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15 Dicembre 2021
17:01

Il video del lupo inseguito da un automobilista in Alto Adige. «Sfinirlo per un po’ di popolarità sul web»

Un lupo è stato vittima di un automobilista che ha deciso di inseguirlo, piuttosto che attendere che si mettesse in salvo. Che conseguenze può avere questo comportamento sugli animali?

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Una strada alpina innevata e i fari di una macchina che rincorrono un lupo finché l'animale, esausto, trova una via d'uscita per questo incubo. Queste sono le immagini dell'ultimo inseguimento ai danni di un animale selvatico, avvenuto in Alto Adige da parte di un automobilista. A pubblicare il video, accompagnato da un testo in cui viene spiegato il comportamento che bisognerebbe tenere in caso di incontro, è stato il gruppo Facebook Canis lupus italicus – Lupo appenninico, gestito da Marco Antonelli, naturalista e zoologo che da anni si occupa di divulgazione scientifica riguardo la vita dei grandi carnivori, ma anche di monitoraggio delle specie in alcune zone del Lazio.

«In questo caso il video ritrae un lupo, ma spesso ricevo video di orsi, cervi o altri animali, inseguiti fino allo sfinimento per il gusto di guadagnare qualche secondo di notorietà sui social – spiega a Kodami lo zoologo –  Si tratta di un gesto crudele che, a mio parere è causato dalla mancanza di conoscenza degli animali, dalla mancanza di sensibilità nei loro confronti e dal desiderio di notorietà che si ottiene attraverso la pubblicazione del video della propria esperienza».

«Così facendo mettiamo a rischio l'equilibrio energetico dell'animale»

«La corsa ovviamente causa un notevole dispendio energetico e ha conseguenze sul lupo che, in assenza del rischio, dedicherebbe queste capacità alla ricerca del cibo – spiega Antonelli – Soprattutto in inverno, quando a causa della neve e del freddo gli animali vivono condizioni particolarmente delicate, un episodio come questo può causare un importante affaticamento o addirittura un vero e proprio sfinimento. A causa dello sbilanciamento energetico ridurrà le possibilità di nutrirsi per il lupo, perché le forze sono state spese per motivi inutili. Tutto ciò è dovuto al desiderio di un tizio di fare uno scoop sui social e ottenere una breve popolarità invece che accostare, fermarsi e lasciare il tempo all'animale per mettersi in salvo».

Guardando queste immagini, immediatamente torna alla mente il video pubblicato lo scorso 8 gennaio da Luca Ghedina, un allevatore di Cortina d'Ampezzo, in Veneto. L'uomo aveva inseguito in auto e ripreso con lo smartphone quattro lupi sul Passo Tre Croci, nelle Dolomiti Bellunesi, rischiando più volte di investirli. «In quel caso si trattava di un video molto lungo e straziante – continua Antonelli – Quando le immagini dell'inseguimento terminano, i lupi si allontanano, ma non sappiamo cosa accadrà a quel punto agli animali. Il rischio è che, a seguito di uno sforzo di questo tipo, possano avere addirittura un collasso».

«Il problema non è solo la mancanza di conoscenza dell'animale, ma la carenza di sensibilità»

Il problema degli inseguimenti ai danni degli animali è costante e le immagini di questa brutale abitudine tornano regolarmente ad essere pubblicate sui social. A cambiare sono solo le specie interessate e le aree in cui avvengono gli incontri: «In generale i video arrivano da tutte le zone d'Italia – spiega l'esperto – Probabilmente vi è un'attitudine maggiore a comportarsi in questo modo laddove il conflitto con la specie è più forte, ovvero dove il lupo è arrivato da poco o dove vi è più paura a causa della cattiva informazione, favorita talvolta dalla politica, che porta più o meno consapevolmente a generare allarmismo sociale».

Alla base di questo fenomeno crudele, però, secondo Antonelli non vi è solo il cattivo rapporto con la specie: «Personalmente sono spaventato dalla mancanza di conoscenza degli animali, ma ciò che mi sembra ancora più allarmante è la mancanza della sensibilità necessaria per comprendere che con questo comportamento si fa del male a un essere vivente. Mentre la mancanza di conoscenza riguardo la biologia dell'animale si può risolvere con un po' di conoscenza, per quanto riguarda la grave mancanza di empatia si tratta invece di una lacuna più complessa da colmare e questo mi rattrista».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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