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16 Marzo 2023
17:18

Compaiono a Pesaro i “borsellini delle sirene”. L’esperto: «Non bisogna rimuoverli»

Sulle spiagge di Pesaro sono state ritrovati moltissimi "borsellini delle sirene": cosa sono ed è normale trovarli in questo periodo dell'anno? Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Bottaro, biologo marino e ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.

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«Il nome "borsellino della sirena" è molto romantico, ma un altro nome con cui è conosciuto è "piccolo diavolo"». Queste le parole con cui Massimiliano Bottaro, biologo marino e ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, commenta a Kodami le numerose ooteche di razza apparse sulle spiagge di Pesaro negli ultimi giorni.

«È un fenomeno naturale estremamente comune in questo periodo e può essere anche un segnale confortante – continua l'esperto – Vuol dire che l'Adriatico, un mare ad alta biodiversità, è ricco di questi animali». Dunque, come spiega Massimiliano Bottaro quelle che gli abitanti di Pesaro hanno iniziato a trovare sulle spiagge non sono anomali prodotti del mare, né tantomeno rifiuti da gettare, bensì ooteche.

Cosa sono i "borsellini delle sirene"

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Queste strutture sono prodotte da animali marini come squali o razze e contengono le loro uova. La sacca contiene sempre un solo uovo fertilizzato e la gestazione dei pesci può variare da 6 a 12 mesi, ma può essere anche più lunga se le sacche vengono deposte in acque fredde. Le loro dimensioni possono variare molto a seconda della specie e sono estremamente riconoscibili per via dei piccoli filamenti agli angoli, proprio come spiega il biologo marino: «Per questo motivo sono chiamati piccoli diavoli, perché le appendici ai lati ricordano delle piccole corna. Queste servono per ancorarsi quando sono sulla sabbia o sulle alghe, si impigliano sul substrato per stare ferme».

Un fenomeno naturale, dunque, il cui nome probabilmente deriva dal fatto che a volte possono essere trovati vuoti, proprio come una sacca, e l'immaginazione potrebbe portare a pensare che una qualche creatura misteriosa in mare potrebbe riporvi i suoi averi all'interno. Al di là dell'etimologia parliamo quindi di un tesoro naturale, che andrebbe apprezzato e, con le giuste conoscenze, anche valorizzato. Ogni anno, infatti, troviamo queste ooteche sulle nostre spiagge e per chi è già sensibile al tema la preoccupazione principale è una sola: è normale trovarle così presto a marzo? Stiamo assistendo a un altro effetto del cambiamento climatico?

I "borsellini delle sirene" sono influenzati dal cambiamento climatico?

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Raja brachyura. Foto di Hans Hillewaert via Wikimedia Commons

«Innanzitutto bisognerebbe saper meglio la specie che le ha prodotte – risponde Massimiliano Bottaro – Conoscendo la specie si possono comprendere meglio le informazioni sul loro ciclo riproduttivo e capire se effettivamente si trovano in anticipo rispetto ai tempi. I raiformi, l'ordine di pesci cartilaginei di cui fanno parte le razze, hanno un ciclo riproduttivo molto ampio per cui difficilmente possiamo dire che sono fuori stagione. Inoltre bisogna aggiungere che negli ultimi giorni ci sono state violente mareggiate che potrebbero aver portato a riva le uova».

«Più che un segno del cambiamento climatico – continua il biologo – Bisognerebbe leggerlo come un indice di presenza di questi animali nell'Adriatico. In particolare ci sono diverse specie alle quali potrebbero appartenere quelle uova tra cui la razza stellata (Raja asterias) e la razza ocellata (Raja miraletus), chiamata così per via di 2 grandi macchie rotonde bordate di blu e arancione sulle pinne pettorali. Di specie di razze nei nostri mari, però ce ne sono molte altre e spesso si distribuiscono a seconda della profondità. Ad esempio, in Adriatico ce ne sono diverse che amano i fondali bassi e infatti la profondità massima che può raggiungere è quasi 100 metri».

In ogni caso, per fugare definitivamente ogni dubbio sulla questione borsellini delle sirene e cambiamento climatico Massimiliano Bottaro spiega che bisognerebbe approfondire questo fenomeno ecologico anche dal punto di vista storico: «Una cosa che spesso fa l'uomo moderno è pensare che il mondo anticamente fosse molto simile a quello di 15 o 20 anni fa e che ogni alterazione di quello stato possa essere legata a un impatto antropico. Per definirlo veramente bisogna effettivamente vedere come i ritrovamenti delle ooteche sono variati nel corso degli ultimi secoli, se si sono mantenuti costanti o sono comparsi ad anni alterni, ad esempio».

Per riuscire a comprendere meglio l'effetto delle nostre azioni sugli organismi viventi, dunque, è necessario approfondire come si presentano negli anni, andando indietro nel tempo per delineare schemi ciclici che possono spiegare cose che a noi sembrano anomale. Un esempio calzante a tal proposito lo fa proprio Massimiliano Bottaro, prendendo in esame l'andamento ciclico dei fenomeni naturali che, per certi versi, somiglia molto a quello di alcuni eventi biologici: «Un esempio di facile comprensione è possibile farlo pendendo in esame l'aumento delle temperature in tutto il globo. È indiscutibile che stia accadendo, ci sono molti studi a riguardo, ma diversi scienziati correlano il riscaldamento globale solo con l'attività antropica. Una correlazione a senso unico in questo modo, però, è errata: è vero che l'attività umana contribuisce, ma una parte è sicuramente dovuto a un aumento naturale».

«Un altro esempio è possibile farlo con i terremoti – spiega ancora l'esperto – Ci sono mappe sismiche per rilevarli in tutto il mondo l'andamento dei terremoti e soprattutto si tiene sempre un registro con le date degli avvenimenti. L'approccio che gli ecologi dovrebbero essere, in questo frangente, simile a quello dei geologi: si dovrebbero studiare antichi registri di secoli fa per comprendere se fenomeni simili sono apparsi prima d'ora, integrando i dati moderni per avere una visione di insieme».

Cosa fare se si trovano i "borsellini delle sirene" in spiaggia?

Pensare a delle uova lasciate al sole sulla spiaggia potrebbe suscitare subito una certa dose di preoccupazione, ma non sono necessariamente in pericolo. «Non è detto che muoiano sulla spiaggia, possono resistere diverso tempo – conclude Bottaro – È possibile che all'interno di queste sacche ci siano animali ancora vivi per cui se le gettassimo potremmo contribuire alla loro mortalità. Quello che possiamo fare è lasciarle lì dove sono o persino rimetterle in acqua. Specialmente quelle particolarmente gonfie potrebbero contenere un embrione ancora vivo, per cui è fondamentale non rimuovere i borsellini delle sirene dalle spiagge».

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