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29 Luglio 2021
17:08

I cani semi selvatici che vivono in pace con gli uomini alle pendici del Vesuvio: «Qualcuno ha ucciso e sventrato il più anziano di loro»

La sera del 27 luglio un cane è stato ritrovato ucciso, con il ventre aperto e crivellato di colpi d'arma da fuoco. Il corpo è stato ritrovato alle pendici del Vesuvio da una volontaria dell'Associazione Abeta Onlus, che da anni si occupa di monitorare questo gruppo di cani semi selvatici che vivono libero sul territorio.

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La sera del 27 Luglio è avvenuto un tragico evento alle pendici del Vesuvio. Un cane, che faceva parte di un gruppo di semi selvatici che da tempo vive libero sul territorio, è stato trovato ucciso. Il corpo è stato ritrovato da una volontaria dell'Associazione Abeta Onlus: era immerso in una pozza di sangue, con il ventre aperto dall'ombelico al cuore e pieno di proiettili.

«Tra i volontari della nostra Associazione ci sono delle ragazze, una in particolare, che si occupa di portare il cibo a questi cani semi-ferali molto discreti e che non si lasciano avvicinare. L'unico che si faceva accarezzare è proprio quello che è stato trucidato», racconta a Kodami Filomena Marinaro, presidente dell'Associazione che opera dal 2009 sul territorio di Portici attraverso varie attività dedicate al benessere dei cani tra cui la prevenzione al randagismo e la promozione delle adozioni.

«Ogni sera questa volontaria si reca nella zona, all'imbrunire, quando i cani scendono attraverso i percorsi della riserva aspettando di essere sfamati. Lei gli lascia il cibo e si tiene a distanza, ma quella sera si è trovata davanti questa scena terribile: la carcassa del cane più amichevole crivellato di colpi, parzialmente scuoiato e con le viscere da fuori. È davvero rimasta sconvolta», continua Filomena Marinaro. Il cane ucciso era il più anziano del gruppo, di circa 15-16 anni, e aveva assunto il ruolo di guida per gli altri cani. Aveva imparato che poteva fidarsi della vicinanza della volontaria e, a differenza degli altri più selvatici, si lasciava andare al contatto.

«Immediatamente abbiamo allertato l'ASL veterinaria e i carabinieri e ingaggiato anche un avvocato perché la cosa non resti marginale ma gli venga data la giusta considerazione – prosegue la presidente della Onlus – Il corpo è stato consegnato all'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno di Portici e sono in corso alcune valutazioni. Bisogna infatti capire se il cane è stato massacrato prima o dopo la morte e individuare così il tipo di criminale. L'autopsia potrà chiarire questo punto, ma ci vorranno ancora circa tre giorni. I carabinieri intanto stanno indagando sul possibile colpevole, qualcuno in possesso di un'arma da fuoco, anche se bisogna ancora chiarire qual è stata l'arma che l'ha ucciso».

È dal 2009 che l'Associazione Abeta Onlus opera nel territorio di Portici e segue questo gruppo di cani, portando loro da mangiare e consentendogli così una vita in libertà. Non era mai successo però niente del genere fino ad ora e questa vicenda rappresenta un evento molto grave. «È la prima volta che accade e, nonostante ci siamo allontanati dai centri abitati, sembra che la ferocia abbia raggiunto anche le zone più aspre del Vesuvio. Mi auguro che questo accadimento sia l'unico e non l'innesco di altro», aggiunge la Dott.ssa Marinaro.

Il gruppo di cani semi ferali del Vesuvio e l'esempio di una convivenza possibile e utile alla comunità

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Il gruppo di cani semi selvatici del Vesuvio

Il gruppo di cani semi selvatici che vive libero nella zona del Vesuvio è composto da cinque individui, tutti adulti e di grossissima taglia. La composizione del gruppo è spesso cambiata nel corso del tempo e l'incendio avvenuto l'anno passato ha portato, oltre alla morte di molti animali selvatici, anche di alcuni cani. Questo gruppo trascorre generalmente le giornate all'interno della zona della riserva, dove c'è molta vegetazione e può rimanere in disparte, scendendo alle pendici solo verso il tramonto.

«Avevano imparato tutta una mimica, quindi non si spaventavano del rumore dell'auto e dei croccantini quando arrivava la volontaria», spiega Filomena Marinaro. Nessun cane ha un nome, non di certo perché manchi d'identità, ma perché non ha bisogno di rispondere ai richiami dell'uomo vivendo in totale libertà. Questi cani semi-selvatici inoltre, non solo non arrecano nessun disturbo alla comunità, ma al contrario rappresentano una risorsa molto importante: «Sono di gran beneficio nel tenere lontani dalle città gli animali selvatici. Il Vesuvio ad esempio si trova spalla a spalla con il Monte Somma dove vive il lupo appenninico (Canis lupus italicus) e la faina (Martes foina). Negli anni passati, tra il 2012 e il 2013, quando il gruppo di cani si svuotò, arrivarono le faine in città che hanno ucciso decine di colonie di gatti. Inoltre, i cani sono stati tutti sterilizzati e non possono quindi riprodursi».

Chi è stato e perché? Si attende l'autopsia

«Ci auguriamo che quello che è successo sia un evento che verrà svelato nella sua interezza, per capire se è avvenuto per dolo o per follia, e che risulti unico – conclude la presidentessa dell'associazione – Purtroppo i primi atti di ferocia che la follia allena sono proprio sugli animali e immaginare che il dirimpettaio, o quello con cui andiamo a fare la spesa, sia in realtà un folle assassino è terribile.». Si spera infatti che con l'arrivo dell'autopsia si possano ricevere maggiori informazioni per trovare il colpevole e evitare che cose del genere possano riaccadere.

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