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5 Gennaio 2022
14:34

Gestione del lupo in Trentino, Fugatti scrive a Cingolani: «Ci servono strumenti adeguati»

«Il lupo è un problema per la sicurezza delle persone», così il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, chiede aiuto al ministro Cingolani.

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lupo trentino

«È un problema di sicurezza per le persone», così il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, definisce il ritorno del lupo nel suo territorio. «Numerosi sindaci del Trentino segnalano la presenza di lupi vicino ai centri abitati – continua Fugatti – C'è un grave rischio».

Quella che ormai viene definita "emergenza lupo" e che non è altro che il frutto di una consapevole reimmissione sul territorio dell'animale, è stata oggetto di un video e di una lettera indirizzata dal presidente trentino al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

La richiesta di Fugatti a Cingolani è di dare il via alla gestione sperimentale del lupo in Trentino attraverso un piano ad hoc che lasci libertà di manovra alla provincia autonoma. Un tema di cui si è occupato recentemente anche il locale Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza.

In buona sostanza, il Trentino vorrebbe maggiore autonomia nella gestione del lupo, avvistato in branchi o singolarmente vicino ad alcuni centri abitati. La Provincia autonoma auspica che «si possa rendere concreto un percorso che porti a definire gli strumenti che la Provincia può mettere in atto al verificarsi di determinate situazioni e comportamenti confidenti da parte di un esemplare».

Ma fin dove arrivi questa autonomia e che tipo di strumenti si vogliano mettere in campo per tutelare la «sicurezza dei cittadini» non è specificato. È su questo tema che Fugatti chiede il rispetto dell'autonomia decisionale accordato alla sua Provincia già per altri temi.

La gestione del lupo in Trentino infatti è di competenza dello Stato, solo con un intervento del Ministero per la Transizione ecologica (Mite) la Provincia potrebbe occuparsi della questione.

Tra gli strumenti impiegati potrebbero esserci sia cassonetti appositi che impediscano alla fauna selvatica di nutrirsi della spazzatura dei centri urbani, ma potrebbe rientrare anche il selecontrollo, cioè l'abbattimento selettivo di quegli individui giudicati "eccessivamente confidenti" dagli Enti locali.

Il ritorno del lupo in Trentino: cosa dicono i numeri

Il lupo negli ultimi anni è tornato in Trentino, come segnalato anche nel più recente Rapporto grandi carnivori della Provincia autonoma e oggi sono almeno 17 i branchi censiti sul territorio.

Nell'ambito del programma pluriennale di monitoraggio della fauna selvatica mediante fototrappola, il 2020 ha visto il ritorno del lupo tra le specie fotografate. «La rinnovata presenza del lupo nell’area di studio riflette la più ampia tendenza dell’intero territorio provinciale, e alpino in generale, interessato da ormai diversi anni da una rapida fase di ricolonizzazione naturale da parte di questa specie», si legge nel Rapporto.

Fonte: Rapporto grandi carnivori 2020
Fonte: Rapporto grandi carnivori 2020

Il monitoraggio ha avuto inizio con il ritorno naturale dei primi soggetti in Trentino nel 2010, dopo la scomparsa della specie avvenuta verso la metà del XIX secolo. Ma è dal 2016 in poi che si è assistito a un costante aumento della popolazione, seguito dalle relative segnalazioni di avvistamenti anche nei pressi dei centri abitati.

L'ultima segnalazione in ordine di tempo è stata fatta dall’amministrazione comunale di Contà, nella Val di Non. Qui il sindaco Fulvio Zanon, ultimo in ordine di tempo, ha segnalato il nervosismo della popolazione davanti agli avvistamenti di questi carnivori.

Come tutti gli animali selvatici, anche i lupi sono per natura schivi nei confronti degli esseri umani. Quando un individuo si avvicina troppo ai centri urbani è segno di un anomalo comportamento confidente. In Italia l'esempio più lampante è quello offerto dall'orso marsicano Juan Carrito, frequentatore abituale di centri fortemente urbanizzati come Roccaraso perché attratto dalle risorse alimentari fornite dai cassonetti.

Tuttavia, in zone come la Val di Non, che ospita Comuni diffusi da poche centinaia di abitanti e grandi spazi montani, l'incontro tra le due specie coinquiline – umani e lupi – è molto più frequente, e non indica necessariamente una volontà dell'animale di avvicinarsi alle comunità umane.

È la spia piuttosto della necessità di formare la popolazione sul corretto comportamento da tenere in presenza di questi animali. Un atto necessario che dovrebbero realizzare le istituzioni al fine sia di scoraggiare i comportamenti confidenti da parte della fauna selvatica, sia per garantire l'effettiva sicurezza dei cittadini che dei lupi stessi, oggetto proprio tra Trento e Bolzano di inseguimenti da parte degli automobilisti da migliaia di like sui social.

Nel 2020 in Trentino è stata registrata la morte di 7 lupi a seguito di investimento stradale. E in tutte le zone in cui questo animale è diffuso, compresa la dorsale appenninica, non sono rari gli incidenti. Al contrario, non si ha notizia dell'attacco di un lupo a un essere umano, né in Trentino né nel resto d'Italia, e l'incidenza generale nell'ultimo secolo è pari a zero.

Nonostante le perplessità manifestate dal presidente Fugatti, i dati indicano che l'uomo non ha nulla da temere dal lupo.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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