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12 Ottobre 2021
17:32

Facebook vieta la vendita di terreni protetti nella foresta amazzonica

Il colosso di Mark Zuckerberg annuncia una policy più stringente per il Marketplace: gli annunci che mettono in vendita aree protette della foresta pluviale amazzonica, così come quelli che coinvolgono animali o parti di animali, non saranno consentiti e verranno eliminati. Dall'Amazzonia intanto arriva l'allarme: senza foresta verrebbero immesse nell'atmosfera 100 miliardi di tonnellate di carbonio.

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«Stiamo aggiornando le nostre politiche commerciali per vietare esplicitamente l'acquisto o la vendita di terreni di qualsiasi tipo nelle aree di conservazione ecologica sui nostri prodotti commerciali su Facebook, Instagram e WhatsApp»: con questa nota ufficiale comparsa sul corporate site, Mark Zuckerberg ha fatto un doppio annuncio. Da un lato ha confermato ciò che accadeva da tempo e che è emerso grazie a un’inchiesta della BBC, e cioè che sul Marketplace di Facebook è possibile imbattersi in annunci di vendita di intere porzioni di aree protette della foresta pluviale amazzonica. E dall’altro ha ammesso di essere corso ai ripari per evitare che succeda ancora.

«Ci impegniamo per la sostenibilità e la protezione del territorio nelle aree protette, e oggi annunciamo alcune misure per frenare i tentativi di vendere appezzamenti nell’area protetta della foresta pluviale amazzonica su Facebook Marketplace», ha spiegato Zuckerberg qualche giorno fa, confermando un giro di vite ai controlli sulle inserzioni che vengono pubblicate per accertarsi che rispettino la nuova policy e per bloccarli nel caso in cui non lo facciano. La nuova policy, in particolare, stabilisce che «gli annunci non possono promuovere l'acquisto o la vendita di animali o di parti di animali o terreni in riserve ecologiche», più nello specifico «qualsiasi prodotto o parte provenienti da cani, gatti o animali in pericolo o in via di estinzione (ad es., cuoio, pelli, pellicce, lana o peli)», e ancora «parti di animali fra cui, a titolo esemplificativo e non esaustivo, ossa, denti, corni, avorio, tassidermia, organi, arti esterni, secrezioni o carcasse», animali vivi (né selvatico né domestico) e ovviamente «terreni o immobili di qualsiasi tipo in riserve ecologiche».

Per individuare eventuali violazioni, Facebook confronterà gli annunci con il database delle aree protette di un’organizzazione internazionale (di cui non è stato reso noto il nome), in modo da tutelare «aree fondamentali per la conservazione degli habitat e degli ecosistemi. La vendita di terreni in aree protette avviene su altre piattaforme e anche offline – ricorda il colosso di Zuckerberg – ma ci impegniamo a continuare a lavorare con partner e autorità per affrontare questo problema sulle nostre app nel miglior modo possibile e a lungo termine».

Foresta amazzonica, il polmone della Terra minacciato dal disboscamento e distruzione

I controlli di Facebook riguarderanno solo le zone protette, però, e non i terreni riservati alle popolazioni indigene: la BBC lo scorso febbraio aveva portato alla luce un commercio di lotti di foresta pluviale venduti sul Marketplace, alcuni grandi anche come 1.000 campi di calcio e in gran parte compresi all’interno di aree protette. Un commercio oltre che illegale anche pericolosissimo, visto che – come sottolineato anche dall’Instituto di ricerca ambientale dell’Amazzonia – la foresta amazzonica è a oggi il più grande polmone della Terra, e con la sua estensione assorbe annualmente il 15% delle emissioni globali di carbonio.

Costantemente minacciata da opere di disboscamento per la coltivazione (e non solo) e per gli scavi minerari, al suo interno si concentra concentra tra il 10% e il 20% della diversità vegetale globale (circa 30.000 specie) e ha tra le 30 e le 300 specie di piante per ettaro. Paulo Moutinho, ricercatore dell’istituto, ha ricordato che il Nord America ha tra le 4 e le 25 specie per ettaro, e che la foresta amazzonica è fondamentale anche per la diversità culturale, visto che ospita comunità indigene, quilombola e piccoli agricoltori che contribuiscono in modo significativo alla conservazione.

«Oltre a favorire le piogge, a raffreddare la terra e a essere un sistema di irrigazione naturale, la foresta amazzonica immagazzina una grande quantità di carbonio – ha detto Moutinho – Se perdiamo questo territorio a causa della deforestazione o di altri usi irregolari, potrebbero essere rilasciati nell'atmosfera 100 miliardi di tonnellate di carbonio, che equivalgono a un decennio di emissioni globali, il che sicuramente aggraverebbe il cambiamento climatico globale». Da qui l’appello a fare di tutto, nell’ambito dei piani per contrastare il riscaldamento globale, per mantenerla il più possibile intatta e fermare, o quantomeno frenare, la sua distruzione.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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