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17 Ottobre 2022
14:22

“Dritti al cuore!”: la ricerca dell’Università di Milano sull’endocardiosi mitralica nel Cavalier King Charles Spaniel

Il 98% dei Cavalier King Charles Spaniel sviluppa l'endocardiosi mitrale. L'Università di Milano lancia un crowdfounding per svolgere una ricerca volta a prevedere l'insorgenza e il decorso della patologia.

Cavalier King Charles Spaniel

L'endocardiosi mitralica è una patologia degenerativa che colpisce la maggior parte dei cani di età medio-avanzata. Nel Cavalier King Charles Spaniel, razza nella quale ha un'incidenza particolarmente alta, si può presentare anche in giovane età, a 3-5 anni. In questi soggetti l’endocardiosi mitralica ha un decorso rapido e causa insufficienza cardiaca grave, con comparsa di difficoltà respiratoria, aritmie e fenomeni sincopali.

Un team di ricerca del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell'Università degli Studi di Milano ha deciso quindi di individuare i biomarcatori che possono aiutare a prevedere l'insorgenza e il decorso della patologia. Per ottenere i fondi necessari a realizzare la ricerca, è stata lanciata una campagna di crowdfounding chiamata"Dritti al cuore! Dalla ricerca sul Cavalier King un aiuto per tutti i cani".

I finanziamenti ottenuti entro il prossimo 4 dicembre serviranno per coprire i costi delle procedure di analisi, delle attività di laboratorio e dell'attività clinica, le prestazioni del personale extra e la realizzazione di campagne di divulgazione scientifica.

«Abbiamo scelto di studiare il comportamento dei microRNA nel Cavalier King Charles spaniel, razza nella quale la malattia mitralica è molto frequente. Riteniamo che i risultati ottenuti potranno contribuire alla conoscenza della patologia anche in altre razze, inclusi gli incroci –spiega a Kodami Paola Brambilla, membro del team di ricerca, Professoressa presso l'Università degli Studi di Milano, Docente di Epidemiologia Clinica e Cardiologia del cane e del gatto per la Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica degli Animali d’Affezione – Oggi è disponibile una terapia grazie alla quale, nel soggetto di età medio avanzata, l'endocardiosi mitralica ha un decorso relativamente lento, senza quindi incidere in modo così importante sulla qualità e sulla durata della vita. Tuttavia, l’identificazione della malattia in fase precoce, prima che si sviluppino i sintomi clinici, permetterebbe di intervenire sulla prevenzione e supportare, in maniera efficace gli allevatori per una selezione che tuteli sempre più la salute ed il benessere del cane».

L'incidenza delle patologie cardiache e l'identificazione dei biomarcatori

Nei Cavalier King Charles Spaniel, l'endocardiosi mitralica ha un'incidenza che raggiunge addirittura il 98%. ««In realtà anche altre razze risultano interessate, ad esempio il Bassotto, il Maltese, il Chihuahua ed ovviamente gli incroci di età medio avanzata e di peso inferiore ai 10 kg. La patologia ha, anche in questi casi, una frequenza maggiore al 90%, ma l’esordio si colloca soprattutto oltre una certa età e le attuali terapie consentono al soggetto di “convivere” con l'endocardiosi senza il manifestarsi di una sintomatologia che peggiori sensibilmente la qualità della vita – spiega la ricercatrice – Nel Cavalier King, invece, la componente genetica della malattia è spesso molto forte e ciò, purtroppo, è tra i motivi per i quali il processo degenerativo dell'endocardio mitralico inizia a svilupparsi e a rendersi clinicamente manifesto anche in giovane età».

Nonostante queste fragilità, il Cavalier King Charles Spaniel è piuttosto diffuso in Italia e, secondo quanto riportato da Enci, nel 2021 sono stati circa 2200 i nuovi soggetti iscritti al registro delle razze.

«Abbiamo già reclutato circa 150 Cavalier che vengono sottoposti regolarmente ad una visita cardiologica ed esame ecocardiografico, ma accettiamo volentieri anche altri partecipanti disposti a far parte del nostro studio – spiega Brambilla – In un precedente studio, abbiamo identificato uno specifico miRNA, che si esprime in modo diverso a seconda dello stadio di evoluzione della malattia mitralica e speriamo che la campagna di crowdfunding ci permetta di consolidare i dati ottenuti e di entrare più nel dettaglio della conoscenza della malattia, analizzando un numero maggiore di biomarcatori, in soggetti affetti dalla patologia con stadi diversi di gravità».

Anche Enci si attiva per tutelare la salute dei Cavalier King Charles Spaniel

Il Cavalier King Charles Spaniel, oltre a soffrire frequentemente di patologie genetiche, appartiene alla categoria dei cani brachicefali, ovvero caratterizzati dal muso particolarmente schiacciato, gli occhi grandi e la testa rotonda. Queste razze sviluppano spesso patologie legate all'apparato respiratorio, sintetizzate con la definizione "sindrome brachicefalica", anche detta BOAS (Brachycephalic Airway Obstruction Syndrome), o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori.

Consapevole delle fragilità genetiche del Cavalier King, in questi giorni anche Enci ha dimostrato la propria intenzione di migliorarne le condizioni di salute e ha pubblicato, quindi, un nuovo protocollo destinato agli allevatori, che entrerà in vigore a partire dal 2023.

Ad occuparsi della stesura è stato il Club del Cane da Compagnia, interno all'Enci e presieduto dall'allevatore Pietro Condò. Il consiglio contenuto nell'aggiornamento del protocollo è quello di ripetere con scadenza annuale, a partire dai due anni di età, un'ecocardiografia che valuti il grado di prolasso della valvola mitrale ed eventuali anomalie dei lembi valvolari, come ad esempio ispessimenti o lesioni nodulari.

«Concordiamo con quanto osservato da altri autori che, da un punto di vista dell’evoluzione della patologia mitralica, si possono identificare 3 “tipologie” di soggetti di razza Cavalier King Charles Spaniel. Una in cui si sviluppa precocemente, una seconda, costituita invece da soggetti che mostrano i sintomi a partire dai 7/8 anni e infine un terzo gruppo, in cui la patologia insorge in età medio avanzata e decorre, come in tutte le altre razze, in modo più lento e con una sintomatologia che risponde alle terapie farmacologiche – conclude la ricercatrice – Enci ha preso parte ai nostri incontri e con loro è in atto una collaborazione sul tema. Tutelare il benessere del cane, infatti, significa anche allevare con responsabilità e prestare attenzione alla sua salute ed al suo benessere».

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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