie cardiovascolari.

La ricerca degli studiosi dell'Università della California, però, non ha rivelato anche un'altra cosa: un nuovo recettore sulle piastrine del gatto, Toll-Like-Receptor-4, che può svolgere un ruolo importante nella coagulazione e potrebbe essere un possibile bersaglio per i farmaci da sviluppare in futuro per combattere malattie che coinvolgono trombi e coaguli.

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