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28 Agosto 2021
18:00

Così l’urbanizzazione sta influendo negativamente sugli uccelli in India

Un nuovo studio condotto India sugli uccelli delle aree rurali conferma che l'urbanizzazione sempre più crescente rappresenta uno dei principali fattori di minaccia per la biodiversità. Le città si comportano come dei filtri favorendo poche specie ed escludendone altre. Questa omogeneizza causerà anche gravi danni alla sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo che dipendono dai servizi offerti dalle comunità biologiche.

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La crescita della popolazione umana e il conseguente aumento dell'urbanizzazione sono tra le cause più drammatiche di consumo di suolo nel mondo, che sta avanzando a ritmi esorbitanti mettendo sempre più rischio la biodiversità e la salute degli ecosistemi. Se in Europa e in generale in Occidente questo fenomeno è stato ampiamente studiato, ancora pochi studi sono stati effettuati nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, dove le città stanno crescendo e cresceranno sempre più velocemente.

Un gruppo di ricerca delle università tedesche di Göttingen e Hohenheim, in collaborazione con l'Università di Scienze Agrarie di Bangalore in India, ha studiato quali effetti sta avendo l'urbanizzazione sulle comunità di uccelli nei terreni agricoli nei dintorni di Bangalore, una metropoli a sud dell'India che ospita circa 10 milioni di abitanti. I ricercatori hanno scoperto che l'avanzamento dell'urbanizzazione e il cambiamento nell'uso del suolo riduce e omogeneizza le comunità di uccelli, favorendone poche ed estromettendone molte, soprattutto gli insettivori, fondamentali per gli ecosistemi e per l'agricoltura. Il risultati di questo studio sono pubblicati sulla rivista Global Change Biology.

L'urbanizzazione agisce come un filtro

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Cornacchia delle case (Corvus spendens), una delle specie generaliste che meglio si adatta in ambiente urbano

Gli ornitologi hanno studiato per un anno la composizione dell'avifauna e le funzioni ecosistemiche che questa svolge in 36 aree agricole distribuite lungo un gradiente di urbanizzazione continuo a partire da Bangalore. I dati relativi alla presenza e alla distribuzione delle 126 specie studiate sono stati poi incrociati con l'intensità dell'urbanizzazione rilevata grazie alle immagini satellitari. Analizzando i dati attraverso elaborazioni statistiche hanno visto poi come cambiava la comunità ornitica man mano che crescevano i livelli di urbanizzazione.

Dai risultati è emerso che lo sviluppo della città si comporta come un vero e proprio filtro, favorendo un sottoinsieme di uccelli generalisti tutti con le stesse caratteristiche e "escludendone" altri, impoverendo così la diversità dei sistemi rurali. A prosperare e ad adattarsi bene alla vita in città sono sempre le stesse specie, soprattutto piccioni e corvidi, mentre le specie con esigenze ecologiche più elevate, come gli insettivori, vengono quasi completamente estromesse. Questo dato abbastanza prevedibile è però piuttosto preoccupante, non solo per la conservazione della biodiversità ma anche per i servizi che questa offre al sostentamento delle popolazioni umane.

Le conseguenze sui servizi ecosistemici

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Iora comune (Aegithina tiphia), un uccello insettivoro che risente dell’avanzata dell’urbanizzazione

Secondo i ricercatori l'omogeneizzazione delle comunità di uccelli, causata dall'avanzata dell'urbanizzazione, metterà in serio rischio le importanti funzioni che le specie escluse offrono gratuitamente agli agroecosistemi. Gli uccelli insettivori ricoprono infatti un ruolo fondamentale nel controllo numerico sugli insetti e gli altri invertebrati parassiti delle coltivazioni e la loro scomparsa causerà quindi grossi danni alla resilienza di questi ecosistemi, compromettendo quindi la resa dell'agricoltura e la produzione alimentare.

L'avanzamento dell'urbanizzazione si conferma quindi una delle cause principali della perdita biodiversità, ma rappresenta anche un importante fattore di minaccia per la resa degli ecosistemi. Considerando che la sicurezza alimentare della maggior parte dei paesi a Sud del mondo dipende ancora largamente dagli agroecosistemi e dai servizi offerti dalle comunità biologiche, i risultati emersi da questo studio sono ancora più allarmanti e dovrebbero far aumentare di molto il livello di attenzione.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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