episodio 14

Dobermann, tra leggende e falsi miti: la vera storia del cane da difesa

Nato alla fine del XIX, il Dobermann si è diffuso in tutto il mondo: prima tra le forze dell'ordine, e poi in tante famiglie. Spesso però questa razza, "creata" per la guardia e la difesa, non si conosce abbastanza finendo per alimentare idee errate e falsi miti.

13 Novembre 2023
20:00
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Gli abbiamo amputato le orecchie e la coda. Nei film gli abbiamo rifilato il ruolo del “cattivo”, quando poi, probabilmente, gli unici “cattivi” della situazione siamo proprio noi. In questa puntata di "Che Razza di Storia" vi parleremo del Dobermann, sperando di aiutarvi a capire chi è davvero questo cane, al di là dell’immagine stereotipata che gli abbiamo affibbiato. A proposito di responsabilità, sapete che la razza è nata in tempi relativamente recenti, per volontà di una singola persona? Bene, iniziamo da qui!

Le origini del Dobermann

Fino al 1834 i Dobermann non esistevano, zero. Tutto cambiò proprio quell’anno, quando ad Apolda, in Germania, nacque un certo Friedrich Louis Dobermann. Dobermann non era un cane, ma divenne l’esattore delle tasse e accalappiacani della città. Due lavori che, specialmente a quei tempi, facevano rischiare la vita un giorno sì e l’altro pure. Così, una bella mattina, decise che per lui era arrivato il momento di procurarsi una guardia del corpo personale.

Subito pensò di scegliere un cane: ma non doveva essere un cane qualsiasi, il signor Dobermann ne voleva uno su misura. Visto che già allevava Pinscher, gli venne in mente di partire da lì per “creare” una razza nuova che fosse un mix di coraggio, intelligenza e devozione verso il proprio umano. All’inizio andò avanti per tentativi, facendo accoppiare i Pinscher con altre razze più grosse come lo Stoppelhopser – antenato del Pastore Tedesco– e poi con il Beauceron, il Rottweiler, il Weimaraner, anche il Manchester Terrier e soprattutto: il Greyhound.

Grazie ai vari accoppiamenti tra consanguinei – padri con figlie, fratelli con sorelle, nonne con nipoti, ecc. – alla fine la “creatura” di Dobermann prese forma. Lui però non visse abbastanza per vederla riconosciuta ufficialmente, cosa che avvenne 4 anni dopo la sua morte, nel 1898. Merito fu di Otto Göller, un amico ed estimatore del lavoro di Dobermann, che continuò la selezione per fissare lo standard. Quei cani furono chiamati prima Pinscher di Dobermann, in onore del loro “creatore”, e poi semplicemente Dobermann. Tra l’altro questa è l’unica razza, in Germania, a portare il nome del suo “architetto”.

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Fra le forze armate il Dobermann ebbe un successo clamoroso: fu scelto come supporto dalla polizia sovietica, poi esordì con i tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, svolgendo vari compiti, tra cui, guardia delle munizioni e recupero dei feriti. Infine arrivò Oltreoceano: a Guam, per esempio, si trova una statua dedicata a 25 Dobermann del Corpo dei Marines che morirono in battaglia, durante la Seconda Guerra Mondiale. A proposito, furono proprio gli americani a soprannominarli “Devil dogs” per le orecchie a punta, che ricordavano delle corna.

Malattie genetiche e falsi miti

Visto che le abbiamo nominate, affrontiamo il discorso della mutilazione delle orecchie e della coda. La prima domanda che viene da chiedersi è: ma qual è il senso di fare questa cosa ai cani?

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Per chi non lo sapesse: i Dobermann nascono con la coda lunga e leggermente curva, portata alta, e le orecchie, attaccate alte, sono pendenti e aderenti alle guance. Se cercate un po’ su Internet, la “spiegazione” più gettonata è che amputare le orecchie in quel modo tradizionalmente servisse alle razze usate nei combattimenti, per offrire meno “punti deboli” agli avversari. Stessa cosa per la coda, con l’aggiunta della “scusa” – valida per i cani da caccia – che fosse utile a evitargli di restare impigliati da qualche parte, o ancora a ferirsi con rovi e cose del genere.

Scavando indietro nel tempo, c’è anche un’altra storia: lo scrittore Columella, nel 50 d.C., sosteneva che tagliare la coda ai cuccioli avrebbe estirpato i “vermi” che si annidavano al suo interno, e che erano responsabili della rabbia. Col tempo si è scoperto che quei "vermi" altro non erano che i tendini della coda e che quindi tagliarla non apportava alcun beneficio, anzi.

In conclusione, considerato pure che le lotte tra cani sono illegali da un bel po’, restano solo le ragioni estetiche: in pratica l’amputazione viene fatta per alimentare il mito del “fascino del male”. In Italia tutto ciò è vietato dal 2011: si rischiano multe fino a 30 mila euro e 18 mesi di reclusione in virtù di una normativa firmata dagli Stati Europei nell’87. Pensate però quanto ci abbiamo messo per metterla in pratica! In America invece il taglio di orecchie e coda non solo è ancora ammesso: è scritto proprio nello standard.

A proposito della salute del Dobermann, probabilmente avrete sentito parlare della cosiddetta “maledizione del settimo anno”: si tratta di una leggenda metropolitana, per la quale i cani di questa razza, quando compiono 7 anni… impazziscono! Perché il loro cervello, crescendo più velocemente della scatola cranica, in pratica verrebbe "schiacciato" rendendoli pericolosi e ingestibili. Tutto ciò è assolutamente falso!

Ebbene, è accertato che con l’invecchiamento – tanto negli uomini quanto nei cani – alcune cellule nervose muoiono. Significa che il volume del cervello al massimo tende a diminuire, non ad aumentare. Comunque, ipotizziamo lo stesso che il cervello venga schiacciato dentro la scatola cranica, per esempio, in seguito a un trauma o per un'ischemia, un tumore ecc. In quel caso, potrebbero esserci effettivamente dei disturbi comportamentali. Ma capite bene che questo discorso vale per qualunque razza, non solo per i Dobermann e di sicuro non solo per quelli che hanno compiuto 7 anni.

Poi c'è da dire un'altra cosa, la più importante: il cervello di un cane non cresce in maniera incontrollata e pure se ci fosse una malattia rara che fa crescere senza sosta la materia grigia, l'aggressività sarebbe l'ultimo dei problemi: perché il cane farebbe fatica a muoversi, a mangiare, a respirare.

E quindi, come mai questa “diceria” si è diffusa così tanto? Una delle varie ipotesi, è che sia nata quando ancora non si avevano conoscenze mediche sufficienti, per spiegare una patologia genetica che colpisce questa razza: la sindrome di Wobbler. Parliamo di una malattia, abbastanza comune, che consiste in una compressione dei nervi e del midollo spinale (non del cervello!); il cane cammina in modo scoordinato, fino a manifestare il sintomo tipico della sindrome che è l’andatura barcollante -"wobbler" in inglese significa proprio “traballante”. Possono esserci vari campanelli d’allarme: debolezza degli arti, dolore e rigidità -ovviamente nel caso rivolgetevi a un veterinario. In generale, malgrado la nomea da duro, il Dobermann è soggetto a parecchi problemi di salute: dalla displasia dell’anca e del gomito alle malattie oculari, come la cataratta, fino ad arrivare a condizioni più gravi, come la degenerazione del muscolo cardiaco o cardiomiopatia dilatativa, che colpisce fino al 60% dei cani di questa razza. Tutta colpa dei numerosi incroci tra consanguinei avvenuti in origine, e che alcuni allevatori continuano a praticare ancora oggi.

Chi è davvero il Dobermann?

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Hollywood ha fatto un casino, inculcando nella testa delle persone un'idea pessima dei Dobermann. Si potrebbero fare tanti esempi di come ci è riuscita: il più eclatante è un film che si chiama “La gang dei Doberman”, del 1972, dove la trama è questa: un gruppo di malviventi addestra dei Dobermann feroci per rapinare una banca. E senza andare così indietro, pensate ai Simpson e al signor Burns che quando vuole cacciare qualcuno grida: «Liberate i cani!». Che cani sono? Ma Dobermann, naturalmente e con tanto di orecchie amputate.

In Italia i Dobermann iscritti all’ENCI si aggirano intorno ai 1200, con una netta predominanza di quelli con il mantello nero focato, mentre gli individui marroni focati sono circa 250. Detto questo, ricordate il signor Dobermann, esattore delle tasse, che voleva un cane pronto a tutto per difenderlo? Premesso che ci sono sempre differenze che vanno al di là della razza- il Dobermann in generale è così: ha una fortissima motivazione affiliativa. Vuol dire che nei confronti del suo umano sviluppa un attaccamento quasi ossessivo: lo guarda con i suoi occhioni marroni e, anche quando sembra distratto, non lo perde di vista neanche per un momento, è come un perfetto angelo custode. Di per sé non è né il diavolo né l’acqua santa: è un cane, che merita di essere compreso e non etichettato. Quindi, sicuramente questa razza può risultare impegnativa perché ha una motivazione possessiva spiccata, tende a volere per sé oggetti, persone, e non la prende bene se cercate di rubargli il suo "tessssoro".

Attenzione anche alla motivazione predatoria, che insieme alla reattività alta potrebbe farlo scattare all’inseguimento di ciò che si muove rapidamente. E poi, ha anche una motivazione protettiva e territoriale forte: e grazie, è stato selezionato apposta per la guardia e la difesa! Tutto questo che vuol dire? Che per farlo stare bene, e per vivere in pace con lui, dovrete rispettare le sue esigenze, trovando il giusto compromesso. Per dire, entrano persone in casa che lui non conosce? Introducetele con calma e se lui è nervoso tenetelo in un ambiente separato e tranquillo. Stessa cosa quando uscite, evitate i parchi troppo affollati perché il Dobermann è molto sensibile e reattivo agli stimoli esterni, e può soffrire in mezzo al caos.

Con i bambini la convivenza è possibile, perché come vi dicevo si lega tanto ai suoi umani, insomma alla sua famiglia. Ma i momenti di gioco andrebbero sempre supervisionati -vale per tutti i cani questo, più che altro perché i bambini non sempre hanno il senso del limite. A proposito di giochi, il Dobermann è molto vivace, e insieme potete fare tante attività: passeggiate nella natura, giochi di ricerca, attività sportive, anche fare jogging insieme. L'importante è che non lo lasciate solo, o comunque che non lo facciate per troppo tempo, perché ne soffrirebbe terribilmente. Speriamo di avervi chiarito un po' di dubbi, e che questo video aiuti sia chi ha già un Dobermann come compagno di vita, sia chi pensava di adottarne uno: come al solito vi invitiamo a visitare il rifugio più vicino, perché -con la guida di un educatore cinofilo- potreste davvero cambiare la vita a un cane che non è stato capito e, che per questo, alla prima difficoltà è stato abbandonato.

Video credits

autrice del video: Mara D'Alessandro
supporto scientifico: Luca Spennacchio, Eva Fonti

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