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22 Maggio 2022
12:14

Oggi è la Giornata mondiale della Biodiversità 2022: un futuro condiviso per tutte le forme di vita

Oggi, 22 maggio 2022, si celebra la Giornata mondiale della biodiversità. Una momento che chiama tutti all'impegno e al cambiamento: un milione di specie animali e vegetali ogni anno a rischio estinzione secondo il WWF. Un patrimonio genetico che rischia di scomparire per sempre a causa di caccia, inquinamento, cambiamenti climatici, guerre. Ma in molti lavorano per il ripristino dell'equilibrio naturale fondamentale per la vita dell'uomo sulla terra.

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Giornalista
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Oggi, 22 maggio 2022, si celebra la Giornata mondiale della Biodiversità. Un momento di riflessione globale istituito dall'Onu per commemorare l'adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica nel 1992, nota anche come Convenzione di Rio de Janeiro. A trent'anni di distanza da quello storico evento, e dopo una pandemia che hanno sconvolto il mondo e una guerra in corso che continua a svuotare il pianeta di risorse umane e naturali, appare come una ricorrenza non solo da celebrare ma soprattutto da sfruttare per riflettere sulle responsabilità dell'uomo nell'estinzione di migliaia di specie e sulle strade a disposizione per ripristinare l'equilibrio naturale.

Quando scegliamo un vino tra i tanti sul mercato, possiamo farlo perché la diversità genetica dell'uva determina le differenze fra i vari vitigni che rendono possibile avere diversi tipi di vino. Quando mangiamo una pizza o beviamo una birra, sfruttiamo i diversi ceppi di lieviti che determinano il diverso sapore dei prodotti lievitati o fermentati. Quando indossiamo una t-shirt di cotone o una maglia di lino, lo facciamo perché le diverse caratteristiche biologiche che consentono alle foglie o ai fusti di alcune piante di adattarsi alle varie condizioni climatiche ne determinano la possibilità di utilizzo come fibre tessili.

La biodiversità, il mix di specie e di ecosistemi che caratterizza il pianeta e la loro capacità di mescolarsi in un unico grande equilibrio, è in estrema sintesi proprio questo.

Gli appuntamenti istituzionali per la Giornata mondiale della Biodiversità

«Costruire un futuro condiviso per tutte le forme di vita» è il tema dell’edizione 2022 per una Giornata Mondiale della Biodiversità, ideata dal Comitato economico e finanziario dell'Assemblea Generale dell’Onu, che rinnova l’impegno alla difesa dell’ambiente sottoscritto il 22 maggio 1992 quando a Nairobi era stato ratificata la Convenzione della Diversità Biologica (Convention on Biological Diversity o CBD). Edizione ancora più importante poiché proprio quest’anno ci sarà la conclusione dei negoziati della Conferenza delle parti sulla biodiversità o Cop 15, iniziata con i primi incontri dell'ottobre 2021 e destinata a terminare proprio nei prossimi mesi del 2022 con un accordo internazionale sulla tutela della biodiversità biologica.

Appuntamenti internazionali fondamentali per difendere e innovare le buone pratiche di difesa dell’ambiente e della sua diversità che quest’anno hanno visto riunirsi già, a marzo 2022, la Convenzione Onu sulla Diversità Biologica che ha radunato i rappresentanti di quasi tutti i governi mondiali per discutere un nuovo accordo vincolante che tuteli la biodiversità di tutto il mondo. Nessun accordo è stato raggiunto ancora alcun accordo, che ci si augura possa essere trovato durante il nuovo confronto previsto a Nairobi, in Kenya, dal 21 al 26 giugno 2022.

Gli investimenti in Italia e in Europa per difendere la biodiversità

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E se l’Italia è prima in Europa sul fronte degli investimenti per la salvaguardia della biodiversità con oltre 1,7 miliardi di euro che hanno finanziato più di 970 progetti per la protezione della natura di cui circa 850 milioni stanziati dalla Commissione europea a titolo di cofinanziamento, secondo il report annuale di Legambiente, rimane fortissima la necessità di interventi netti e senza ripensamenti su questioni focali per la difesa degli habitat.

Il programma Life, ad esempio, nato 30 anni fa insieme alla direttiva Habitat per raggiungere gli obiettivi della legislazione e delle politiche Ue in materia di ambiente e clima, ha finanziato in Europa oltre 5.000 progetti che hanno mobilitato 12 miliardi di euro di investimenti di cui 5,6 miliardi stanziati dalla Commissione europea a titolo di cofinanziamento. Tra le specie al centro dei progetti Life che hanno avuto successo in Italia troviamo il grillaio, il tritone crestato, la falena dell'edera, le orchidee spontanee, i fiori appenninici e la tartaruga Caretta caretta. Progetti fondamentali ma che da soli non bastano ad arginare l’impatto devastante dell’azione umana negli ultimi decenni.

Inquinamento, cambiamenti climatici, incendi, desertificazione, erosione del suolo, agricoltura e allevamenti intensivi, guerre: tutte minacce che hanno provocato una perdita di quella varietà e variabilità di forme di vita ed ecosistemi dai quali dipende l’equilibrio del pianeta e la vita che gli esseri umani riescono a viverci abitandolo. Per continuare ad avere risorse alimentari, energetiche e medicinali quest’equilibrio non può spezzarsi, va difeso ma anche incentivato perché anche la perdita di una singola specie, infatti, può creare uno squilibrio che si ripercuote sull'intero ecosistema.

L’impatto dello sterminio di animali selvatici sulla biodiversità

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Anche la giraffa è gravemente minacciata dalla perdita dell’habitat, dalla caccia alla carne e dal commercio internazionale di sculture e trofei ossei (@Adam Peyman/HSI)

Prendiamo ad esempio lo sterminio di animali selvatici di cui abbiamo ancora purtroppo larghissima testimonianza in tutto il mondo. L’impatto della caccia e dell’uccisione di esemplari che fanno parte imprescindibile di questo equilibrio è devastante sulla biodiversità. «In termini di benefici economici, gli animali valgono più da vivi che da morti – spiega Martina Pluda, direttrice per l’Italia di HSI/Europe –  L'80% dei turisti si reca in Africa per osservare la fauna selvatica. Le 8.400 aree protette africane, secondo il Building a Wildlife Economy, generano 48 miliardi di dollari all'anno dal turismo naturalistico. In termini di numero di turisti, uno studio recente ha stimato che le aree protette terrestri (PA) ricevono circa 8 miliardi di visite all'anno a livello globale.

La spesa diretta lorda globale associata alle visite alle aree protette è stata stimata in circa 600 miliardi di dollari all'anno. In Africa si contano circa 69 milioni di visite all'anno alle aree protette». Dati che, al di là dell’approccio etico alla questione caccia, fanno subito toccare con mano quanto sia preferibile conservare piuttosto che distruggere. «L’ecoturismo – continua Pluda – è indubbiamente un'alternativa redditizia e più etica alla caccia ai trofei. Un rapporto del 2014 del David Sheldrick Wildlife Trust ha rilevato che il valore di un singolo elefante per il turismo è di 22.966 dollari all'anno o di 1,6 milioni di dollari nell'arco della sua vita.

Al contrario, il valore medio grezzo dell'avorio di un singolo elefante è di 21.000 dollari. Il prezzo del trofeo per un elefante può costare circa 40.000 dollari. Pertanto, un elefante vivo che può essere visto e fotografato per tutta la sua vita ha un valore economico di gran lunga superiore a quello di un elefante ucciso da un singolo cacciatore di trofei o bracconiere. Difronte a una crisi della biodiversità di questa portata e alla chiara indicazione sul volere dei cittadini, è ora che l’Italia e altri paesi europei vietino le importazioni di trofei».

Cambiamento climatico e siccità: il caso dei rinoceronti in Kenya

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(credits:@Lewa Wildlife Conservancy)

Negli anni '70 i rinoceronti neri africani erano circa 65.000, ma a causa del bracconaggio il loro numero è sceso significativamente a 2.410 negli anni '90, con meno di 400 esemplari rimasti in Kenya. Grazie all'impegno dei fondatori del Lewa Wildlife Conservancy, è stato creato un santuario per proteggere questi animali dall'estinzione. Alla fine del 2021, il Kenya contava un totale di 938 rinoceronti neri, 131 dei quali risiedono a Lewa, insieme a 116 rinoceronti bianchi.

«Il cambiamento climatico è una delle principali preoccupazioni per l'attuale popolazione di rinoceronti neri e inasprisce i conflitti tra uomo e fauna selvatica per la competizione per le limitate fonti di cibo e acqua – spiegano dal santuario kenyota – A Lewa stiamo attualmente vivendo una prolungata siccità dovuta all'incoerenza dei modelli di pioggia. In risposta, abbiamo avviato un programma di alimentazione supplementare per i rinoceronti neri. Ciò comporta il posizionamento strategico di cibo nelle regioni in cui i nostri rinoceronti neri possono viaggiare o risiedere».

Limitare i danni imposti dalla siccità dovuta al cambiamento climatico è dunque un mondo per evitare la distruzione della biodiversità e incentivare le buone pratiche anche per le popolazioni locali. «La fauna selvatica acquista valore quando le comunità la comprendono e la accettano come parte integrante del proprio territorio. Come Lewa, abbiamo visto le comunità del Kenya settentrionale apprezzare la fauna selvatica e il legame tra questa, il turismo locale e il miglioramento delle vite e dei mezzi di sussistenza».

L’allarme estinzione api e altri impollinatori

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La casa nel verde costruita da un apicultore italiano dove si può dormire cullati dal ronzio di un milione di api

Il grido di allarma è unanime ormai da molto tempo. «Le attività umane, che causano inquinamento e cambiamenti degli habitat e del clima, stanno mettendo a dura prova le specie e gli ecosistemi – ammonisce anche il Consiglio dell’Unione Europea. – Gli scienziati stimano che un milione di specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi in tutto il mondo siano attualmente minacciate di estinzione. Ogni giorno si estinguono fino a 200 specie».

E un recente report del WWF vede attualmente un milione di specie animali e vegetali a rischio estinzione. Tra queste le api, considerate le regine della biodiversità. «C’è una estinzione silenziosa che mette a rischio la biodiversità globale, ma anche la nostra capacità di produrre cibo in maniera naturale – denuncia il WWF –  Si tratta delle api, a cui insieme agli altri impollinatori, il 20 maggio si è appena dedicata la Giornata Mondiale. Insieme a vespe, farfalle, falene e coleotteri, le api sono tra le oltre 20.000 specie che garantiscono un servizio indispensabile, quello dell’impollinazione, da cui dipende quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore e l’80% delle piante che producono cibo e prodotti per il consumo umano, pari al 35% della produzione agricola mondiale, con un valore economico stimato ogni anno di oltre 153 miliardi di euro a livello globale e 22 miliardi di euro in Europa».

Eppure secondo il WWF il 40% degli impollinatori sono a rischio estinzione, in particolare api selvatiche e farfalle. Ma c'è anche qualcuno che si prende a cuore il problema e cerca di risolverlo come può. Come un apicoltore di un piccolo borgo della Basilicata che ha realizzato il sogno di costruire nel suo uliveto il primo Air "Bee&Bee", un apiario integrato dove gli ospiti possono dormire cullati dal dolce ronzio di un milione api, destinando tutti i proventi all’Impresa Sociale Wonder Grottole per sostenere progetti di conservazione delle api e promozione dell'api turismo sul territorio.

Ma i divieti servono?

Servono, eccome. «Negli ultimi mesi e settimane sono state avviate diverse iniziative a livello politico – spiega ancora Martina Pluda – e l’indignazione dell’opinione pubblica in merito all'uccisione di due dei più grandi elefanti del Botswana dimostra la necessità di portarli a compimento». Tra queste la sospensione concessa dall’Alta Corte della Provincia del Capo Occidentale del Sudafrica per tutto il 2022, delle quote per l’uccisione di leopardi, rinoceronti neri ed elefanti cacciabili ed esportabili come trofei, oppure l’approvazione all’unanimità del Parlamento federale belga di una risoluzione che chiede al Governo di sospendere immediatamente l’autorizzazione all’importazione di trofei di specie protette.

In Italia è stata presentata alla Camera dei Deputati la prima proposta di legge per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di specie protette mentre in Spagna l’Associazione parlamentare per la difesa dei diritti degli animali ha presentato una proposta di risoluzione per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette. Il Regno Unito si è impegnato ad adottare una delle policy più severe al mondo, vietando l’importazione di trofei di caccia di oltre 7.000 specie protette.

Interventi che servono sicuramente a ripensare l’utilizzazione delle risorse in modo non distruttivo. Ad esempio a immaginare nuove forme di utilizzo del suolo in modo più equo e resiliente, la cogestione, una maggiore gestione partecipativa, le pratiche di gestione dal basso verso l'alto, le riforme del turismo, un turismo diversificato basato sulla natura che vada oltre la fotografia della fauna selvatica e gli investimenti ambientali.

Le oasi del WWF e le iniziative dei Carabinieri Biodiversità

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Foto per gentile concessione @WWF

L’educazione ambientale è l’obiettivo di “RiservAmica”, organizzata anche per il 2022 dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità. Una manifestazione che apre al pubblico tutte le Riserve gestite dal Raggruppamento Biodiversità che, per il 22 maggio, organizzerà un programma speciale illustrando le peculiarità dei territori e degli habitat in cui sopravvivono specie autoctone selvatiche. Insieme ai Carabinieri forestali si potranno scoprire i tesori della natura italiana, come lupi, orsi, aquile, aironi, lontre, cervi e daini custoditi negli angoli più belli e suggestivi del nostro Paese, dal nord al sud dell’Italia.

Anche il WWF, nei tre weekend dal 14 al 29 maggio, aprirà i cancelli delle splendide località dove sorgono le sue Oasi: dalla storica Oasi del Lago di Burano in Toscana alle maestose Gole del Sagittario in Abruzzo, dai prati alpini di Valtrigona in Trentino alle scogliere di Capo Rama in Sicilia. Tutti luoghi che rappresentano uno scrigno straordinario di ricchezze naturali. Un vero e proprio patrimonio che svolge un ruolo centrale per difendere migliaia di specie, fare educazione in natura e promuovere uno sviluppo davvero sostenibile.

Il ripristino della biodiversità: l'alternativa necessaria

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Ma oltre alla conservazione e alla protezione della biodiversità è possibile pensare anche al suo ripristino? Questa sembra essere la grande sfida del futuro e già in molti si stanno adoperando in questo senso. Si è conclusa proprio in questi giorni la campagna di monitoraggio nell’area antistante la foce del Po, ad esempio, condotta da Greenpeace Italia insieme ai ricercatori dell’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione, e promossa dal Parco veneto del Delta del Po.

Grazie ad una settimana di navigazione a bordo della nave ammiraglia dell’associazione ambientalista, la Rainbow Warrior, si è potuto appurare lo stato di conservazione di una delle zone italiane più varie e ricche di biodiversità. In una settimana di monitoraggio sono stati percorsi oltre 240 miglia nautiche e osservati 112 esemplari della specie di delfini  Tursiops truncatus. Durante il monitoraggio sono stati anche osservati 14 esemplari di tartaruga Caretta caretta. «In Nord Adriatico si stima che circa 8.600 individui di tartaruga possano essere catturati ogni anno accidentalmente nelle reti a strascico di fondale, ecco perché nelle aree protette sarebbero necessarie misure più stringenti per tutelare questa specie – dichiara Sandro Mazzariol, professore dell’Università di Padova – La presenza di questi animali anche fuori dall’area protetta conferma infatti che le zone di tutela andrebbero ampliate favorendo non solo la conservazione ma anche il ripristino di queste popolazioni.

Negli ultimi anni, per esempio, le popolazioni di tartarughe sono tornate a nidificare sulle coste Venete. È chiaro che ci troviamo davanti a una scelta decisiva: il nord Adriatico è stato particolarmente sfruttato da attività umane che hanno determinato impatti drammatici sulla sua biodiversità e sui territori. È ora di investire in un futuro diverso che punti a fare della conservazione ambientale un elemento di forza e ricchezza per le comunità locali, favorendo lo sviluppo di quelle attività economiche che ne tengono conto».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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