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24 Agosto 2021
9:41

Fermiamo la caccia nelle Regioni degli incendi: l’appello di Gaia al ministro Cingolani

Sono più di 20 milioni gli animali morti bruciati vivi negli incendi che hanno devastato ettari di terreno in Sardegna principalmente, ma anche in Calabria e Sicilia. Un numero impressionante che spaventa e allarma anche l’Associazione Gaia Animali & Ambiente che, con una lettera diretta personalmente al Ministro della Transizione Ecologica chiede di non far cominciare l'attività venatoria.

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Mammiferi, uccelli e rettili, senza dimenticare gli invertebrati: sono più di 20 milioni gli animali morti bruciati vivi negli incendi che hanno devastato ettari di terreno in Sardegna principalmente, ma anche in Calabria e Sicilia. E seppur solerte non è purtroppo servito l’intervento dei Vigili del Fuoco, i quali non sono riusciti a evitare che le fiamme raggiungessero la fauna selvatica, quella allevata e gli animali domestici, soffocandoli e carbonizzandoli.

Un numero impressionante che spaventa e allarma anche l’Associazione Gaia Animali & Ambiente che, con una lettera diretta personalmente al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, chiede di fermare l’inizio della stagione della caccia almeno in quelle Regioni in cui incendi e siccità hanno devastato ettari di terreno e popolazioni intere di animali.

«La gravissima situazione idrica che sta colpendo molte Regioni, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, in molti casi aggravata da estesi incendi, ha creato non solo gravi danni alle colture e al patrimonio naturale, ma ha messo in ginocchio la fauna selvatica» spiega il presidente di Gaia Edgar Meyer.

«Molti animali si stanno spostando e concentrando nelle poche aree dove ancora ci sono raccolte d’acqua oppure, quelli sopravvissuti agli incendi, in aree inusuali e poco favorevoli. Ma in questo contesto di emergenza ambientale drammatica, l’apertura dell’attività venatoria creerebbe ulteriori elementi di difficoltà per una fauna sottoposta già troppo ad una situazione particolarmente critica».

E poiché molte Regioni non hanno tenuto in considerazione questo stato di emergenza prevedendo addirittura nei loro calendari venatori delle preaperture della stagione già a settembre per alcune specie, l’Associazione è davvero in allarme: «Chiediamo che in osservanza del comma 1 dell’art. 18 della Legge 11 febbraio 1992 n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) si valuti l’opportunità almeno di un posticipo dell’apertura dell’attività venatoria in quelle Regioni coinvolte da queste situazioni di poca pioggia e di estrema siccità».

Tra queste le più a rischio sono senz’altro Calabria, Sardegna, Sicilia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, parte di Abruzzo e Puglia.

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Simona Sirianni
Giornalista
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