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24 Aprile 2024
18:14

I Dobermann sono davvero pericolosi e aggressivi?

I Dobermann sono considerati cani pericolosi e aggressivi, in realtà si tratta di compagni affettuosi che troppo spesso vengono relegati in giardino come strumento da guardia, e non come parte integrante della famiglia. Il disagio che nasce da questi comportamenti ha creato molte leggende metropolitane sulla pazzia e l'aggressività di questi cani.

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I Dobermann nell'immaginario comune sono considerati cani aggressivi e pericolosi, in realtà si tratta di individui che amano fare attività e passare tempo con le loro famiglie, e odiano invece essere lasciati soli o isolati. Eppure spesso i Dobermann vengono presi proprio per essere usati come cani da guardia e tenuti da soli in giardino o sul terrazzo, proprio questo tipo di situazione innesca uno stato di frustrazione nel cane che se non compresa può essere scambiata per aggressività.

Vediamo quindi quali sono le caratteristiche del Dobermann come compagno di vita affettuoso e testardo.

I Dobermann sono davvero aggressivi?

I Dobermann non sono aggressivi per come le persone comunemente la intendono. L’aggressività in etologia è la motivazione che spinge un individuo ad aggredire, cioè a mettere in atto un comportamento dannoso o minaccioso verso un altro individuo, con l’obiettivo di aumentare la distanza tra sé e l’altro. Si tratta quindi della risposta a uno stimolo invadente o di minaccia che il cane percepisce.

Teniamo poi conto che non esiste un individuo uguale all'altro, questo vale sia per le persone che per i cani, compresi quelli che appartengono alla medesima razza. Due Dobermann avranno reazioni diverse al medesimo stimolo poiché sono portatori di caratteri ed esperienze diverse e uniche.

Un cane può mettere in atto comportamenti aggressivi in maniera più frequente e slegata dal contesto in cui si trova per un mix di paura, ansia, frustrazione, possessività, territorialità, dolore e altro ancora. Può farlo perché gli sono mancate le occasioni per acquisire nuovi strumenti o per fare esperienze.

È vero che il Dobermann impazzisce?

Secondo una leggenda metropolitana molto popolare il  Dobermann da una certa età in poi "impazzisce". Questo potrebbe derivare dal fatto che gli individui di questa razza sono tendenzialmente molto sensibili e per questo hanno bisogno di una gestione particolarmente da parte dei pet mate. Se le sue esigenze non vengono ascoltate e il cane finisce in frustrazione può mettere in atto alcuni comportamenti che noi percepiamo come "inusuali", quali stereotipie, leccamenti, eccessive vocalizzazioni o "pinzate" apparentemente casuali.

Davanti a queste risposte del cane, non comprese dall'uomo, la pazzia è stata la conclusione alla quale la cultura popolare è arrivata. Questo è stato possibile anche grazie a un'ulteriore falso mito secondo cui il cervello cresce più di quanto faccia la scatola cranica. Il cervello di un cane non cresce in maniera incontrollata, se per assurdo ci fosse un caso del genere, l'aggressività sarebbe l'ultimo dei problemi, perché il cane non riuscirebbe a muoversi, a mangiare, a respirare.

Di tutte le credenze sulla tendenza a impazzire del Dobermann abbiamo parlato in un video approfondimento con l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio.

Il carattere dei Dobermann

I Dobermann hanno un carattere impegnativo: sono testardi e intelligenti, ma amano la loro famiglia e farebbero qualsiasi cosa per difenderla. Sono stati creati proprio a questo scopo in tempi recenti.

Il Dobermann come lo conosciamo oggi è nato tra il 1850 e il 1870 per opera del tedesco Friedrich Louis Dobermann, il quale desiderava un cane che lo aiutasse nel suo lavoro di esattore delle tasse, professione non molto apprezzata dai cittadini e anche pericolosa per la quantità di denaro che l'uomo portava con sé. Dobermann partendo dal piccolo Pinscher selezionò individui che avessero motivazioni che lo rendessero adatto alla difesa del proprio umano.

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A sinistra il Pinscher a destra il Dobermann

È stato poi incrociato con il Pastore Tedesco, il Rottweiler, il Greyhound, e altri. Ne è nato un mix che affianca reattività, collaboratività e velocità. Sono queste le caratteristiche caratteriali che hanno permesso al Dobermann di diventare tra i cani più apprezzati dalle Forze dell'Ordine di tutto il mondo.

In Italia è apprezzato dalle famiglie, secondo l'Enci, nel 2022 erano 1.207 i Dobermann registrati, la statistica non tiene conto dei mix registrati come meticci. Viene definito dall'Ente nazionale cinofilia come «amabile e pacifico; in famiglia è affettuoso e ama i bambini […] Facile da educare e pieno di zelo per il lavoro, il Dobermann deve essere efficiente, coraggioso e di un carattere ben temprato. Poiché è molto attento a tutto quello che succede attorno a lui (la sua attenzione è adattata alle circostanze), si desidera che sia sicuro di sé e senza paura».

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Statistiche iscrizioni di Dobermann all’Enci negli ultimi 10 anni

Esistono cani pericolosi?

Non esistono cani pericolosi per natura, e oggi in Italia non esistono neanche secondo la legge. L'Ordinanza del Ministero della Salute del 12 dicembre 2006 "Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani" aveva stilato un elenco di 17 razze considerate potenzialmente pericolose, ma tra queste non figurava il Dobermann.

Il provvedimento era stato promulgato in risposta a una serie di notizie che crearono molto scalpore a livello mediatico circa l'aggressione di alcune persone da parte di cani appartenenti a determinate razza. La black list ebbe però vita breve: con lo scemare del clamore mediatico è emersa scarsa validità scientifica di associare razza e pericolosità, come si legge nell'Ordinanza del 2009 con cui sono stati abrogati gli effetti: «Come confermato dalla letteratura scientifica di Medicina Veterinaria, "non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell'appartenenza a una razza o ai suoi incroci"».

La lista di cani pericolosi venne quindi cancellata. L'aggressività e la pericolosità di un cane nei confronti di un essere umano non dipendono dalla razza, o dal mix di razze, ma dall’ambiente in cui vive e dall'educazione che riceve.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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