episodio 10

Da segugio “tascabile” a cane di famiglia: la vera storia del Beagle

In passato è stato un segugio "tascabile", modellato per soddisfare le esigenze dei nobili inglesi che si dilettavano con la caccia: oggi il Beagle è diventato un cane di famiglia ma nel suo petto batte ancora il cuore di un piccolo cacciatore.

30 Giugno 2023
20:00
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È un piccolo cacciatore in incognito che vive nelle nostre case. Addirittura, in passato, è stato rimpicciolito così tanto da essere chiamato “Glove Beagle”, letteralmente “Beagle guanto”. Perché ai nobili inglesi piaceva l’idea di un cane tascabile, da impiegare durante la caccia e poi riporre nelle tasche della giacca come un guanto, appunto. In questa nuova puntata di “Che Razza di Storia” a grande richiesta vi faremo conoscere meglio la razza Beagle.

Oggi il Beagle è diventato un cane di famiglia, ma nel suo petto batte ancora il cuore di un segugio; per questo è importante conoscere le sue origini e, soprattutto, la sua personalità. Per non correre il rischio di innamorarsi del suo musetto dolce, e poi ritrovarsi dopo un mese, sull’orlo di una crisi di nervi a chiedersi: “Ma perché il mio Beagle distrugge tutto?”, oppure “Perché quando passeggiamo il mio Beagle scappa e non mi ascolta?”.

Le origini del Beagle

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L’origine del nome Beagle, che in italiano viene tradotto come “Bracchetto”, è antica e misteriosa: si pensa che derivi dal celtico “beag” che significa “piccolo”, oppure dalla parola francese “beugler” che si traduce anche come “urlare”: un riferimento alla spiccata vocalità di questi cani. Il Beagle, come razza moderna, si è sviluppato nell’800, ma i suoi antenati potrebbero risalire al V secolo a.C. Lo storico greco Senofonte, in un trattato sulla caccia, parlava di piccoli segugi usati per stanare le lepri, descritti come un “dono degli dei”, che poi in seguito sarebbero arrivati in Inghilterra insieme ai Romani.

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miniatura miniata, Talbot Shrewsbury Book, British Library

Vedete questo cagnolino tutto bianco? È raffigurato in un dipinto del 1400 alle spalle di un conte inglese, e compare anche in altri quadri dello stesso periodo, come questo qui. Ebbene, la razza si chiamava Talbot ed è stata tra le progenitrici dei Beagle, insieme ad altri segugi di taglia medio-piccola, diffusi in varie zone dell’Inghilterra, come il Southern Hound o Segugio del Sud che vedete in questa illustrazione, o il North Country Beagle, anche detto Beagle della campagna del nord. Tutte queste razze ora sono estinte, ma si somigliavano e avevano determinati tratti in comune: tra cui l’olfatto molto sviluppato, le orecchie lunghe e la punta della coda bianca. Queste tre caratteristiche -che tra l’altro troviamo ancora nel Beagle- non erano affatto casuali, ma li rendevano dei segugi eccezionali. Riguardo all’olfatto, beh, vi dico solo che il Beagle possiede oltre 225 milioni di recettori olfattivi, molti più di noi che in media ne abbiamo tra i 6 e i 12 milioni. Le orecchie lunghe servivano per intrappolare gli odori portandoli più vicino alle narici quando il cane abbassa il capo per annusare il terreno, e infine la punta bianca della coda funzionava come una specie di bandierina segnaletica. Quando il Beagle fiutava abbassava la testa per fiutare le tracce, la coda spiccava tra l’erba alta e permetteva ai cacciatori di individuarlo più facilmente. Attenzione: vi parlo di Beagle perché il termine in sé cominciò a essere usato già dalla fine del ‘400, per riferirsi in generale ai segugi di taglia piccola.

Caratteristiche fisiche e problemi di salute

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Sporting printhounds Merry Beaglers large engrav. 1848

A un certo punto, come vi anticipavo all’inizio, tra i nobili inglesi scoppiò la moda dei Beagle tascabili che raggiunse il suo culmine con la regina Elisabetta I. I Beagle della sovrana furono chiamati “Elizabeth Beagle” in suo onore: oltre a essere piccolissimi, erano conosciuti come “Singing Beagle”, ovvero “Beagle che cantano”. Pare che la regina, quando accoglieva i suoi ospiti, lasciasse i suoi cani liberi di girare e di “esibirsi” in lunghe performance “canore” -per la gioia dei presenti. Questa variante nana non superava i 25 cm di altezza, più o meno come i Chihuahua, e alla fine scomparve da sola perché individui così piccoli erano fragili, si ammalavano e non riuscivano a riprodursi. Apro una parentesi sui Beagle nani: se fate un ricerca su Google scoprirete che su Subito e siti simili ci sono diversi annunci di cuccioli di “Beagle Elizabeth” in vendita. Diffidate assolutamente da questi “allevatori” perché oggi nessun ente riconosce i Beagle miniaturizzati.

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Sindrome del Beagle cinese (MLS), March 2005 Show Beagle Quarterly

Tornando alla storia: quando la caccia alla volpe, che si svolgeva a cavallo, è diventata più popolare di quella alla lepre, che si praticava a piedi, la razza ha vissuto un momento di crisi. Servivano cani più grossi e veloci dei Beagle, come gli Harrier o i Foxhound, in grado di tenere il passo. Fu solo grazie ad alcuni estimatori, come il Reverendo Philip Honeywood, che il Beagle non scomparve negli anni, ma anzi si sviluppò fino a diventare come la conosciamo adesso. Nel 1890 nacque il primo Beagle club al mondo, e quasi contemporaneamente l’ente di cinofilia americano lo riconobbe come razza ufficiale. In Italia invece il Bracchetto è arrivato piuttosto tardi, negli anni 70, ma da allora si è diffuso nelle nostre città, con quasi 2 mila cani attualmente iscritti all’Enci. Piccola curiosità: negli Stati Uniti è molto amato anche grazie al personaggio di Snoopy, che -ebbene sì- è proprio un Beagle. Pensate che l’ente di cinofilia americano lo ha inserito perfino nei suoi registri, come membro onorario, al primo posto tra i cani di questa razza.

Per quanto riguarda i problemi di salute, il Beagle è piuttosto robusto ma come tutti i cani di razza può soffrire di patologie specifiche, come la LMS, conosciuta come Sindrome del Beagle cinese. Un nome curioso per una condizione genetica da non prendere alla leggera: provoca fin dalla nascita problemi alle ossa, occhi a mandorla, e varie malformazioni anche cardiache. Se avete un Beagle lo sapete già, quando si parla di cibo è come un aspirapolvere: ha sempre fame, quindi tende all’obesità. Ma niente paura, basta una dieta bilanciata e la giusta attività fisica.

Un segugio… di famiglia

Passiamo ora al carattere di questo piccoletto: buono in famiglia, allegro, giocherellone, socievole con tutti, a primo impatto è facilissimo innamorarsene. Ma davvero la vita con lui è tutta rose e fiori? La risposta è no. Anzi, diciamo nì, perché fa la differenza sapere a cosa si va incontro. Posto che ogni individuo è diverso dall’altro- in generale, il Beagle è, è stato e sarà sempre un segugio: in lui sono forti la motivazione predatoria -ovviamente- quella perlustrativa e la motivazione cinestesica: significa che ha una grandissima necessità di correre, perdersi dietro agli odori, muoversi -e farà muovere anche voi durante le passeggiate al parco, nel tentativo di stargli dietro. Non è colpa sua se a volte non risponde subito quando lo chiamate: provateci voi ad avere un olfatto come il suo e a restare concentrati. Comunque, a tutto c’è una soluzione, che non è tenerlo chiuso in casa, ma magari usare lunghine e GPS per assecondare i suoi bisogni senza perderlo di vista. Anche perché -se invece li ignorate- lui, con la sua cocciutaggine, non si stancherà di manifestare il suo disagio, distruggendovi tutta casa.

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Un Beagle felice ed equilibrato si presta a mille attività: dalla caccia in muta, cioè in branco, che è ancora molto praticata in Paesi come la Francia, alla ricerca olfattiva. Negli Stati Uniti esiste una “Brigata Beagle”, al servizio del Dipartimento dell'Agricoltura. Questi agenti speciali, grazie al loro super naso, sono in prima linea per prevenire l'importazione accidentale di parassiti e piante pericolose nei bagagli dei viaggiatori che entrano nel territorio americano. Purtroppo i Beagle detengono anche un record davvero triste: sono i cani più utilizzati per la sperimentazione animale. Sempre negli Stati Uniti, ogni anno vengono usati fino a 65.000 Beagle per test medici, cosmetici, di bellezza o altri test chimici. Sono cani allevati appositamente, che vivono la loro vita in una gabbia. La legge italiana limita fortemente l’utilizzo di cani concedendo l'autorizzazione solo in casi specifici, ma sono ancora tanti gli istituti che li utilizzano: parliamo di circa 600 cani ogni anno. Perché proprio il Beagle? Sul suo sito, la LAV spiega che è per il loro buon carattere, la buona salute, e per il loro pelo corto agevole per le iniezioni. Non ci dilunghiamo su questo argomento  ma cogliamo l'occasione per sottolineare quanto siano importanti le adozioni: sia dei Beagle che finiscono nei canili perché abbandonati, ma anche dei cani usati per le sperimentazioni che, alla fine dei test, possono essere adottati dalle famiglie che ne fanno richiesta -come stabilito da un decreto pubblicato il 28 marzo 2022. Per questo vi invitiamo a cercare il canile o il rifugio più vicino a voi; con l’aiuto degli educatori cinofili, potrete fare una scelta consapevole in grado di cambiarvi la vita e, soprattutto, di cambiare il destino di un cane che altrimenti sarebbe segnato.

Video credits

Autrice del video: Mara D'Alessandro

Supporto scientifico: Luca Spennacchio

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