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20 Luglio 2022
17:50

Fondi del Ministero della Cultura per far passeggiare un ippopotamo tra gli Scavi di Pompei: uno schiaffo alla cultura stessa

Il Ministero dei Beni Culturali ha stanziato tre milioni di euro per il Piano per l’Arte Contemporanea 2020. Tra i beneficiari c'è Il Parco Archeologico di Pompei che con quei soldi ha finanziato l'opera "I am Hymns of the New Temples” di Wael Shawky, in cui c'è un ippopotamo che gira per gli Scavi. Un'immagine, quella dell'animale in cattività, che deturpa il patrimonio artistico invece di valorizzarlo.

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Tre milioni di euro: è la cifra stanziata dal Ministero dei Beni Culturali per il Piano per l’Arte Contemporanea 2020 (PAC 2020). All'inizio, in realtà, erano due i milioni di euro che erano stati previsti, poi però il 15 maggio 2021 "con il Decreto Direttoriale n. 224 del 14.05.2021, il finanziamento del PAC 2020 viene incrementato di € 1.000.000,00 rispetto alle risorse iniziali … al fine di poter ammettere al finanziamento un numero maggiore di beneficiari".

Tra i beneficiari ci sono enti, fondazioni e musei che, una volta designati come vincitori, stanno utilizzando ora quei soldi, seguendo le linee guida date dal Ministero indicate nella documentazione relativa al PAC, in base alle "categorie" per le quali avevano presentato domanda: la "linea acquisizione" o quella della "committenza". Quest'ultima in particolare è rivolta a finanziare la produzione di progetti al fine della "valorizzazione di opere della creatività contemporanea nelle collezioni pubbliche italiane".

Parte di quei soldi, ora, saranno però anche nelle tasche di un addestratore di ippopotami. Un soggetto, infatti, in compagnia del suo conduttore, è stato utilizzato per la produzione della – così definita dal Parco Archeologico sul sito ufficiale – «opera d’arte di Wael Shawky, dal titolo "I am Hymns of the New Temples”».

Un ippopotamo, fino a pochi giorni fa, ha dunque calpestato il suolo antico delle strade di Pompei, "attore" – come tanti media si sono superficialmente limitati a definirlo giusto per trovare un sinonimo utile allo scorrimento del testo – suo malgrado in alcune scene che sono state girate all'interno dell'area degli Scavi.

Quindi, il Ministero della Cultura investe soldi pubblici e li affida a esperti del settore. Questi ultimi sono tenuti a selezionare "progetti di valore" e nel caso specifico l'opera di Shawky viene così presentata: «Un film ideato appositamente per Pompei che ha come obiettivo raccontare il sito archeologico quale luogo di incontro e di confronto fra le culture del Mediterraneo … L’opera entrerà a far parte della collezione di arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei».

Volendo fare un breve sunto di ciò che è accaduto, vedendola proprio da un punto di vista strettamente legato all'evoluzione culturale della nostra specie e alla valorizzazione appunto dell'arte contemporanea in uno scenario di preservazione dell'arte antica come solo un luogo unico come Pompei può essere, quanto accaduto si riassume in una brutta pagina. Una scelta che mostra la completa mancanza di attenzione e sensibilità al significato della parola cultura, così come Cicerone la definì nell'accezione di cultura animi, ovvero coltivare lo spirito, cosa che necessariamente passa anche attraverso una corretta educazione nei confronti delle persone a cui è diretto il messaggio finale e che non può prescindere dal rispetto per qualsiasi essere senziente, umano e non.

Ottenere dei soldi per salvaguardare un patrimonio artistico così unico è fondamentale ed è importante che lo Stato preveda fondi sempre più ingenti per far sì che Pompei e tanti altri luoghi meravigliosi della nostra Penisola siano salvaguardati e riportati sempre di più ad appannaggio della cittadinanza e come poli di attrazione per turisti che vengono da tutto il mondo.

Ma quanto un'immagine del genere invece ha l'effetto contrario? Quanto questo pachiderma immortalato sugli schermi di tanti smartphone di post in post deturpa del tutto questo disegno nobile e necessario?

Poco, dirà qualcuno. Perché ancora poca è la sensibilità delle persone nei confronti degli animali in generale e figuriamoci quanto sia facile relativizzare l'utilizzo che ne fa un artista, del resto, se solo si pensa a quello che facciamo ogni giorno nei macelli, negli allevamenti intensivi o anche solo quando ancora vengono privati della libertà per il gusto di osservarli dietro le sbarre degli zoo o negli spetttacoli circensi.

Eppure non è così: l'attenzione al benessere animale è sempre più alta e gran parte invece della società civile ora inizia almeno a porsi qualche domanda in più di fronte a accadimenti, come questo, che non vanno visti solo nell'immagine di per sé dell'ippopotamo tra gli Scavi ma anche per quel che c'è dietro quello scatto: la filiera che si svolge intorno al danaro pubblico che vi abbiamo appena descritto e la distonia che si crea quando alla parola cultura viene poi associata la riduzione in cattività di un animale che è selvatico e tale dovrebbe rimanere, libero di affondare il suo corpo nelle acque del luogo dal quale la sua specie proviene: l'Africa, non certo il Sud Italia.

A dimostrazione di questa accresciuta consapevolezza da parte di tanti esseri umani c'è la recente levata di scudi nei confronti di Nanni Moretti che sul set a Roma ha fatto portare degli elefanti ma un altro esempio ancora di più calza a pennello proprio in questo contesto, perché riguarda degli altri ippopotami che sono stati riconosciuti come i primi animali dotati di personalità giuridica negli Stati Uniti. Si tratta di esemplari che si sono riprodotti di anno in anno in Colombia dopo che il narcotrafficante Pablo Escobar negli anni 80 li aveva fatti arrivare nella sua hacienda Nápoles.

Inoltre, tornando alla presenza di animali su un set qualsiasi, come ha scritto Laura Arena, veterinaria esperta in benessere animale e membro del comitato scientifico di Kodami, «nella maggior parte dei casi l'suo di un animale selvatico in una pubblicità o un film è del tutto superfluo: quando continua ad essere indispensabile per il messaggio che si vuole trasmettere gli animali possono essere rimpiazzati da diverse alternative etiche che offrono ottimi risultati».

E allora vi proponiamo noi un modo etico per fare cultura e promuovere la conoscenza della Storia di tutti gli abitanti del Pianeta, proprio attraverso un luogo che è la culla della nostra società e del modo di relazionarci con gli altri esseri viventi. E' il nostro video reportage  "Un'altra Storia, animali e uomini a Pompei", per il quale nessun denaro pubblico è stato speso, ma è frutto dell'impegno di chi lavora per un magazine come il nostro che ha nel suo Manifesto la mission di fare una divulgazione che si basi sul rispetto di tutti gli esseri viventi, uomini e non, e indagare nella relazione da tutti i punti di vista.

Un lavoro che non temo, appunto, di definire "culturale" e che valorizza in primis proprio il Parco archeologico, le persone che ci lavorano e il nostro Paese. Un contenuto unico per testimoniare la storia dell'intera umanità e degli altri animali. Guardate attentamente le immagini: osservate come attraverso la computer grafica abbiamo fatto "rivivere" addirittura degli animali dipinti sui meravigliosi affreschi che ancora oggi rendono vivo un luogo in cui la potenza dell'eruzione del Vesuvio ha cristallizzato per sempre storie di ogni tipo di essere vivente all'indomani di quel 25 agosto dopo Cristo (o più probabilmente nell'ottobre del 79 d.C.).

Per riuscire a realizzarlo abbiamo puntato a un solo obiettivo: raccontare gli Scavi da un'altra prospettiva attraverso la voce di una esponente del Parco Archeologico stesso e proprio perché ci tenevamo a mettere in evidenza le professionalità enormi che operano sul campo nei vari team interdisciplinari (archeologi, restauratori, ingegneri, paleontologi, etc.). Ci sembrava fondamentale mettere in piedi una collaborazione diretta con chi è protagonista ogni giorno della cura e della tutela di beni così preziosi e volevamo arrivare a un contenuto che desse, appunto, spazio e forza al Parco stesso per mostrarlo come mai nessuno lo ha raccontato.

Il risultato è dunque questo video reportage e un lungo e dettagliato approfondimento – in italiano e in inglese – che permette di calarsi davvero nella Pompei di oltre 2000 anni fa per riuscire a immaginare come era la relazione tra animali umani e non e vedere l'arte, questa sì e non certo quella che usa un ippopotamo per definirsi tale. E dopo aver riguardato il nostro lavoro oggi ancora di più non ho alcuna falsa modestia nello scriverlo, penso che questo tipo di contenuti accrescano lo spirito, proprio nell'ottica di come Cicerone  intendeva la cultura.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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