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10 Febbraio 2024
9:00

Gli animali sanno che moriranno?

Anche in assenza di una piena consapevolezza della morte, alcuni animali non umani probabilmente riconoscono riconosco la morte quando arriva.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Se gli animali non umani comprendano realmente il concetto di morte e abbiano almeno una certa coscienza di questo evento è una questione complessa, affascinante e ancora del tutto aperta. Quello che sappiamo, al momento, è che alcuni animali sociali come elefanti, cetacei, taluni uccelli come i corvidi, primati non umani e verosimilmente anche cani, reagiscono alla morte di un conspecifico con comportamenti che sembrano esprimere tristezza o, in alcuni casi, appaiono come veri e propri rituali funebri.

Se siano consapevoli del fatto che la morte è un processo inevitabile per tutti, compresi loro stessi, resta ancora un mistero.

La coscienza della morte: una prerogativa umana?

La coscienza della morte si riferisce alla comprensione della realtà della morte, di quell’evento cioè che porta alla fine di un’esistenza, propria e altrui, e rappresenta l’unico destino nostro e di tutti gli altri esseri viventi. Nella mente umana, poi, il concetto di morte va oltre la semplice consapevolezza della morte, in quanto questa si intreccia profondamente con il trauma della morte e il desiderio di immortalità che nasce proprio dalla consapevolezza della mortalità stessa e dal dolore che comporta. Al momento, una tale complessità sembra essere prerogativa esclusiva della specie umana.

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Anche gli animali hanno coscienza della morte?

Anche se agli animali non umani potrebbe non essere del tutto chiaro che la morte è un evento irreversibile, molti sembrano percepire i cambiamenti – l'assenza di calore, di tonicità muscolare, di movimento – cui va incontro un loro compagno deceduto come segnali negativi.

Gli elefanti solitamente esplorano il cadavere annusandolo, toccandolo, ricoprendolo di terra e sterpaglia. Un delfino o uno scimpanzé possono forse non intendere la morte come un evento ineluttabile – e credersi in qualche modo immortali – e nemmeno irreversibile, ma di certo la percepiscono come qualcosa di profondamente negativo.

La presenza della morte spesso indica un pericolo imminente, e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui, alla fine, le gazze si allontanano dal corpo del defunto o addirittura lo seppelliscono in un luogo lontano, come è stato visto fare a lupi o ai coyote coi piccoli morti. Questa percezione di pericolo può derivare da un'innata comprensione del rischio associato alla morte, se non da una piena comprensione della sua finalità.

In un recente studio coordinato dalla scrivente è emerso che i cani, almeno agli occhi dei loro compagni umani, alla morte di un cane convivente con cui avevano una relazione amichevole mostrano cambiamenti comportamentali sovrapponibili a quelli che normalmente interpretiamo come lutto e dolore. Per esempio, richiedono più attenzioni, mangiano e giocano meno, sono più apatici del solito e possono addirittura sembrare più spaventati. Certo, questo non significa che sappiano che la morte è parte integrante – e pure l’ultima – del processo vitale.

Ma proviamo a far compiere al discorso un salto di specie: nei bambini fra gli otto e i tredici anni l’ultimo, struggente pensiero lucido prima di morire è «non rivedrò più la mamma», il ché ci dice che sanno che da lì a poco non esisteranno più come individui e sarà così per sempre. A 2-3 anni, però, i bambini non possiedono quella stessa consapevolezza, eppure il concetto di perdita di una figura di riferimento può suscitare in loro reazioni che esprimono profonda tristezza e rabbia, due emozioni che coesistono nel lutto.

Ebbene, i cani mostrano schemi simili nelle abilità cognitive, in particolare quelle legate all'intelligenza sociale, ai bambini di quell’età molto più di quanto non facciano gli scimpanzé e questo potrebbe essere spiegato dalle somiglianze nei processi evolutivi di cani e umani che hanno favorito comportamenti più sociali. Quindi, pur senza senza una piena comprensione della morte, anche i cani, come i bambini piccoli possono soffrire per un lutto profondo.

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Bibliografia
Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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