La Francia compie un altro passo avanti nella tutela dei diritti e del benessere degli animali approvando un Disegno di Legge che vieta l’utilizzo di collari elettrici, “a strozzo” e con punte per cani e gatti.
L’Assemblea nazionale francese ha approvato la prima lettura del disegno di legge lo scorso 16 gennaio, un testo presentato il 29 novembre 2022 dalla deputata Corinne Vignon che nella sua stesura iniziale prevede di vietare sia l’uso sia la vendita, l'acquisto o la donazione di collari spesso utilizzati per scopi di addestramento, controllo e repressione. Nello specifico, il disegno di legge include «collari elettrici anti distanziamento, anti abbaio e da addestramento; collari a strozzo che esercitano una pressione sulla gola dell'animale, che può arrivare sino allo strangolamento, per controllarlo e costringerlo a camminare al guinzaglio; collari a punta e collari con punte rivolte verso l'interno che affondano nella gola dell'animale quando si esercita una trazione sul guinzaglio o sul collare o quando l'animale tira il guinzaglio».
Il provvedimento vieta anche la pubblicità e gli annunci di vendita di questi collari, e stabilisce le sanzioni per chi viola le disposizioni: chi li usa rischia una multa di 750 euro (3.750 euro in caso di recidiva), somma che aumenta a 3.750 euro se a usarli è in professionista dell'addestramento o dell'educazione cinofila. Lacquirente, il venditore o la persona che regala questo tipo di collare verrà multato di 3.000 euro se è una persona fisica o di 15.000 euro se è una società o un’azienda.
La deputata Vignon, che ha firmato il disegno di legge, ha sottolineato nella sua proposta di adozione che questa tipologia di collari è ampiamente utilizzata in Francia. Uno studio del 2018 del Journal of Veterinary Behavior stima che per un quarto dei cani, in Francia, vengono usati collari elettrici: «Si tratta di strumenti che causano sofferenze fisiche e psicologiche significative sugli animali – ha detto Vignon – Oltre al dolore, stress e terrore che modificano in modo permanente il comportamento del cane, anche quando l'impulso elettrico è stato inviato una sola volta». A questo si aggiungono le lesioni fisiche: ustioni, perdita di pelo, necrosi. I collari a strozzo e a punta causano invece in molti casi perforazione della pelle, schiacciamento della trachea, pressione intraoculare, instabilità cervicale, artrosi degenerativa o paralisi del nervo laringeo, rischi che aumentano quando vengono pubblicizzati e acquistati da persone non adeguatamente informate sulle conseguenze del loro utilizzo.
La situazione in Italia
Il testo dovrà ora essere esaminato dal Senato per l’approvazione finale. Un divieto simile è già in vigore in Germania, Finlandia, Danimarca, Slovenia, Svezia, Svizzera e Australia mentre in Italia i collari a strozzo, elettrici o a segnali sonori sono ancora considerati legali. Ci sono però eccezioni virtuose: il Comune di Milano nel febbraio del 2020 ha approvato un nuovo regolamento in cui viene «vietato l’utilizzo del collare a strozzo, detto anche a scorrimento completo, fatta salva la necessità di utilizzo nei casi di adempimento di un dovere (per es. forze dell’ordine, soccorso)».
Ci sono poi le interpretazioni della legge. Se, infatti, dal punto di vista amministrativo l'acquisto, il possesso e l’utilizzo di un collare elettrico o di altri strumenti coercitivo di questo genere non siano reato in Italia, l'articolo 727 del Codice penale sottolinea che è invece di contro un reato «qualsiasi forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull'integrità psicofisica dell'animale». Nel caso in cui sia possibile dimostrare il maltrattamento dell'animale causato dall'utilizzo del collare, chi lo utilizza rischia quindi una pena da 1.000 a 10.000 euro o addirittura l'arresto. E sempre più giudici italiani, quando casi di questo genere approdano in tribunale, tendono a interpretare la norma in questo senso e a tacciare di maltrattamento l’utilizzo di collari di questo tipo.
Sulla sensibilizzazione di quale sia la strada che spinge alla relazione con il cane, a comprendere davvero perché mette in opera comportamenti che possono risultare "sgraditi" a noi esseri umani e che però non devono essere gestiti con metodi violenti e coercitivi, abbiamo realizzato diversi articoli a partire dal voler diffondere consapevolezza sui diversi metodi o approcci che esistono nel mondo della cinofilia.
Sempre, però, abbiamo sottolineato la nostra totale contrarietà alle tecniche addestrative coercitive e in un video, in particolare, abbiamo sottoposto degli ignari genitori – con la complicità dei figli – a mostrare quanta consapevolezza c'è già in realtà nelle famiglie italiane nel sapere che punizioni fisiche non portano a nulla se non al maltrattamento dei nostri compagni animali e alla perdita di fiducia da parte di questi ultimi nei nostri confronti.