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1 Ottobre 2023
13:00

È vero che alcune specie di uccelli possono imparare a imitare il linguaggio umano?

Molti uccelli sono in grado di imitare il linguaggio umano e tra questi non ci sono solo i pappagalli. Ma come ci riescono? E perché lo fanno?

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Gli uccelli sono gli animali dotati delle più sofisticate e complesse abilità vocali. Sono talmente abili a produrre canti, versi e altre vocalizzazioni anche estremamente complesse, che alcuni possono persino imitare le parole e il linguaggio degli esseri umani. Ci riescono e lo fanno per diverse ragioni, che cambiano anche a seconda delle specie e dell'habitat, e non sono solo quelli in cattività a farlo. Tra i più famosi e conosciuti uccelli parlanti ci sono sicuramente i pappagalli, ma in pochi sanno che esistono molte altre specie un po' meno note – alcune persino insospettabili – in grado di "parlare" come noi. Scopriamole insieme.

Quali sono gli uccelli che "parlano"?

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Un pappagallo cenerino

I pappagalli, ovvero gli uccelli appartenenti all'ordine degli psittaciformi, sono senza dubbio tra gli uccelli più bravi a imitare suoni, rumori e parole umane. Sono tantissime le specie in grado di farlo e alcune possono persino arrivare a imparare a imitare anche circa 2.000 parole. Tra questi ci sono sicuramente le are – come l'ara gialloblù – o i vivaci cacatua australiani, ma anche specie più piccole e un po' meno note, come i parrocchetti, i pappagallini ondulati o le amazzoni sudamaericane. Ma tra i pappagalli senza dubbio più abili e dotati non si può non citare quello cenerino.

Il pappagallo cenerino (Psittacus erithacus) è uno degli uccelli dotati delle più sofisticate abilità cognitive e vocali. Alex è stato forse il pappagallo parlante più famoso della storia, conosciuto soprattutto per gli studi sul linguaggio e la cognizione che ha contribuito a portare avanti. Imparando a parlare, Alex, grazie all'aiuto della scienziata Irene Pepperberg, ha dimostrato di saper comprendere la categorizzazione delle parole come "uguale" e "diverso" oppure "più grande" e "più piccolo". Riusciva anche identificare gli oggetti in base alla forma o al materiale, dimostrando che le sue parole non erano semplicemente ripetute "a pappagallo".

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Anche la ghiadaia è dotata di grandi abilità di imitazione

Oltre ai pappagalli, c'è però un altro gruppo di uccelli – anch'esso particolarmente intelligente – famoso per le sue capacità di imitazione: i corvidi. Diverse specie in questa famiglia possono imitare abbastanza facilmente il linguaggio umano, soprattutto se nate e cresciute in cattività a stretto contatto con la nostra specie. Possono "parlare" gazze, corvi, ghiadaie e cornacchie che però, tuttavia, si limitano spesso a poche e semplici parole.

Ma tra gli uccelli parlanti possiamo trovare anche altri passeriformi, gli uccelli canori per eccellenza. Tra i più noti ci sono per esempio la maina o merlo indiano (Gracula religiosa), un uccello originario delle aree tropicali di India, Sri Lanka, Indonesia e Malaysia e diventato molto comune anche come animale di compagnia. Altrettanto abili e insospettabili, sono anche i suoi parenti europei che tutti conosciamo, ovvero gli storni.

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Di recente anche il gobbo muschiato (Biziura lobata) è entrato nella lista degli uccelli "parlanti"

Anche i comuni storni (Sturnus vulgaris) che oscurano i nostri cieli in città, soprattutto in inverno, possono imitare il linguaggio umano. Del resto, le abilità di imitazione di questa specie sono talmente tanto sofisticate che persino Wolfgang Amadeus Mozart tenne uno storno domestico che aveva imparato a ripetere le melodie che ascoltava. Oltre queste specie, alla lista degli uccelli parlanti vanno sicuramente aggiunti anche le gazze australiane (Gymnorhina tibicen), il mimo poliglotto o tordo beffeggiatore (Mimus polyglottos) e gli uccelli lira (due specie del genere Menura), questi ultimi in grado persino di imitare suoni come raggi laser, pianti di bambini e motoseghe.

Infine, alla lunga lista degli uccelli parlanti si è aggiunta più di recente anche un anatra, il gobbo muschiato (Biziura lobata), un uccello endemico dell'Australia. La scoperta è avvenuta per caso quando Carel ten Cate, durante una delle sue ricerche sull'apprendimento vocale degli uccelli, si è imbattuta in un riferimento di imitazione da parte di un gobbo che riusciva a riprodurre il suono di una porta che sbatte e anche la frase "You bloody foo(l)", che tradotto vuol dire "Maledetto idiota". È riuscita poi a risalire alla fonte della registrazione e a confermare questa curiosa (e maleducata) imitazione.

Come ci riescono?

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Una maina (Gracula religiosa). Foto da Wikimedia Commons

Gli uccelli imitatori sono in grado di riprodurre una gran varietà di suoni, tra cui appunto il linguaggio umano. La capacità di imitazione è innata in alcune specie, mentre in altre è viene acquisita attraverso l'apprendimento. I piccoli di alcuni uccelli imparano infatti a a cantare attraverso l'apprendimento sociale, imitando i loro genitori e gli altri adulti del loro gruppo, ed infatti nel corso delle generazioni varie popolazioni isolate possono sviluppare persino differenti dialetti.

Per poter emettere i suoni noi umani ci affidiamo all'emissione di aria dai polmoni ed alle vibrazioni prodotte dalle corde vocali, modulando infine i suoi con i movimenti della bocca. In mancanza di strutture simili alle corde vocali, gli uccelli invece si affidano ai muscoli e alle membrane della gola, in particolare la siringe, un organo esclusivo degli uccelli situato in una zona dell'apparato respiratorio appena al di sotto della faringe.

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Gazza australiana

Il processo di imitazione del linguaggio umano, come per i canti o i versi di propri simili e altri animali, avviene soprattutto nei primi mesi di vita, quando un uccello ascolto la voce umana. Col tempo, memorizza questo suono e lo riproduce, affinando le sue capacità con la pratica e l'esperienza. Alcune ricerche focalizzate sul canto e apprendimento negli uccelli, hanno dimostrato che il cervello delle specie imitatrici è organizzato in modo simile a quello umano per quanto riguarda l'apprendimento vocale.

La differenza risiederebbe nella loro "grammatica primitiva", che è abbastanza diversa da quella più complessa del linguaggio umano. Tuttavia, questa mancanza viene colmata proprio da una grande capacità mnemonica: alcuni uccelli in cattività molto longevi riescono addirittura a ripetere suoni ascoltati anche una sola volta e a distanza di decenni.

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Uno storno comune

Gli uccelli imitatori utilizzano la loro capacità di imitazione per diversi scopi. Tra cui quelli legati al riconoscimento tra i membri dello stesso gruppo, la territorialità o per tenere lontani i predatori. Le ghiandaie imitano per esempio le poiane e tantissime altre specie che possono incontrare in natura, spaventando così eventuali predatori che si avvicinano al nido. Infine, avere un ampio repertorio di vocalizzazioni e saper imitare tanti suoni e versi, può anche aumentare il successo riproduttivo: in alcune specie le femmine scelgono il propri partner anche in base alle sue abilità di imitazione.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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