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10 Marzo 2024
13:00

I cani possono mentire?

Molte persone sono convinte che il loro cane, alle volte, dia l’impressione di mentirgli. Ma è davvero possibile che un cane possa mentire, e per quale ragione dovrebbe farlo?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Ci sono molte persone che parlando del comportamento del loro compagno a quattro zampe sostengono che quest’ultimo, alle volte, dia l’impressione di mentirgli. È possibile che un cane possa mentire, e per quale ragione dovrebbe farlo?

L’atto di mentire, sebbene possa sembrare unicamente distruttivo o negativo, è intrinsecamente legato a funzioni cognitive di alto livello, come la capacità di immaginare scenari alternativi alla realtà attuale, di prevedere le reazioni altrui e di manipolare simbolicamente le informazioni a proprio vantaggio.

Queste capacità riflettono non solo l’aspetto oscuro della menzogna ma anche il suo potenziale creativo e la sua complessità. Quindi proviamo a scollarci di dosso il giudizio negativo del mentire e proviamo a fare alcune riflessioni in merito a questo tema e allargando per un momento questo concetto. Procediamo per gradi.

L’inganno e il comportamento menzognero si riscontrano non solo negli umani ma anche in altri animali, evidenziando come la capacità di ingannare possa offrire vantaggi evolutivi significativi in una varietà di contesti ecologici e sociali. Questi comportamenti, sebbene non mediati dal linguaggio (come nelle menzogne umane), dimostrano una notevole sofisticazione cognitiva e strategica da parte degli animali, talvolta lasciandoci esterrefatti davanti alla complessità della storia evoluzionistica di alcune creature.

Esempio chiave sono i corvidi, noti per la loro intelligenza sociale e strategica, che praticano l’inganno per proteggere le loro scorte di cibo. Se un corvo (Corvus frugilegus) si rende conto di essere osservato mentre nasconde il cibo, infatti, potrebbe fingere di depositarlo in un luogo mentre, in realtà, lo nasconde altrove. Questo comportamento suggerisce una sofisticata comprensione della prospettiva altrui e della potenziale competizione per le risorse, anche se riferita a membri del proprio gruppo sociale.

Dal punto di vista evoluzionistico, il mentire del resto può essere visto come una "strategia adattiva" che ha giocato un ruolo nella sopravvivenza e nel successo riproduttivo degli individui, sia in campo umano che non, naturalmente. La capacità di ingannare o di manipolare la percezione della realtà da parte di altri ha potuto offrire vantaggi competitivi in vari contesti, come l’accesso a risorse, il mantenimento o l’acquisizione di status sociale e la gestione delle complesse dinamiche di gruppo. Inoltre, la capacità di riconoscere e contrastare le menzogne altrui avrebbe potuto favorire lo sviluppo di sofisticate abilità cognitive, come la "teoria della mente" (ossia la capacità di attribuire stati mentali a sé stessi e agli altri), cruciale per la comprensione e la previsione del comportamento altrui.

Il comportamento di inganno nei cani, dunque, offre un interessante spunto di riflessione sull’intelligenza e la complessità emotiva di queste creature, troppo spesso sottovalutate, sminuite e da taluni reputate ancora oggi (incredibilmente, aggiungeremmo) ritenute prive di cognizione e soggettività.

Sebbene l’uso del termine “mentire” possa sembrare una forma di antropomorfizzazione irriverente quando applicato agli altri animali, esistono evidenze comportamentali che suggeriscono che i cani possano effettivamente ingaggiare in comportamenti che rientrano a pieno titolo nella categoria degli «inganni attivi». Questi comportamenti possono includere l’inganno per ottenere cibo, attenzioni o per evitare punizioni e altre forme che vedremo insieme, partendo però da presupposti importanti per avere una visione d'insieme su cosa significhi mentire.

Uno studio pubblicato nel 2017 , sulla rivista scientifica “Animal Cognition”, condotto da Marianne Heberlein dell’Università di Zurigo, ha rivelato come i cani possano utilizzare l’inganno tattico nei confronti degli esseri umani. Nell'esperimento, i cani hanno mostrato di poter deliberatamente ingannare gli esseri umani per ottenere dei premi migliori. I cani sono stati osservati mentre portavano volontariamente una persona considerata “cooperativa” verso un contenitore con il loro cibo preferito, mentre conducevano una persona considerata “egoista” (che si appropriava del cibo) verso un contenitore vuoto, dimostrando una forma di manipolazione intenzionale basata sulla loro valutazione delle tendenze degli umani coinvolti.

Ma oltre alla ricerca vera e propria si possono riferire una grande quantità di aneddoti di vita vissuta da parte di persone che hanno osservato il loro cane “mentire”, “fingere” o “ingannare” sia loro che loro conspecifici. Per esempio, frequentando un ambulatorio veterinario, è possibile sentire di cani che “fingono” di aver male ad una zampa, magari tenendola sollevata, ma solo quando sanno di essere visti dalle persone, per poi poggiarla a terra senza alcun problema appena credono di non essere più in vista. E questo è stato osservato anche in cani randagi, comportamento atto a intenerire i turisti – che non li conoscevano – per ottenere attenzioni e qualche appetitoso bocconcino:

Tra gli “inganni canini” vi sono anche comportamenti che hanno lo scopo di distrarre un altro cane da una risorsa evitando il conflitto diretto, per poi accaparrarsela. Ricordiamo che con “risorsa” non intendiamo esclusivamente de cibo, ma anche l’interazione con una persona considerata di valore oppure l’occupazione di un posticino comodo o, ancora, un giocattolo.

Abbiamo osservato, per esempio, cani fingere di aver sentito qualcosa di allarmante erompere in un particolare tipo di abbaio per attrarre l’attenzione di un compagno piuttosto irascibile, che accorrendo per partecipare alla “difesa” del territorio lasciava così sguarnita una comoda postazione sul divano di casa accanto all’umano di riferimento. Oppure cani fingere di annusare con intensità un particolare punto del prato per attirare l’attenzione di un altro cane che, ingannato, lasciava l’agognata pallina che teneva in bocca, per fiutare anche lui. Accorgendosi troppo tardi che invece non c’era proprio nulla di interessante da annusare.

Insomma, il comportamento di inganno nei cani può essere visto come una manifestazione della loro intelligenza sociale e della capacità di adattamento, se riusciamo a spogliarlo di costrutti etici e morali che ci distraggono inutilmente con il giudizio, questo sì antropocentrico.

I cani, attraverso la convivenza millenaria con gli esseri umani, hanno sviluppato una notevole capacità di leggere e interpretare i segnali umani. Questa abilità si estende alla capacità di manipolare tali segnali a proprio vantaggio in situazioni specifiche. Questo tipo di comportamento suggerisce una comprensione sofisticata del loro ambiente sociale e una flessibilità comportamentale che va oltre il semplice apprendimento condizionato.

Dal punto di vista etologico, il mentire nei cani può dunque essere interpretato come un adattamento evolutivo che migliora la loro capacità di attraversare la complessa rete di relazioni sociali all’interno del gruppo familiare umano e non. Questi comportamenti di inganno, sebbene possano sembrare semplici trucchi per ottenere cibo o favori, riflettono in realtà una profonda comprensione delle dinamiche sociali e delle possibilità di interazione con gli esseri umani.

Questi comportamenti, infine, che potremmo etichettare come “menzogne” se osservati in contesti umani, evidenziano la ricchezza della vita emotiva e cognitiva dei cani, invitando tutti noi a una riflessione più ampia sulle capacità mentali degli animali e sulla nostra relazione con loro.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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